Magazine Diario personale

È l’ora del figlio

Da Giulia Calli @30anni_Giulia

Non li vedo, ma immagino che i tg italiani vi stiano già inondando di notizie su quanto fa caldo in Italia e si stiano aprendo le danze dei grandi reportage televisivi su come proteggersi dalla canicola estiva, bere tanto, mettersi il cappello, prendere il fresco al centro commerciale. Immagino, eh, che la televisione qui dice più o meno lo stesso, e il tizio di TV3 Cataluña sta lì fresco fresco a farti vedere la mappa ed evidenziare la zona rossa dei 39º di Lleida e quella arancione dei 25º di Barcellona con temperatura percepita di 35º.

Fra i consigli per evitare di morire per il caldo dovrebbero citare anche il non sedetevi sul divano con il laptop sulle ginocchia. Ma io sono temeraria e di certi consigli mi faccio un baffo. Sarà il caldo, sarà che oggi è il mio primo giorno di ciclo, ma è da qualche giorno che la mia energia vitale è andata a fare un giro e non mi ha detto quando torna. Quindi il mio fisico non risponde a solleciti mentali come scendi in spiaggia! o torna finalmente in piscina! e si ostina a rimanere seduto sul divano arancione che alle 11 del mattino raggiunge già temperature da sauna. L'unica pazzia fatta ultimamente è quella di andare a lavoro in bicicletta. Salire per il Parallelo alle 12:30 del mattino con il sole a picco sulla testa e lo smog del traffico cittadino nelle narici è la cosa meno intelligente che si possa fare, anche questo dovrebbe dirlo TV3 Cataluña. Ma si vede che il tizio del meteo non ci va, in bici all'ora di pranzo. Oggi passo, opterò per la metro e il fresco artificiale dei tunnel.

Così arriverò in Clinica con la pelle che sa di aria condizionata, pronta per 8 nuove ore di amabili chiacchiere sulla programmazione dei figli altrui.

La gente è molto organizzata in questo periodo, gli italiani poi, figuriamoci se non si programmano bene le ferie. E questo è il periodo che molta gente ha aspettato per un anno, è il momento di concepire il figlio a Barcellona.

La chiamata tipo di queste giornate lavorative contiene frasi del tipo

abbiamo le ferie dal 1º al 15 di agosto, la donatrice sarà pronta per quel periodo?

prima del 30 luglio non possiamo venire, perché siamo alla casa al mare

voglio venire subito, perché poi dopo mi devo rilassare e abbiamo già affittato una casetta al mare

A me questo ammasso di voglio, devo, programmo, faccio e disfo, quando si parla di un concepimento, un po' di incazzo me lo fa venire, che ve lo dico a fare. Ma sicuramente è un problema mio, eh, che ultimamente non riesco nemmeno a programmare quello che mangerò a colazione la mattina.

In ogni caso l'effetto immediato di questa programmazione italiana delle vacanze è che arrivo al lavoro la mattina e ho una media di 200 mail a cui rispondere. E una trentina di messaggi in segreteria. E vado via la sera che il risultato non cambia.

Mi scoraggio un po', a pensare a queste cose. Non tanto alle mail e alle chiamate, quanto al tono delle pazienti. Vero che tanto si può organizzare in laboratorio al giorno d'oggi, ma molte sembrano dimenticare che da questa parte del Mediterraneo c'è una ragazza che magari la casa al mare non se la può pagare e passerà 15 giorni a pungersi la pancia, venire in Clinica ogni 2 giorni a farsi fare un'ecografia di controllo e farsi infine operare di modo che i suoi ovociti siano donati alla paziente.

Stiamo contribuendo a far perdere naturalezza anche alla cosa più naturale del mondo, la maternità, frutto di un calcolo e di un buco in agenda fra il lavoro e le ferie di agosto . È davvero così che deve andare?


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