Questo mese parliamo di un libro divenuto un cult del genere, che io per molto tempo ho lasciato impolverare sul famoso “comodino” per poi scoprire che è una delle migliori letture degli ultimi tempi. Parlo di Nessun Dove di Neil Gaiman.
Titolo: Nessun Dove (orig. Neverwhere)
Autore: Neil Gaiman
Editore: Fanucci Editore
Anno: 2008 (Edizione integrale,rivisitata e ampliata dall’autore)
Pagine: 329
Richard Mayhew non si stava divertendo molto quella notte, l'ultima prima di andare a Londra.
Nessun Dove nasce come serie televisiva della BBC nel lontano (?) 1996. Ma, come ci racconta il suo autore, Neil Gaiman, nel prologo, il risultato non soddisfaceva lo scrittore, che vedeva il suo lavoro mutilato o alterato. Così, mentre si girava la serie, Gaiman inizia a scrivere il romanzo. Dove il regista sceglieva di eliminare una scena, lui la aggiungeva al libro e così, aggiungi qui, sistema là, Nessun Dove prende vita anche come romanzo. Da quella prima stesura ne sono susseguite diverse, come quella per il pubblico americano, fino ad arrivare a questa edizione definitiva. Quella che io, gironzolando tra gli scaffali di una ben nota libreria l’anno passato in quel di Bologna, ho deciso di acquistare, incuriosita dalla notorietà che tale libro aveva e il cui eco era giunto anche al mio orecchio, solitamente sordo a tutto ciò che è fantasy.
Perché io con il fantasy ho un rapporto di amore/odio. Se penso a un bel libro da leggere, non mi vengono in mente immediatamente scenari fantasmagorici e personaggi al di fuori della norma, essere straordinari e villain terribili e sovrannaturali. Poi però incontro sul mio cammino di lettrice romanzi che presentano tutte queste caratteristiche, ovviamente con l’aggiunta di una trama insolita, curiosa, magnetica, capace di catturare fin dal primo capitolo, anzi dal prologo – come in questo caso – e io ne resto semplicemente affascinata.
E’ questo il caso di Nessun Dove, un vero e proprio cult del genere e ora un must della mia libreria.
Come potete immaginare dal breve incipit proposto, il protagonista di questa storia è Richard Mayhew (occhio a non dimenticare il cognome, perché Richard ci tiene), un ragazzo come tanti, che dalla Scozia si trasferisce a Londra per lavorare nella City diventando un analista finanziario come tanti, un cittadino londinese utente di metropolitana come tanti e un fidanzato costretto a subire le angherie della fidanzata, bellissima intelligentissima e soprattutto molto ambiziosa, come tanti poveri diavoli come lui. Ma un giorno tutto cambia. Davanti a Richard appare, non si sa dove, una ragazza di nome Porta, ferita e spaventata, a chiedergli aiuto. Richard, che ha in fondo un buon cuore, decide di soccorrerla e metterla al sicuro dai suoi truci inseguitori, Mr Croup e Mr Vandermar. Quello che Richard non sa è che Porta non appartiene al suo mondo ma viene da Londra Sotto, un magico e misterioso mondo che si snoda sotto la capitale britannica, e che da quel momento la sua vita non sarà più la stessa. Richard non potrà fare altro che seguire la ragazza in una difficile ma straordinaria avventura…
La storia narrata da Gaiman attraverso lo sguardo, le sensazioni e i pensieri di questo curioso ragazzo, buono ma al punto da essere un po’ “zerbino”, intelligente ma incapace di imporsi, curioso ma con una gran fifa addosso, adulto ma non ancora cresciuto (l’accenno al telefono di Batman lo fa vagamente intuire), assume i contorni di una fiaba epica, che potrebbe essere destinata tanto a dei ragazzi quanto a degli adulti. Il mondo descritto nel romanzo è ricco di pericoli e di malie sconosciuti a noi del Mondo di Sopra e la loro ricostruzione avviene in un misto di paura e sano humour inglese, di cui Richard è ampiamente provvisto, insieme a una buona dose di sarcasmo, ma che gli strambi personaggi del mondo sotterraneo non sapranno apprezzare, lasciando a noi lettori il piacere di ridere e sorridere anche nei momenti più critici della storia. Il risultato è una visione inaspettata di una città leggendaria.
Londra Sotto è la versione inedita e creepy della Londra Sopra. Gaiman ricostruisce la capitale britannica seguendo la sua fantasia e traccia un mondo fatto di oscurità e magia: KnightsBridge diventa Il Ponte della Notte, Earl’s Court è la Corte del Conte, BlackFriars si trasforma in un monastero dei Frati Neri, la metropolitana si accresce di fermate mai viste né sentite, Harrods ospita il Mercanto Fluttuante, l’evento più importante per la popolazione sotterranea, mentre il British Museum custodisce l’ingresso per la prigione di un angelo…Un quadro che riesce, se è possibile, a regalare ancora altro fascino a una città già così magnetica e attraente, donando a noi lettori la possibilità di vederla finalmente da una prospettiva distorta, del tutto nuova e assolutamente suggestiva.
