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La recensione del mese: Felicità perduta - Anne Percin

Creato il 22 novembre 2013 da Strawberry @SabyFrag

 

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Il libro di cui voglio parlarvi è stata una rivelazione e una casualità. Devo ringraziare lo staff della Hop! Edizioni per avermi inviato il comunicato stampa capace di incuriosirmi e, in seguito, il libro che ho adorato. Il libro in questione è Felicità Perduta di Anne Percin.

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La recensione del mese: Felicità perduta - Anne Percin

 

 

Titolo: Felicità Perduta
(orig. Bonheur frantôm)
Autore: Anne Percin
Traduttore: Laura Tonani
Anno: 2013
Editore: Hop!
Pagine: 219
ISBN 9788897698098

In copertina: Heartcake ©Sylvia K

 

 

 

 

 

“Tutto è liquido questa sera. Piove da molte ore, il suolo è così zuppo che la pioggia fa un rumore sordo sfiorando la terra. Il rumore di una spugna strizzata, il rumore di un bacio intriso di saliva. Non c’è vento, solo l’acqua che cola in spesse falde, sciroppo di pioggia. Non c’è luna.”

 

Felicità perduta. Un titolo tutt’altro che facile da digerire, lo leggi e sai già che dietro di esso non ci sarà una storia semplice, un racconto che possa intrattenerci nei momenti di ozio facendoci allontanare per un po’ dalle umane miserie. No. Felicità perduta promette proprio quello che il titolo suggerisce: il viaggio in un dolore che tarda a svanire, la ricerca di una felicità che si crede scomparsa, destinata ad aleggiare come un fantasma nelle nostra vite senza però riuscire mai ad acchiapparla. O perlomeno così crede Pierre, il protagonista. E allora perché leggere Felicità perduta? Perché si tratta di un romanzo di leggiadra bellezza, fatto di quelle piccole cose che viviamo tutti, prima o poi, di quelle cose che ci sembrano insignificanti o senza senso, senza alcun valore eccetto che per noi, di quelle piccole cose che provocano nel nostro animo un misto di dolore per la loro schiacciante realtà e gioia nascosta, inspiegabile, che scaturisce dalla constatazione che il solo provarle significa essere imperfetti, umani e dunque veri. Una storia sulle vite “monotone, quelle piccole vite da mozzicone di candela, con gli episodi incatenati, da gioco dell’ultima sillaba” dove nessuno grida e declama, ma ognuno vive la propria intimità e le proprie emozioni con riserbo e cura. Una storia che proprio per questo ci fa immedesimare, ci fa commuovere e si fa amare.

Pierre è un ragazzo di straordinaria bellezza che a 28 anni lascia tutto per trasferirsi nella Sarthe, nel Nord della Francia. Abbandona Parigi, gli studi, il suo lavoro di modello e si ricostruisce una vita, un lavoro di restauratore di “anticaglie” da rivendere nei mercatini dei paesini dei dintorni, una casa a pochi passa dall’autostrada in cui ospita animali di ogni genere, di cui si prende cura e che invadono ogni spazio e superficie ma di cui è incapace di separarsene, un sogno nel cassetto, quello di pubblicare la biografia di Rosa Bonheur, misconosciuta pittrice del diciannovesimo secolo che dipingeva vacche e conduceva una vita diversa, fuori dall’ordinario, ma libera. Ha abbandonato anche il suo amore, Pierre, un amore grande e viscerale, la sua ragione di vita. E per capire i motivi della sua fuga, per comprendere le ragioni per cui amare non solo l’uomo della sua vita ma anche se stesso, Pierre deve condurre un viaggio dentro di sé, deve allontanarsi e poi tornare indietro. Felicità perduta è il racconto di questo percorso.

Anne Percin ci narra questa storia con grande leggiadria e poesia, svelandoci delicatamente i segreti più intimi di Pierre e dispiegando con grazia le circonvoluzioni del suo mondo: l’amore per R., il passato doloroso, i drammi familiari, la mancata accettazione di sé, l’anoressia, la lontananza, l’assenza, la paura, la morte e la rinascita. Pierre è un personaggio di grande sensibilità, con cui il lettore entra in sintonia con facilità, merito anche della narrazione in prima persona, che parte senza preamboli, immergendoci immediatamente nella vita solitaria ma estremamente affascinate del protagonista, affollata solo dai suoi fantasmi, i suoi ricordi pieni di sofferenza e le sue parole raccolte in quella sorta di diario di cui siamo lettori. La vita a La Fléche, gli incontri con la vicina Paulette, le nottate passate a riportare in superficie la memoria di Rosa Bonheur, specchio e alter ego di Pierre, la cui vita, un vero e proprio manifesto alla libertà e alla tensione perpetua a quella felicità che è legittima per ogni essere umano, diventa un metro di paragone con cui plasmare la sua di esistenza.  Gli occhi e i pensieri di Pierre ci aiuteranno a conoscerlo meglio, ad apprezzare le piccole cose che Pierre ama, a superare ciò che lo affligge,  a vivere con lui quelle luci e ombre che rendono la vita a volte difficile, altre impossibile, altre ancora incredibilmente bella, ma soprattutto la rendono quella che è, unica e sempre degna di essere vissuta appieno, perché come dice Paulette: “la vita continua, che vuoi mai”. bonheurEd è proprio l’accettazione di questa verità che aiuta Pierre ad accogliere il cambiamento e con esso, forse, anche la felicità che si credeva perduta.

Felicità perduta è il secondo libro in uscita per la collana “Bonheur , i libri della felicità”, una linea di narrativa che affronta il tema della ricerca della felicità e degli innumerevoli modi con cui è perseguita. Il libro di Anne Percin è quanto mai appropriato e saprà conquistarvi. Sottolineerete molte righe, vi soffermerete su diversi punti e amerete tornare indietro per assaporare un brano che non vorrete dimenticare. E alla fine della vostra lettura, avrete la sensazione che un nuovo pezzo del puzzle sia andato al suo posto. La chiamano felicità.

 

“La felicità, quando arriva all’improvviso, non bisogna divorarla troppo in fretta, bisogna farne piccole provviste, per i giorni che verranno. Perché arriveranno poi giorni interi, completamente neri”

 

L’AUTORE

anne percin

 

 

Anne Percin è nata a Epinal nel 1970. Oggi vive in Borgogna.

Ha scritto alcune opere per adolescenti e alcuni romanzi.

Felicità perduta ha vinto nel 2010 il premio  Jean Monnet des Jeunes Européens.

 

 

 

 

FRASI

> Ci si abitua a tutto, del resto, anche a respirare dietro un bavaglio.

> È lo stesso per chi abbiamo lasciato: non lo uccidiamo. Smettiamo solo di vivere nel timore che se ne vada. Barattiamo la paura di perderlo con la speranza di un suo ritorno.

> Ma scrivere non è dimenticare. Scrivere non consola, scrivere non mente. scrivere è vivere, vivere, vivere, esistere ancora di più, ancora più intensamente, e la sofferenza, ben lontana dal collassare, monta, potente, nei polmoni, con tutte le sue forze, parole e grida.

> La certezza che ho di amare è il solo bene che mi sembra immortale.

 

SOUNDTRACK: Berlin – RY X


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