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La rassegnazione

Creato il 14 maggio 2010 da Renzomazzetti

LA RASSEGNAZIONELa rassegnazione viene definita una disposizione d’animo conformata all’altrui volontà o/e ad una forza ineluttabile; è evidente che il riferimento non è a quella logica rassegnazione per cui si accetta ciò che non può essere evitato come la morte, ma allo spirito di passività, di supina acquiescenza di fronte alle situazioni sfavorevoli. Questa disposizione d’animo si collega al preconcetto in base al quale il destino, da che mondo è mondo, dà il bene a pochi e il male ai più. Si dice che in questo mondo siamo di passaggio e che la nostra meta eterna è al di là. Nella permanenza breve su questa Terra dobbiamo fare il possibile per guadagnare l’eternità nel Paradiso. Vivere gioiosamente, contentarci di poco, nei disagi, rassegnarci di fronte alle avversità, superare le prove con fede. Passa più facilmente un cammello nella cruna dell’ago che un ricco in Paradiso… così lo spirito della rassegnazione è consolatorio nella considerazione che è bene accontentarsi anche di un proprio misero stato sociale perché i poveri starebbero male sulla Terra e bene in Cielo. Ma lo spirito di rassegnazione avvilisce e nega il diritto di agire in proprio vantaggio. La rassegnazione scuote sconsolata la testa: Così è sempre stato e così sempre sarà. Questo stato d’animo fa il gioco della potente ricchezza e della cultura dei pochi che hanno come presupposto inevitabile la miseria, la servitù, l’ignoranza dei molti.

SENZA TITOLO

La società recidiva

senza occhi

senza voce

senza orecchie

reprime immensità di nuova vita

in metafore di vista, di urli, di udito.

La compagine povera che soffre

percepisce ciò che nessun potente

potrà mai imitare o soffocare.

Una nuova èra avanza

nell’aria e nel sangue

già volteggia e pulsa.

Nel sapere di chi non sa

l’alba e il tramonto

è ancora alba e tramonto.

Ma se il tramonto

si chiamasse alba?

E se l’alba

si chiamasse tramonto?

E se la morte della ricchezza

si chiamasse vita?

-Renzo Mazzetti, Orizzonti, Libroitaliano, Ragusa 2001

 


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COMMENTI (1)

Da renzomazzetti
Inviato il 14 maggio a 12:45
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I ricchi e il cammello. Nell’articolo viene riportato il famoso detto evangelico che è più facile che un cammello passi attraverso la cruna di un ago che un ricco possa accedere al regno dei cieli. Questa è una inesattezza perché la dizione autentica suona così:… è più facile che una gòmena… Ma come si spiega questa confusione tra un cammello e il grosso canapo che si usa in marina? Tutto è dovuto ad un aspetto filologico; in greco antico, gòmena si dice: càmilos; un errore del testo sostituì alla i una e ed ecco come apparve il cammello: càmelos infatti vuol dire cammello.