Le consuetudini di un single, del resto, vengono definite elegantemente tali all’inizio, in verità nel tempo diventano quasi sempre irrinunciabili manie da zitello. L’uomo che vive, dorme, mangia e si lava da solo si sorprende entrare nei bagni dell’ufficio già con i calzoni abbassati, aprire la porta al postino con la maglietta lunga ma senza mutande sotto, divorare un panino sbriciolando tra la cucina e il salotto, ricorrere alla masturbazione in fase depressiva piuttosto che di eccitazione. Le confessioni di questo libro sono dirette, profonde, reali al di là dei numeri e degli aneddoti. Sono un romanzo vivo della nostra vita. Arrivare in fondo nella lettura come probabilmente è stato nella sua stesura, non significa necessariamente scoprire se il tormento sia rimasto irrisolto o abbia avuto un epilogo, felice o drammatico che fosse. Significa aver attraversato un’esistenza dei giorni nostri, tra sorrisi, amarezze, luoghi squallidi e oscuri o abbaglianti luci effimere. La felicità è un’altra cosa, non c’è dubbio, ma è altrettanto vero che la si trova difficilmente anche nei rapporti stabili. Ed è la comparazione tra le due ipotesi ad esaltare le emozioni di questo libro".
Luca Serafini (Giornalista e scrittore)Magazine Editoria e Stampa
"Le copertine dei libri cominciano da subito a parlarci di loro, quella di “Astenersi perditempo” è una tra le più significative e azzeccate tra quelle che ricordiamo in tempi recenti. Parla di sesso, disordinato, istintivo, animale. Parla di una compensazione, fisica prima che sentimentale. Certo, succede anche con la fidanzata o con la moglie o con l’amante, spogliarsi pezzo per pezzo dall’ingresso al salotto finendo a letto o sulla lavatrice, ma la foto di questo libro è schiacciata dal testo di un’inserzione. E dunque, spiega già tutto. Racconta la storia di un uomo ferito che gioca al chiodo schiaccia chiodo, senza voler più perdere tempo, quindi si rivolge a siti, chat, all’opportunità di trasformare in sesso dal vivo il sesso on-line. Non è vero, confessa mano a mano che scrive la sua storia, che il protagonista non voglia più perdere tempo: sono le professioniste che ne hanno poco e lo vogliono monetizzare. Lui, semplicemente, non vuole più perdere energie, vuole evitare la sofferenza di un’altra sconfitta, una nuova cicatrice sul cuore. Le cifre sono sconcertanti: 700 appuntamenti al buio in 15 anni, una cinquantina l’anno, praticamente uno la settimana. Un ritmo regolare che pare scandire un’ossessione compulsiva più che una ricerca, un appetito famelico più che una necessità.