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La ragnatela dei mercati
I mercati possono essere rappresentati come una grande ragnatela .
A tesserla sono quelli che vengono definiti i “giganti della
finanza”: banche, i grandi fondi e le agenzie di rating.
I big non
solo muovono da soli e per conto di terzi masse enormi di denaro, ma
con i loro report influenzano gli altri.
L’infografica mostra la ragnatela dei mercati e i maggiori investitori che la tessono:

Le banche, le cosiddette “too big to fail”, non solo hanno attivi totali giganteschi ma svolgono anche attività intrecciate facendo girare somme enormi di denaro. Mckinsey posiziona Barclays e JP Morgan tra i primi 10 più grandi investitori del mondo. Contemporaneamente le stesse banche gestiscono i soldi propri, investendoli sul mercato. Inoltre, svolgono anche il servizio di broker, intermediando per conto di clienti le compravendite di azioni, bond o derivati. Questo non permette loro di determinare i prezzi direttamente, ma di influire sullo spread.
Infine, svolgono attività di prestito di titoli.
Tra i grandi fondi BlackRock è il maggiore: oltre ad avere in gestione 3.513 miliardi di dollari, il colosso vende a 200 investitori in tutto il mondo il suo software di gestione dei rischi. Indirettamente questo software potrebbe influenzare 9.500 miliardi di dollari.
I grandi fondi e le banche pubblicano studi sugli Stati, report che essendo prodotti dai big della finanza producono effetti tangibili.Le agenzie di rating, o i signori delle pagelle, non investono e non muovono denaro ma con i loro giudizi influenzano le decisioni di milioni di investitori. Perché avviene: tanti fondi sono vincolati, nei loro investimenti, dai rating. Annachiara Marcandilli, managing director di Cambridge Associates, racconta:”Molti fondi hanno nei documenti costitutivi l’imperativo di tenere titoli valutati Tripla A. Quando Standard & Poor’s ha declassato gli Stati Uniti, tanti hanno dovuto adeguare gli statuti per non essere costretti a vendere T-Bond”.
Tutti questi soggetti sono in gran parte intrecciati da legami azionari l’uno all’altro.Fonte: Il Sole 24 Ore
Dott. Fabio Troglia
fabio.troglia@gmail.com
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