La recensione del mese – Aprile 2013

Da Strawberry @SabyFrag

Salve fragolosi!

Questo mese la recensione sarà dedicata a un libro comprato a dicembre a Milano con una cara amica, una sorta di auto-regalo di Natale, un libro che però è uscito in Italia lo scorso anno e due inverni fa in Spagna. Un libro che in realtà aspettavo dal lontano (?) 2009, quando durante le vacanze di Natale (i cicli e ricicli della vita) terminai di leggere Il gioco dell’angelo, secondo libro di una saga cominciata anni prima con L’ombra del vento, amore a priva vista. Insomma oggi vi parlo del terzo libro del ciclo dedicato al Cimitero dei libri dimenticati: Il prigioniero del cielo di Carlos Ruiz Zafón.

 

Titolo: Il prigioniero del cielo (originale: El prisionero del cielo)

Autore: Carlos Ruiz Zafón

Traduttore: B. Arpaia

Editore: Mondadori

Anno: 2012

Pagine: 349

 

 

 

 

Barcellona, dicembre 1957
Quell’anno, prima di natale, ci toccarono soltanto giorni plumbei e ammantati di brina. Una penombra azzurrata avvolgeva la città e la gente camminava in fretta coperta fino alle orecchie, disegnando con il fiato veli di vapore nell’aria gelida. Erano pochi coloro che in quei giorni si fermavano a guardare la vetrina di Sempere e Figli, e ancora meno quelli che si avventuravano a entrare per chiedere di quel libro sperduto che li aveva aspettati per tutta la vita, e la cui vendita, poesie a parte, avrebbe contribuito a rappezzare le precarie finanze della libreria.

E’ bastata quell’intestazione “Barcellona, dicembre 1957” per tuffarmi ancora una volta nell’incanto del Barrio Gotico, quel quartiere intricato di vie e viottoli nascosti ai più, ricco di fascino e mistero, in cui tutto sembra possibile, dove un ragazzo di nome Daniel anni prima ha trovato un libro e un autore dannati, un cimitero che custodisce la letteratura mondiale, un amico fidato con un nome da un torero e l’amore della sua vita. E poi una città che si snoda sotto i tuoi occhi fino ad arrivare alle case residenziali del Tibidabo dove vissero Julian Carax e David Martín, quel temibile carcere, le cui pareti potrebbero raccontare eventi terribili, che fu il castello di Montjuic, dove molte verità su Fermín, David Martín, Il gioco dell’angelo e la stessa famiglia di Daniel sono racchiuse, e infine il mitico Cimitero dei Libri Dimenticati, che è il sogno proibito di chiunque si dichiari amante della lettura, della letteratura e dei libri, nonché il cuore pulsante dell’avventura cominciata con L’ombra del vento. La magia più grande ed evidente che l’autore catalano regala ai suoi lettori è proprio questo: la capacità di far sentire a chi legge le sue storie il respiro di una città che si muove e commuove, inganna ma difende, punisce ma sa essere misericordiosa. La Barcellona di Carlos Ruiz Zafón è un’entità viva e pulsante e il suo stile e le sue parole riescono a portare questa linfa vitale fino a noi.

Dopo L’ombra del vento, David Sempre torna ancora una volta a raccontarci il suo mondo. La libreria Sempere&Hijo, la sua amata Bea, ora sua moglie e madre del piccolo Julian, chiamato con lo stesso nome di Carax (ovvero l’autore del libro L’ombra del vento, il libro che un undicenne Daniel sceglie di custodire nel Cimitero dei Libi Dimenticati), e il picaresco Fermín Romero de Torres, che in questo terzo romanzo perde parte del suo folklore per raccontarci una storia, quella del suo passato, dolorosa e struggente, tornata in superficie per mano di un personaggio misterioso e inquietante comparso nella libreria Sempere alla sua ricerca. Si ritorna indietro nel tempo con Il prigioniero del cielo, al periodo oscuro e difficile della Guerra civile e di quelle carceri spagnole in cui soffrivano e morivano migliaia di persone la cui unica colpa era credere in qualcosa che non fosse Franco e il suo regime. Ed è nel castello di Montjuic, allora carcere politico, che Fermín incontra David Martín. Una storia che porta con sé molte ferite che il tempo non ha ancora saputo sanare, in particolare la verità su Isabella Sempere, madre di Daniel.

