Magazine Cultura

La recensione del mese – Febbraio 2013

Da Strawberry @SabyFrag

A volte ritornano.

Sono passati diversi mesi da quell’ultima recensione pubblicata in Ottobre. Il tempo vola e, mi vergogno a dirlo, non ho trovato il tempo per raccontarvi almeno una delle mie letture al mese. Ma questa rubrica mi mancava davvero tanto e sono contenta di poter dire che è, finalmente, tornata. La recensione di Febbraio è dedicata a una scrittrice che sa farmi emozionare come pochi, Irene Némirovsky. Il libro in questione è Due.

vintique_image (2)

 

Titolo: Due (orig. Deux)

Autore: Irene Némirovsky

Traduttore: L. Frausin Guarino

Editore: Adelphi

Anno: 2010 (prima edizione 1936)

Pagine: 237

 

 

 

Si baciavano. Erano giovani. I baci nascono in modo così naturale sulle labbra di una ragazza di vent'anni! Non è amore, è un gioco: non si insegue la felicità, ma un attimo di piacere. Il cuore non desidera ancora niente: è stato colmato d'amore durante l'infanzia, saziato di affetto. Che taccia, adesso. Che dorma! Che lo dimentichi!

Anche questa volta la scrittura di Irene mi ha catturato fin da queste prime righe, forti e decise, dense di quella giovinezza che grida  e pretende, il cui naturale egoismo non può essere biasimato perché ricco di un fascino dettato dalla sua fugacità e dal rimpianto di chi ormai lo vive come un ricordo.

Di giovani si parla in questo libro, ma non solo. Si parla anche di ragazzi che diventano uomini, di fanciulle spensierate che diventano donne dai pensieri melanconici e i silenzi delle cose non dette, di una guerra, la Grande Guerra, che si vuole lasciare subito alle spalle e un presente da vivere a sorsate, inebriandosi per un domani che sembra essere lontano ma che con le prime luci dell’alba è già qui. Ma Due è anche e soprattutto una storia d’amore, anzi un insieme di storie dove l’amore è al centro di tutte, qui espresso in tutte le sue declinazioni: passione, illusione, mistero, comprensione, affetto, gelosia, odio, rabbia, sconfitta, accettazione, serenità.

I protagonisti sono Marianne e Antoine. Marianne poco più che ventenne, vive l’amore e la passione come un bellissimo gioco dove la leggerezza è la parola d’ordine per accantonare i sentimenti e sentirsi finalmente liberi. Antoine è diventato uomo nelle trincee della Prima Guerra Mondiale e ora vive il presente come un riscatto, in cui il mondo sembra spettargli di diritto Si sente forte e giovane, vivo, libero di agire e di amare chi vuole, preoccupato solo di una persona, se stesso.

Ma i due si incontrano a una festa la sera di Pasqua, e poi a un’altra e un’altra ancora. E tra loro si crea un legame fatto di curiosità gioco e desiderio che li legherà più di quanto essi stessi potessero aspettarsi. Il desiderio porta passione e la passione l’euforia di un amore che non ha esperienze né ferite ancora da leccare. I due finiranno inevitabilmente per sposarsi conoscendo solo quella che hanno visto se stessi dell’amore, senza sapere cosa c’è dietro il volto di lei o gli occhi di lui.

E da quel momento la Némirovsky snocciola la loro relazione, l’analizza nei suoi più reconditi misteri e segreti, nei pensieri di cui ci si sbarazza con un’alzata di mano e nelle conversazioni che mai avranno voce ma rimarranno rintanati in un angolo, mentre i sentimenti si evolveranno e cambieranno avvolti nella paura di essere davvero rivelati. Amore, frustrazione e gelosia. Tradimento, rabbia e dolore.

Marianne e Antoine, Dominique e Solange, Evelyn e Gilbert. Risvolti di un sentimento che cambia e si evolve con la vita, si tramuta in qualcos’altro, si ripudia e si offende e, infine, ritorna come un’urgenza, quando ormai pensi che non sia possibile più provare nulla.

Ho letto in giro alcune considerazioni su questo libro. Viene descritto come cinico e quasi crudele, un romanzo che parla di amore negandone l’esistenza. Io invece credo che la Némirovsky abbia scritto un vero romanzo d’amore, descrivendo quel sentimento senza abbellimenti e falsità, senza ornamenti tipici delle storie di finzione, ma presentandoci cosa significa amare nella realtà, allora come oggi.

Con una scrittura deliziosa, suggestiva e magnetica, fluida e curata, evocativa di ogni singolo moto dell’animo umano, la Némirovsky ci mostra le molteplici sfaccettature dell’amore e delle relazioni tra uomini e donne, imperfette come lo siamo noi, ma nonostante tutto capaci ancora di smuovere il nostro essere. L’abbraccio nella scena finale tra Marianne e Antoine non è per me un’immagine di sconfitta e amarezza, ma simboleggia la fine di un viaggio e l’inizio di un altro: l’accettazione di ciò che è stato, della follia che l’amore provoca nei cuori e nelle menti, dell’entusiasmo senza riguardi che provoca l’essere giovani, del dolore come fase inevitabile e utile della vita, e l’abbandono a una pace che la consapevolezza porta inevitabilmente con sé.

Leggere Irene Némirovsky significa guardarsi finalmente dentro e scoprire ciò che non ti aspettavi. Uno stile e una scrittura meravigliosi e impeccabili, che meritano di essere scoperti e di cui, chiuso il libro, non potremo fare a meno di sentirne la mancanza. Due ne è la conferma.

VOTO: La recensione del mese – Febbraio 2013La recensione del mese – Febbraio 2013La recensione del mese – Febbraio 2013La recensione del mese – Febbraio 2013

Frasi:

> Da giovani, in certi momenti in cui la felicità arriva al punto più alto, quasi doloroso, si è al tempo stesso attori e spettatori – spettatori inebriati, innamorati di se stessi. Come amava il piacere!

> Quei domani continuamente attesi, e che continuamente, chissà perché, deludevano, erano ciò che alla fine faceva sfiorire la gioventù.

> “Non si piange mai solo per gli altri”.

> Avevano l’impressione di aver già provato, l’uno per l’altro, tutto quello che potevano provare, e rimpiangevano l’ebbrezza triste e folle dell’amore.

> Ciascuno guardava il volto dell’altro e il movimento delle labbra, e all’improvviso passò tra loro quel lampo di desiderio che fa di un uomo e di una donna fino a quel momento indifferenti due esseri che non potranno più avvicinarsi l’uno all’altro senza amore, o senza il ricordo di quell’amore: muta interrogazione, tacito consenso, complicità che li lega senza che una parola si stata pronunciata, né un bacio dato.

Colonna Sonora: Non molto lontano da qui - C. Consoli


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :