Titolo: La Regina degli Inferi. Il Risveglio del Fuoco
Autore: Chiara Cilli
Editore: Tabula Fati
Prima edizione: gennaio 2012
Pagine: 271
Prezzo: Brossura - € 18,00
Ho voluto davvero tanto questo libro, ma, una volta a casa, ho iniziato a guardarlo con diffidenza e i mesi sono trascorsi, mentre altri romanzi si accumulavano nella pila per venir letti prima. E volete sapere com'è finita quando mi sono decisa a leggerlo? Mi sono insultata. Sì, perché il prologo è stato sufficiente non solo a smentirmi, ma ad entusiasmarmi e, vi dirò, è una cosa di cui ho imparato ad aver quasi paura: fino all'ultima pagina, mi aspettavo lo scivolone e temevo che in qualche modo mi avrebbe delusa.
Invece la mia lettura è proseguita senza intoppi (se non si considerano gli esami) e, pagina dopo pagina, mi sono addentrata dentro il Regno di Penthànweald, scoprendo tre delle straordinarie Terre che lo compongono ed affezionandomi sempre più ai protagonisti.
Moltissimi anni orsono, Penthànweald – la nostra Grande Terra – era abitata dagli umani. Non vi erano Terre, tutto era una sola cosa. Otto città sorgevano; otto, come gli Dèi di Penthànweald. Essi avevano deciso di vivere tra la gente, ma erano obbligati a tornare nel proprio Regno dopo un periodo prolungato di permanenza nella Grande Terra. Così decisero di trasferire, mediante la magia, i loro rispettivi Regni nelle città dove risiedevano. Ma Penthànweald non è nata per gli Dèi e non riesce ad ospitare più di un Regno. Fu così che gli Dèi si riunirono per decidere chi si sarebbe stabilito su Penthànweald.
Questo fu motivo di discordia e dalle fiamme degli Inferi nacque una Dea. Era così potente e temuta dalle altre divinità che, per proteggerla, gli Inferi la abbandonarono su Penthànweald. La Regina degli Inferi è la conturbante Morwen, che deve ancora diventare una Dea quando si trova a salvare la vita di Kamria, la principessa di Thera, nonché sorella del bellissimo Galadir.
Scommetto che, leggendo Morwen e bellissimo Galadir, avete già immaginato che la diffidenza e l'ostilità tra i due si trasformerà molto presto, ma non immotivatamente, in un amore profondo e quasi spaventoso. La loro reciproca dipendenza, però, non è mai stucchevole e la passione non si scatena improvvisamente, bruciando le tappe. Anzi, io l'ho attesa quasi fremendo e mi sono potuta gustare la trasformazione dei loro sentimenti senza salti logici.
L'incontro tra Morwen e Galadir potrebbe essere un episodio isolato, se non che il Re Ashiwar ha bisogno dell'aiuto della letale Regina: la Dea Lash vuole la Terra degli uomini e per fermarla occorre recuperare i suoi Cinque Cristalli, ma non c'è motivo per cui Morwen accolga la richiesta del sovrano di Thera. Gli affari degli uomini e degli Dèi non la riguardano. Anche se, come intuirete, qualcosa la farà cedere e, in compagnia di Galadir, partirà alla ricerca dei Cristalli.
Indifferente e spietata, Morwen è un'eroina anticonvenzionale. È vero: siamo ormai abituati al topic dell'eroe pericoloso, bellissimo e letale, ma tanto per incominciare abbiamo una declinazione al femminile (e questo dovrebbe essere a mio avviso sufficiente motivo di giubilo), e una caratterizzazione complessa e sfaccettata del personaggio. E non crediate che l'amore provochi in lei una trasformazione tale da renderla una creatura pura e innocua. Oh, no! Siamo ben lontani da questo: Morwen, al contrario, è crudele e determinata e, se ritenuti un mezzo adeguato, non esita a spargere sangue e morte.
Tuttavia i sentimenti per Galadir, che la rendono vulnerabile (scopriremo fino a che punto), la avvicinano al lettore conferendole uno spessore psicologico che non ha eguali all'interno del libro, sebbene ogni personaggio sia ben caratterizzato e abbia un proprio passato.
Morwen è accompagnata e protetta da Hurrichein, Signore degli Inferi e possente cavallo alato. Non mi è mai capitato di trovare una personalizzazione simile di un animale, tanto che utilizzare questo termine mi sembra quasi un insulto per Hurrichein. Il Signore degli Inferi occupa, infatti, un ruolo di primo piano, divenendo attivo protagonista in dialoghi e battaglie.
Come ho già detto, ogni personaggio ha una sua storia e, soprattutto, i suoi oscuri segreti. I personaggi da cui Morwen e Galadir devono guardarsi sono molti, ma non si sono ancora mostrati in tutta la loro potenziale pericolosità, nonostante la conclusione che mi ha quasi strappato un urlo di frustrazione per la mancanza del seguito.
La Regina degli Inferi è una saga, perciò non aspettatevi la parola fine: troverete, invece, una sospensione della narrazione quasi filmica. Ho il terrore di spoilerarvi qualcosa per cui cercherò di contenermi e non vi rivelerò null'altro. È giusto che scopriate voi stessi Penthànweald proprio come ho fatto io.
Ho apprezzato molto lo stile di Chiara, ricco di descrizioni e aggettivazione, quasi ridondante. Le sbavature sono minime e del tutto trascurabili alla luce di una strutturazione sociale, culturale e persino storica, curata nel dettaglio. La terza persona della voce narrante lascia spazio ai pensieri diretti dei personaggi, con i pregi di non rendere difficoltosa la lettura e di alleggerirla, strappando spesso un sorriso e rendendo possibile un'efficace immedesimazione.
Sono davvero contenta di aver finalmente letto Il risveglio del fuoco e mi pento di non averlo fatto prima perché Chiara è un'eccellente rappresentante del paranormal romance italiano e il suo romanzo ha raggiunto un ottimo risultato.
E ora la domanda fatidica: il seguito? Si intitolerà Prigionia Mortale, ma dovremo attendere ancora un po' (autunno-inverno 2013). Nell'attesa leggerò Assaporare il fuoco, un racconto erotico interno al primo volume della saga.
Il mio voto
4 specchi
AmaranthQuesta recensione partecipa a Tributes Reading Challenge.