La recensione del mese – Ottobre 2013

Da Strawberry @SabyFrag

Questo mese si vola oltreoceano. Verso il Sud America, ricco di suggestioni ma anche di storie strazianti, avventure affascinanti, momenti di grande commozione. Ad accompagnarci ci sarà Luis Sepulveda. Il libro in questione è La frontiera scomparsa.

Un nonno anarchico che porta a passeggio il nipotino ogni domenica, cercando di indirizzarlo verso la “giusta” strada. Per farlo, regala al nipote un biglietto per andare da nessuna parte. Per viaggiare alla ricerca di una frontiera scomparsa, che porta ai territori della felicità. Così inizia La frontiera scomparsa, un libro che è ricerca e raccolta, di viaggi, esperienze ed emozioni. Nelle sue pagine Sepulveda riversa la sua storia e quella dei suo paese, il Cile, dove visse e fu testimone di momenti difficili, turbolenti, dolorosi. Il golpe, il carcere, l’esilio. fino a raggiungere quella frontiera di cui il nonno raccontava quando era un bambino.

Luis Sepulveda è un narratore straordinario, capace di rendere un’avventura anche una semplice incursione al supermercato. E quando racconta il suo Paese, quando racconta la sua America Latina, i cui immensi territori ha visto con i suoi occhi mentre camminava sulle sue strade in cerca di un posto dove un giorno fermarsi, Sepulveda si trova nel suo ambiente e il risultato è un viaggio di grande fascino e commozione in sua compagnia, dove l’immaginazione è libera di volare in quelle terre e la mente non può far altro che riflettere sul mondo, la Storia, l’umanità intera.

La frontiera scomparsa è un libricino di quasi 130 pagine, una raccolta di racconti che corrispondono ad altrettante tappe del viaggio del protagonista, provenienti dal Cile, dall’Argentina, dall’Ecuador, dalla Colombia e via fino alla Spagna. Ogni racconto è un luogo diverso e suggestivo, un’avventura in compagnia di persone che il nostro protagonista incontra strada facendo, affascinanti ed enigmatiche, ma soprattutto ogni racconto è una tappa di un cammino cominciato in Cile tanti anni fa che porta un giovane uomo in giro per il mondo alla ricerca della felicità, con il cuore colmo di dolore per la prigionia vissuta e l’esilio a cui è costretto e un senso di incompleto che aleggia nella sua vita costantemente in movimento, sensazione data da chi ha visto le proprie idee crollare all’improvviso e si ritrova a reinventarsi una nuova esistenza lontano dalle proprie origini e da coloro che amiamo.

La parte più difficile di questo libro è, forse, quella in cui si raccontano i giorni della tortura e della prigionia. Giorni dolorosi, in cui non sempre è facile dare un senso alla propria esistenza, ma che non per questo mette fine allo scorrere della vita. In quelle carceri si studia, si parla di filosofia e letteratura, si cucina, si allevano polli e si curano piante, si  cerca di creare una normalità in condizioni del tutto al di fuori della norma. D’altronde la prigione è solo una tappa del lungo viaggio a cui il protagonista è destinato e con esso il lettore scopre l’anima profonda dell’America del Sud, le ferite provocate dalla sua storia, ma anche i colori, i suoni e i suo odori. Perché la vita non è solo lacrime e accanto ai momenti in cui il protagonista si sente solo e perso ve ne sono altri allegri, ironici, divertenti in cui il protagonista cresce, matura, scopre l’uomo e il mondo, in un processo di formazione che lo vede imparare ad accettare ciò che è, a discapito della Storia e della Vita con le sfide che ci mette di fronte.

La frontiera scomparsa è un percorso di vita, un ritornare sui propri passi per fare delle proprie esperienze un racconto sensazionale. Un viaggio intenso, come lo sguardo del bigliettaio mentre scruta il cileno davanti a lui, desideroso solo di andare; intenso come l’incontro con persone che fanno parte di un passato che sembra ormai appartenente a un’altra vita; intenso come il chiacchiericcio di Aparicia con i suoi uccelli; intenso come il respiro di quel vecchio che dorme a Martos con il quale sentirsi a casa.

Conoscere la vita di Sepulveda aiuta sicuramente a comprendere meglio questo libro. Ma anche se conoscete poco la sua storia, anche se non la conoscete affatto e questa è la prima volta che ne sentite parlare, la scrittura di La frontiera scomparsa e la maestria di Sepulveda saranno in grado di affascinarvi fin dall’inizio e trascinarvi in questo emozionante viaggio lungo una frontiera che, in realtà, non è  mai scomparsa, ma è in ognuno di noi.

VOTO:

FRASI

> Le amicizie si costruiscono ben strette con la malta degli intimi dolori che non hanno bisogno di parole

> Le storie non si limitano a staccarsi dal narratore, lo formano anche: narrare è resistere.

> “Che succede fratello?”
   “Chiudi la bocca o te la chiuderanno loro.”
   “Ma cosa abbiamo fatto, fratello?”
   “Forse abbiamo chiamato fratelli dei figli unici.”

> Bisogna essere coerenti con le decisioni che ci consiglia il cuscino

> Nessuno deve vergognarsi di essere felice

> Uno è di dove si sente meglio

 

Colonna sonora: De Usuahia a la Quiaca – Gustavo Santaolalla

Ti consiglio un tè: questa volta più che un tè, vi consiglio una delle bevande più tipiche del Sudamerica: il mate o yerba mate. Si tratta di un infuso fatto con le foglie dell’erba mate, una pianta tipica dell’America Latina, che, seguendo un procedimento che gli spagnoli appresero dagli indios guaraní, viene essiccata, tagliata, sminuzzata e infusa con lo stesso procedimento del tè. La bevanda si beve calda.


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