Avevamo parlato di Amanda Hocking qui a Cronache Letterarie a proposito delle opportunità dell’autopubblicazione su Amazon. Lei è quella giovane autrice statunitense che, vedendosi rifiutare i propri lavori da un numero imbarazzante di editori, non si è persa d’animo, non ha permesso che la propria autostima cedesse sotto il peso dei riscontri negativi di tanti stimati professionisti ed ha proseguito convinta sulla sua strada.
E’ il 2010 quando decide di pubblicare in digitale i suoi 9 ebooks e in pochi mesi arriva a venderne circa un milione di copie! Si è stimato che la Hocking venda, a regime, qualcosa come 100.000 copie al mese. Ed è di questi giorni la notizia che Switched (carta e ebook), il primo libro della Trilogia Trylle, si è piazzato all’ottavo posto nella classifica dei bestseller del New York Times. Sicuramente il prezzo irrisorio – da 0,99 a 2,99 USD – ha invogliato il pubblico all’acquisto, allargando la rosa degli acquirenti oltre i confini degli amanti del fantasy (“in fondo costa cos
ì poco…”), ma considerando quanto sia efficace sul web l’effetto tam-tam, qualcosa questi libri dovevano pur valere! E allora mi chiedo: perchè circa cinquanta editori americani hanno rifiutato i romanzi di Amanda, per poi ricomprarne i diritti a peso d’oro? A questo punto la curiosità era tanta, non restava che leggere!Il romanzo apre subito forte: la piccola Wendy, al suo sesto compleanno, sta per essere uccisa dalla madre che in un vagheggiare paranoico la accusa di non essere sua figlia, di essere stata scambiata nella culla (appunto switched) e di aver ucciso il suo vero figlio! Per fortuna il fratello maggiore di Wendy interviene in tempo salvandola, la madre finisce in ospedale psichiatrico e i due ragazzi vanno a vivere con la zia. Nonostante Wendy consideri l’atto della madre come espressione di una mente malata, dentro di sé alberga il dubbio latente che potesse avere ragione.
Lei infatti non ha la minima somiglianza con nessuno della famiglia, si è sempre sentita diversa anche a scuola e c’è quel piccolo particolare che se si concentra abbastanza, le sembra di riuscire a far fare alle persone quello che vuole… ma forse è solo suggestione. Fino al giorno in cui Finn, un suo fascinoso quanto enigmatico compagno di classe, non la salva da un’aggressione inspiegabile, operata da due inquietanti personaggi. Da questo momento la vita di Wendy viene totalmente sconvolta. E’ costretta a lasciare la sua casa e i suoi familiari senza una spiegazione e a seguire Finn che è praticamente un estraneo, ma sembra l’unico in grado di proteggerla.
La regina, sua madre, è una donna fredda e anaffettiva che la fa sentire più a disagio che nella sua vita da umana. Invece è distrutta dalla consapevolezza che la madre “pazza” aveva ragione e si sente in colpa nei confronti del vero figlio di lei che ritrova a FÖrening, cresciuto a corte ma considerato meno di zero come tutti gli altri umani. Inoltre è del tutto inadeguata a fronteggiare la minaccia dell’attacco dei ribelli Vittra che incombe sul regno. E a complicare le cose c’è Finn, il Cercatore che aveva il compito di trovarla tra gli umani e riportarla a casa e che ora è la sua guardia del corpo. Così serio nello spiegarle i suoi doveri, così leale al regno e alle sue regole, così maledettamente attraente… ma, ovviamente, Finn e Wendy non potranno mai stare insieme perché i nobili Trylle devono unirsi tra loro per rigenerare una stirpe i cui poteri si sono affievoliti nel tempo e chiunque contravvenga questa regola viene condannato all’esilio. Wendy rinuncerebbe volentieri a diritti e doveri che a malapena conosce, ma Finn non le permetterebbe mai, “mai”, di rinunciare a ciò a cui è destinata. Anche se significa perderla.
Scritto in modo assolutamente visivo, la lettura scorre fluida con un buon ritmo e dialoghi moderni. Buona la caratterizzazione dei personaggi e l’ambientazione Trylle, molto lontana dall’idea dei troll di derivazione nordica. Non abbiamo infatti né creature irsute che vivono nelle foreste, né i giganti dell’interessante film Troll Hunter di André Ovredal, ma siamo in un’area isolata e boscosa del Minnesota, vicino al Mississipi, con personaggi “umani” la cui massima concessione all’origine troll è, in alcuni casi, una vaga colorazione verdastra dell’incarnato.Debole nell’action e nel tratteggio degli antagonisti – che nel primo libro sono solo “raccontati” e pochissimo “visti” – ma forte di una linea romance intrigante quanto basta, anche se non proprio originalissima (immediato pensare al film The Bodyguard con Kevin Costner, ma anche alla deliziosa serie Wings di Aprilynne Pike), Switched aveva però tutti gli ingredienti per convincere gli editori alla pubblicazione, soprattutto in tempi così propizi per la letteratura YA.
Non so se l’autrice aveva proposto solo il primo episodio, oppure tutta la trilogia: nel primo caso forse hanno ritenuto che il seguito fosse un po’ troppo scontato, cosa che anch’io ho pensato al termine della lettura del primo volume: lei diventerà il capo, vincerà i cattivi e cambierà le leggi, così potrà vivere la sua storia d’amore con Finn felice e contenta, mi sono detta. In realtà avremmo sbagliato entrambi. Infatti nei due volumi successivi cambiano le carte in tavola e l’autrice fa compiere alla sua eroina scelte completamente diverse da quelle che ci saremmo aspettati (anche se a mio avviso Wendy – e Amanda – si arrampicano un po’ sugli specchi per giustificarle). Inoltre la Hocking introduce un nuovo villain (antagonista) molto forte e ci spiazza nel finale (tanto da dare origine a discussioni accesissime tra i fan!). Scelta rischiosa e controtendenza questa, ma apprezzabile ai fini della movimentazione e originalità della trama.
O forse è stata proprio questa scelta a far titubare gli editori? Uno degli aspetti dominanti del genere è che quando si parla del grande amore, o quantomeno quando l’autore ci fa credere che lo sia, questo sentimento deve essere assoluto, vero e vincere su tutto, oppure deve distruggere i protagonisti che non possono viverlo ma che mai lo tradirebbero. Se invece le cose vanno come nella vita di tutti i giorni, dove la scelta più giudiziosa prevale sull’amore, che fantasy è? Come possiamo sognare se anche nel sogno vince il principio di realtà?
Come prevedibile, sono stati acquisiti i diritti cinematografici di Switched: produce la Media Rights Capitol e la cosceneggiatrice del notevole District 9, Terri Tatchell, è al lavoro sullo script. Vedremo se ne uscirà qualcosa per il grande schermo.
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