Sono contenta Zafón sia tornato a parlare, anche se solo in parte, della mamma di Daniel. Isabella, fin dalla sua comparsa nel Gioco dell’angelo, mi era subito apparsa una donna intelligente, forte e determinata. Una giovane donna che avrei tanto voluto conoscere. La sua storia si intreccia con quella di molti altri personaggi che costellano l’universo di Daniel e creano una rete in cui il protagonista si evolve, cresce e trova non solo il senso ma anche la giustificazione della sua vita. Le rivelazioni di Fermin porteranno Daniel a confrontarsi con una realtà ben diversa da quella in cui aveva vissuto fino ad allora, un dolore vecchio che torna prepotente nella sua vita e finisce per cambiarlo nel profondo del suo essere. Il Prigioniero del cielo non ha un vero e proprio finale, ma lascia un’avventura, cominciata anni prima, aperta a mille possibili sviluppi, mentre un pericolo nuovo sembra stia per arrivare. Zafón, siamo certi, saprà raccontare quest’ultimo capitolo con la bravura che finora ha dimostrato.

Non sempre i libri vanno criticati e analizzati meticolosamente. Non sempre assegniamo loro un voto in base alla qualità della prosa o alla originalità stilistica e poetica. I libri che giudico per me preziosi, i più cari alla mia memoria di lettrice, sono quelli capaci di emozionarmi e trasportarmi altrove, in luoghi della fantasia e del sogno; quelli in grado di rapirmi al punto che, quando non li sto leggendo, non posso smettere di pensarci; quelli che, una volta finiti, sei ancora lì a chiederti cosa avrebbe fatto quel tal personaggio, a commuoverti per quella storia d’amore o per quella morte inattesa, a pensare a tutti gli uomini e donne di finzione che hai incontrato e di cui ti sei innamorata, amici di carta che rimarranno impressi nella mente. I libri dedicati al Cimitero dei Libri Dimenticati possono di sicuro inscriversi in tale categoria essendo, per di più, libri profondamente legati al mondo dei lettori e all’amore che essi provano per la lettura, con i loro riferimenti letterari e le loro ricorrenze tra un testo e l’altro della letteratura internazionale.

Il prigioniero del cielo, con il suo essere un romanzo di transizione, una sapiente costruzione di intrecci e convergenze, dove si incontrano le anime e i sapori dei due romanzi precedenti, resta una lettura imprescindibile per chi abbia amato la storia di Daniel e il suo universo. Ma anche per chi abbia voglia di scoprire questa straordinaria avventura.

Ora però, Carlito, non farci attendere troppo l’uscita del prossimo libro!

VOTO:

La Copertina

Ho letto il libro in spagnolo, particolare che incrementa notevolmente il fascino della storia, dato che i giochi di parole, le battute e i riferimenti alla realtà iberica tradotti perdono buona parte del loro significato e delle loro suggestioni. Tuttavia le copertine delle varie edizioni del libro, di qualunque paese siano, presentano la medesima immagine. Così era stato anche per L’ombra del vento e Il gioco dell’angelo. Questo perché le immagini scelte sono estremamente evocative ed evidenziano il ruolo da protagonista della città di Barcellona, che nei libri di Carlos Ruiz Zafón appare diversa dalla semplice meta turistica conosciuta da molti. Così per questa volta ho deciso di accostare le tre copertine originali della saga. Insieme sono uno spettacolo.

   

Frasi:

> In questa vita si perdona tutto, tranne la verità.

> Ci sono epoche e luoghi in cui essere nessuno è più onorevole che essere qualcuno.

 

Colonna sonora: El prisionero del cielo – Carlos Ruiz Zafón

Sul sito ufficiale di Zafón sono disponibili i brani musicali creati appositamente per il ciclo del Cimitero dei Libri Dimenticati. Sono brani strumentali, eseguiti al pianoforte e composti dallo stesso autore, che aiutano a comprendere meglio le atmosfere dei suoi romanzi e poterla così vivere anche con altri sensi oltre che con la sola lettura. I brani, divisi per romanzo, sono scaricabili liberamente su questa pagina: http://www.carlosruizzafon.com/descargas/musica.php

Io ovviamente vi lascio con il brano dedicato al Prigioniero del cielo. Buon ascolto.


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