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La Red Army e"Il ragazzo perduto" di Aher Arop Bol

Creato il 06 giugno 2011 da Marianna06

La storia di Aher Arop Bol inizia nel campo profughi di Fugnido (o Panyido) in Etiopia.

Lì si formava, infatti, la “cosiddetta “armata rossa” di migliaia di bambini , che avrebbe

dovuto  fornire nuove leve all’Spla di John Garang.

Quando i ragazzini, come gli altri rifugiati, dovettero improvvisamente ripiegare

 sul  Sud-Sudan per le mutate condizioni poltiche del Paese ospite, ovvero la caduta

di Menghistu nel 1991, si ritrovarono a vivere in massa una lunga e drammatica

avventura senza precedenti.

Il racconto drammatico è narrato con grande realismo nel libro autobiografico  “ Il ragazzo perduto”,

edito in Italia da Piemme.

Leggiamo a pag. 46-47 della narrazione:

 “Nel frattempo il livello dell’acqua stava salendo e ben presto il fiume fu  in piena. Sembrava impossibile che quelli rimasti sulla sponda etiope potessero attraversarlo. I nostri nemici stavano venendo ad ucciderci e noi eravamo in trappola!

Quel pomeriggio, mentre la gente accalcata sulla riva si chiedeva cosa fare, i soldati che avrebbero dovuto proteggerci arrivarono scappando a gambe levate dalla linea del fronte, con le camicie legate in vita.

Evidentemente il nemico aveva fatto terra bruciata dietro di noi.

I soldati della Spla ci ordinarono di tuffarci nel fiume e nuotare se ci tenevamo alla pelle. E, per chi non sapeva nuotare,di seguire il fiume fino a raggiungere il territorio sudanese controllato dai loro compagni.

Promisero che ci avrebbero coperti.

Tra loro riconobbi Salva Kiir Mayardit.Era il comandante della Spla, responsabile per i profughi ed era venuto in visita a Panyido  più volte.Ora stava litigando con le sue guardie del corpo che cercavano di metterlo in salvo.

Gridava che non avrebbe attraversato il fiume lasciando migliaia di profughi a farsi massacrare”.

 

Perché , qualcuno potrebbe chiedersi , una proposta di lettura come  “Il ragazzo perduto”?

Per fermare innanzitutto l’attenzione sulle condizioni dell’Etiopia, che è stata anche per brevissimo tempo colonia italiana, ovvero confrontare l’Etiopia di ieri (luci e ombre) e quella di oggi. Cos’era e cos’è.

Per impiantare una sorta di parallelismo a caldo su quanto viene raccontato ne “Lo sguardo del leone” di Maaza Mengiste, che parte invece, nella sua narrazione, dalla caduta definitiva della dinastia imperiale  e racconta  poi della violenza della dittatura militare ad essa seguita e della resistenza, che s’innesca spontanea tra i giovani studenti e gli intellettuali delusi.

 Anche e sopratutto per evidenziare, nel contempo, la condizione dei bambini proprio in quel mondo, mondo che va dal Sudan , all'Etiopia, al Kenya, tormentato, negli anni del racconto ,da guerre e avversità sempre e comunque.

Per parlare  dei campi profughi, del loro squallore e dei bambini- soldato.

Perché Aher, un dinka del Sud-Sudan, a meno di cinque anni viene strappato ai suoi genitori, ai compagni di gioco, al suo  mondo e vaga per mezza Africa per divenire, senza comprenderne il perché, appunto un "piccolo" soldato.

Fortunatamente(tutto è bene quel che finisce bene) la sua storia personale, all’età di diciotto anni, si conclude in positivo.

E in Sudafrica,dopo aver varcato a piedi  e fortunosamente le frontiere di ben otto Stati, attraverso lo studio, si realizza finalmente come uomo  e successivamente  poi come scrittore.

Un libro questo di Aher Arop Bol, come scrive Marco Aime, che è un autentico urlo per tentare di scuotere la nostra indifferenza,che poi altro non è che semplicemente ignoranza voluta ovvero  la non conoscenza di fatti e problemi di un mondo "altro, che definiamo per pigrizia troppo lontano da noi....

Un romanzo di formazione...senza fiction invece, come lo definisce l'amico Pier Maria Mazzola.

 

   A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

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