La trama di Bran per un certo periodo di tempo è apparsa molto statica. Era lì a Grande Inverno a giocare al piccolo lord mentre Robb era in guerra e mastro Luwin gestiva le cose per lui. Un bambino storpio, e che vicende potrà mai avere? George R.R. Martin si è divertito a sconvolgere tutte le nostre aspettative. Noi iniziamo Il trono di spade attraverso gli occhi di Bran. Lasciamo stare il prologo, i prologhi sono quasi sempre cose a sé che acquistano il loro reale valore con il tempo. Ci affezioniamo a Bran, iniziamo a valutare le cose dal suo punto di vista, e lui viene quasi ammazzato e deve dare addio ai suoi sogni di gloria. Bran rimane nelle retrovie, e in una storia epica quali avventure può avere un personaggio così?
Evidentemente Martin pensa che possa averne, e ha ragione, anche se quel che succede continua a spiazzarci. Eravamo belli tranquilli, ci eravamo praticamente dimenticati di Theon e dei sogni di gloria di Balon, ed ecco che veniamo puniti per la nostra memoria breve.
Ok, i meta-lupi percepiscono pericolo ma Bran non capisce. È un bambino e non ha le idee chiare sui suoi poteri perciò la cosa è giustificabile. E poi siamo noi, lettori di fantasy, che conosciamo bene l’importanza che hanno gli avvertimenti dati dagli animali. Ma anche se se ne fosse reso conto, con un preavviso così piccolo cosa avrebbe potuto fare? Bisognerebbe analizzare con calma il rapporto fra Bran ed Estate, la trama più magica è la sua, ma è qualcosa che forse farò più avanti.
La strategia di Theon è semplice: allontana l’esercito più forte con un diversivo, magari mandandolo a Piazza di Thorren, e poi punta al bersaglio grosso rimasto temporaneamente indifeso.
A pagina 41 di La regina dei draghi avevamo avuto una visione dell’Oltre da parte di Jojen: il mare che durante le tenebre dilagava attorno e poi dentro a Grande Inverno e alcuni uomini, Alebelly, septon Chayle e Mikken che affogavano. Le profezie, e i sogni dell’Oltre rientrano fra queste, tendono ad avverarsi. Non lo sappiamo con certezza, il figlio di Daenerys e Drogo sarebbe dovuto essere “lo stallone che monda il Mondo”, e sappiamo com’è finita, ma quando mai in un fantasy si può sottovalutare una profezia? Anche quando non la si capisce, in fondo il loro scopo non è essere capite dal lettore alla prima lettura ma di seminare indizi, in modo che le svolte arrivino ben preparate e non campate per aria. E non servono a niente le reazioni dei tre descritte alle pagine 45 e 46, il mare è destinato a dilagare comunque e ad affogarli, anche se in modi diversi.Alebelly era di guardia, ed è stato ucciso perché non desse l’allarme. Mikken perché ha parlato troppo, ed è lui quello per cui siamo più dispiaciuti visto che è quello che conoscevamo meglio ed stato lui a forgiare Ago.
Una cosa se vogliamo sorprendente è l’orgoglio di Theon, la sua convinzione di poter essere un lord migliore di Eddard Stark (pag. 191). Lui ora lo vede con gli occhi dei Greyjoy, quindi come un nemico, ma Eddard era un lord giusto ed era amato dalla sua gente. Martin vuole ricordarci come ognuno si senta l’eroe della propria storia. Se i Greyjoy sono nemici degli Stark allora per Theon Ned non può essere stato un buon lord, nonostante i suoi ricordi.
Due persone che vivono a Grande Inverno si mettono al servizio di Theon, quello che Theon non nota è che a farlo sono coloro che prima erano prigionieri perché gli uomini liberi non ne vogliono sapere nulla del nuovo signore. Si tratta di Reek e di Osha. Risolte le prime questioni sorte dalla conquista “il giovane dalla mente semplice e il ragazzo spezzato si allontanarono nelle tenebre e nella pioggia” (pag. 192).