Una riflessione sulla storia del denaro porta infine a costatare che il bene fisico, di cui abbiamo bisogno (a partire dallo stesso cibo nel momento in cui non disponiamo più di terra sufficiente intorno alla nostra abitazione per produrlo), viene acquistato da un altro bene, quale il denaro. La sua fisicità però è tutt’altro che reale nonostante che possiamo toccarlo, in quanto quello che è nato originalmente come uno scambio di merci e poi si è trasformato in uno scambio merce con un pezzo di metallo pregiato, via via è diventato insostenibile per la sempre crescente quantità di denaro in circolazione. Originalmente, le monete rappresentava sulle loro facce esattamente il valore materico che avevano. Ma con un commercio sempre più intenso anche a grande distanze, trasferire il valore del denaro monetario su carta aveva più di un vantaggio: il peso ridottissimo in confronto a grande quantità di monete e quindi anche una maggiore capacità di passare inosservato lungo le strade di viaggio. Quindi, la ingegnosa invenzione fiorentina della lettera di credito e il cambiale ha trasferito lo scambio reale di oggetti fisici nel mondo della fiducia. E la fiducia, se vogliamo, è tutta virtuale dato che si basa su parole, intenzioni senza una corrispondenza materiale. Ma a fronte di questa “virtualizzazione” del denaro la gente non si fidava troppo e chiedeva la possibilità di poter scambiare ad ogni momento la carta in monete vere. Di fronte ad una quantità di denaro in carta era pertanto depositato la stessa quantità di denaro in monete.
Oggi abbiamo perso completamente il senso della virtualità che circonda il denaro. E’ il processo si è ulteriormente spinto nella direzione che pure a fronte dei pezzi di carta, sui quali è stampato 50 euro o 500 Euro, senza alcuna differenza di valore materico per le stesse banconote, non ci sono più depositi bancarie e statali che garantiscono uno scambio diretto con qualcosa di “fisico”. Ragione sufficiente per capire le repentine crisi finanziari: a fronte di un equilibrio così fragile di un economia virtuale, che si basa sui “numeri”, non esistono oggetti di valore equivalente.Entrando nel supermercato, si carica il carrello con tutti i bene necessari per la vita biologica. Pertanto non possono essere “virtuali”, non posso ingoiare un sogno. Ma lo scambio è con qualcosa che la cassiera non può mordere e mangiare. Da questa disparità si è passato ad un ulteriore snaturamento dello scambio: il pagamento senza contanti. Quindi a fronte di un pezzo di plastica con microchip , che registra una transazione di una cifra virtuale da un conto corrente ad un altro conto corrente, il cliente è autorizzato a portare via un carrello di merce. Un furto autorizzato, insomma.