I personaggi creati sono poi parte integrante della grande forza narrativa di questo romanzo. Difficile non affezionarsi a Richard, al suo sembrare sempre fuori posto o, per dirla a modo suo, “in acque troppo profonde per le sue possibilità”. Per buona parte del romanzo non capisce dove si trova, chi siano gli esseri che abitano quei tunnel e passaggi del sottosuolo ormai abbandonati, perché lui non abbia mai saputo dell’esistenza di un tale mondo. Richard rappresenta la nostra percezione del mondo cosiddetto “normale” e lo stupore di trovarsi di fronte a qualcosa che va al di là della nostra comune comprensione. Ma lo stupore genera meraviglia ed è quello che Richard prova scendendo nelle profondità della terra in compagnia di Anestesia, la povera Parla-coi-ratti, vedendo Hunter la cacciatrice combattere con uomini e mostri che sono il doppio di lei, osservando il Marchese de Carabas, dagli occhi bianchi e il tabarro dalle mille tasche, riscuotere i suoi “favori”, conoscendo Old Bailey che vive sui tetti in compagnia di piccioni e cornacchie, rabbrividendo alla tavola di una delle Sette sorelle – la cui “amicizia” con Hunter è un qualcosa di davvero commovente – e seguendo Porta della casata degli Arch mentre questa inspiegabilmente si apre un varco dietro l’altro, lei capace di aprire porte dove non ve ne sono, alla ricerca della verità sulla sua famiglia. E si trasforma in terrore di fronte a Mr Croup e Mr Vandermar. Ma è un terrore stemperato e smorzato quello che nasce di fronte a questi curiosi e piuttosto disgustosi nemici che, insieme a quello di Richard, sono i personaggi meglio riusciti nel romanzo. Non si sa chi siano o cosa siano, ma la loro missione è fare del Male. Tuttavia Croup e Vandermar ci vengono descritti come un’inquietante versione underground del Gatto e la Volpe – l’uno basso tarchiato e dalla parlantina imbonitrice, l’altro alto, grosso e non troppo intelligente – e le loro sembianze da articolo “il” insieme ai loro abiti fuori moda e furi tempo, i loro modi demodé, provenienti da altri secoli, per loro così assurdamente vicini (viaggiatori nel tempo quali sono), i loro putridi e repellenti spuntini, i loro discorsi sconclusionati e le battute di scarso effetto, tutto ciò porta la loro cattiveria a tali livelli di eccentricità da apparire semplicemente ridicoli, delle vere e proprie macchiette, così che accanto al timore, noi lettori non possiamo che provare un po’ di pena per questi personaggi e magari riuscire anche a ridere di loro.
A rendere il tutto più piacevole e accattivante è lo stile di Gaiman, una scrittura molto inglese, dotata di quell’umorismo sottile che non fa ridere a crepapelle ma rende più leggera anche la scena più tesa e di un’ironia con cui lo scrittore pare quasi farsi beffa di quel genere fantastico a cui comunque si rifà con la sua opera (particolare da me molto apprezzato); una prosa dinamica, veloce, con poche subordinate e frasi lapidarie, che rendono l’intera azione scattante e imprevedibile. A ogni capoverso non sai mai cosa succederà…eppure è capace di rilasciare qua e là citazioni shakespeariane ed echi di puro surrealismo. Un modo di raccontare dai tratti distinti e che ricorda a suo modo anche la narrazione seriale e televisiva, fatta di pochi preamboli, tanti dialoghi e azione dal vivo. L’effetto è una escalation di sorprese ed emozioni, a spasso tra treni fantasma, popoli del sottosuolo, paure ataviche risorte e misteri inspiegabili, in un contrasto continuo tra buio e luce, Sopra e Sotto, che scorre veloce, fino ad arrivare al grande colpo di scena finale…
Nessun Dove è un libro che cattura e fa sognare. Una storia che vi appassionerà e non mancherà di lasciarvi, mentre Richard attraversa quell’ultima porta che deciderà il suo destino, uno strascino di stupore e meraviglia nel cuore e tanta voglia di tornare in quel incredibile posto che è Londra Sotto.
VOTO:
La Copertina.
Nonostante non si debba giudicare mai un libro dalla sua copertina, per me hanno sempre un fascino particolare. Così ho deciso di aggiungere questo dettaglio alla recensione del mese.
Al momento la copertina dell’edizione italiana di Nessun Dove è questa qui:
e nel resto del mondo? Queste le copertine più belle a mio parere:
(USA – Brasile – Polonia – Russia – Romania)
Frasi:
> Mind the gap.
> Non ho paura di cadere. Quello di cui ho paura è il momento in cui smetti di cadere e cominci ad essere morto.
Colonna Sonora: London Calling – The Clash