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Il problema non è nuovo: già con Adobe Flash era successa la stessa cosa. Tutti i siti e gli sviluppatori principali l'hanno adottato come standard, e chi vuole vedere i filmati su youtube o le animazioni delle pubblicità e, spesso, persino usare un conto on line con la propria banca, deve chinare il capo alla grande Adobe e utilizzare Flashplayer. Persino noi, seguaci del software open source, affetti da dipendenza da licenza GNU-GPL, adepti del freeware e della libertà della rete, lo abbiamo fatto, e abbiamo sperato di non dover ripetere l'esperienza. Invece, siccome evidentemente a Microsoft non è mai andato giù questo vantaggio di Adobe, ecco che salta fuori Silverlight, la luce argentata che fa concorrenza al lampo (flash). Entrambi questi prodotti sono sì gratuiti, ma naturalmente, neanche a pensarlo, la licenza non è open source ed è soggetta a limitazioni commerciali. Si dirà: "certo, chi produce software ha il diritto di guadagnarci!" È vero, ma perché devo essere costretto a usarlo?
La questione di fondo è che un software open source può essere migliorato ed adattato ai diversi bisogni o alle varie piattaforme da chiunque abbia un po' di competenze, mentre il software "proprietario", del quale il "codice sorgente" (source code) non viene reso pubblico ed è soggetto a copyright, resta legato alle esigenze commerciali.
Per le piattaforme Unix-Linux, Microsoft, bontà sua, ha consentito a Novell (società informatica che cura una distribuzione Linux detta Suse o OpenSuse) di sfruttare il codice (accordo tra Microsoft e Novell) e qualche altro segretuccio e sviluppare Moonlight, che dovrebbe fare le veci di Silverlight. E invece che succede? Che non è completa, può funzionare solo su Firefox e non su altri browser e funziona pure male: il browser si "pianta", o, se preferite, va in crash. L'accordo prevede che vi siano importanti sviluppi a breve; nel frattempo...
Lasciamo perdere il tormentone di Microsoft che non perde occasione per rendersi indispensabile, ma... la nostra amata RAI, "di tutto, di più", potrebbe aver maggior cura dei propri utenti.
Grazie, dunque, alla RAI. Farò a meno del suo sito web.
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