Prima di lui ero universalmente considerata una persona paziente.
Con lui ho scoperto il mio lato oscuro, quello della rabbia, e quello zen, di contare fino a 12milioni per farmi passare il nervoso.
Poichè non riconosco questo lato del carattere come mio, tendo a dare la colpa alla premenopausa, quando tutti gli ormoni fanno un po' quello che vogliono, a una carenza cronica di magnesio e alle congiunture astrali negative. Non ha senso che mi innervosisca così, deve esserci una causa esterna.
Cerco allora di darmi regole ferree, per non sbottare a vanvera: cambio stanza se mi sento troppo nervosa, cambio oggetto della mia attenzione, respiro, mi ripeto che ha solo due anni e non può avere tutto questo potere. Di solito funziona.
Ho trovato anche questo articolo, sul portale Nostrofiglio.
Le 8 regole per rimproverare un bambino.
Le trovo sensate, per lo più, alcune già le attuo, ad altre non avevo proprio pensato.
1) Descrivere i fatti separati dalle emozioni. Per esempio: "Hai buttato per terra il piatto e il pavimento adesso è un paciugo di sugo". Io qui tendo più a un "guarda cosa hai fatto, un disastro" va da sè che lui non comprende assolutamente niente e ride.
2) Descrivere quello che proviamo. "Quando butti a terra il piatto, mi fai veramente arrabbiare". Sì, qui ci sono. Forse dovrei soffermarmi di più sul senso di essere arrabbiati.
3) Dirgli che sappiamo ciò che prova. "Capisco che non vuoi mangiare più". che poi sarà vero? Secondo me vuole osservare quali infinite direzioni sa prendere la pastina e come sia in grado di scindersi dal formaggino e dal pomodoro in molecole che si fondono con il pavimento stesso. Cigolino è scienziato dentro.
Spiegare la regola infranta: "Ti ho già spiegato che non si lancia il piatto per terra".
4) Spiegargli le conseguenze del suo comportamento: "Se continui a rovesciare piatti per terra, dovremo mangiare per terra".Che potrebbe anche piacergli, non so se mi conviene.
5) Fare una pausa. Serve a noi per far sbollire la rabbia e per osservare le reazioni del bambino. A lui per meditare un momento su quanto accaduto.
6) Sottolineare quello che sa fare.Per evitare opposizioni, sottolineiamo sempre quello che il bambino sa, piuttosto che puntare l’indice su ciò che non ha ancora imparato "sai stare così tranquillo quando fai il bagnetto ..." O quando dormi (vale come esempio?)
7) Proporre un'alternativa. Anzichè negare la possibilità di agire in un certo modo, dare un'alternativa concreta: "vuoi rovesciare il piatto? dai riempiamolo d'acqua e rovesciamolo nelle piante. Sei arrabbiato e vuoi sfogarti? facciamo la lotta con i cuscini" e cose così. Questo, secondo me, è un punto un po' debole per i bimbi piccoli, che certamente vorranno sia rovesciare la pastina sul pavimento, sia l'acqua nelle piante, sia prendere a botte il cuscino. E possibilmente anche la mamma.
8) Dirgli che abbiamo fiducia in lui. "So che hai capito e non lo farai più". Questo è il momento in cui Cigolino scoppia a ridere, mi dice ciaooo e se ne va. E io resto lì, insieme al mio tentativo di stabilire un clima di fiducia e serenità, con la consapevolezza che il lavoro di genitore mette a dura prova ogni singola cellula.
Tutta questa ramanzina, così ben articolata e sensata, non deve durare più di 1 minuto. Pausa compresa.
Se il pargolo, un attimo dopo, rifà ciò che tanto ci aveva fatto arrabbiare non è previsto abbandonare la casa, chiudersi nel box per urlare in santa pace e neppure mangiare un'intera scatola di cioccolatini per dare un senso alla nostra giornata. Con calma, ripetere dal punto 1) all'8), in 60 secondi, in letizia e armonia.
Funzionerà?
PS. GRRRRRRRRRRRRRRRRRR.
Occorre molta pazienza per impararla. Stanisław Jerzy Lec, Pensieri spettinati, 1957