- Anno: 2015
- Durata: 111'
- Distribuzione: Bim
- Genere: Drammatico
- Nazionalita: USA
- Regia: Michael Cuesta
- Data di uscita: 18-June-2015
Arriva nelle sale italiane La regola del gioco del regista Michael Cuesta.
Sinossi: Gary Webb è un semplice collaboratore esterno del San Jose Mercury News, giornale di provincia, quando si ritrova tra le mani un potenziale scoop sulla CIA. Scegliendo la strada dell’inchiesta, Webb arriva ben presto a capo della sua investigazione, che prenderà la forma del sofferto dossier, dal titolo Dark Alliance: la tesi del giornalista è che il traffico di droga negli Stati Uniti, durante gli anni ’80, gestito dai salvadoregni che destinavano poi i proventi al finanziamento dei Contras, fosse stato consentito o comunque agevolato proprio dalla CIA. Dopo gli elogi iniziali e i consensi internazionali, Webb finisce nel mirino dell’intelligence americana, che passa alla controffensiva, smontando una ad una tutte le prove che il reporter aveva trovato a sostegno della sua dissertazione, costringendolo all’isolamento, tanto professionale quanto affettivo.
Recensione: Dalla carta stampata al grande schermo, cinema e giornalismo hanno da sempre un rapporto particolarmente prolifico: da L’ultima minaccia di Richard Brooks e Quando la città dorme di Fritz Lang, passando per il cinema d’inchiesta nostrano di Petri, Rosi e Montaldo fino ai più recenti lavori della tradizione statunitense come Veronica Guerin di Joel Schumacher. Ed è in questo felice filone cinematografico che si inserisce La regola del gioco di Micheal Cuesta, purtroppo però scevro della stessa forza evocativa dei suoi grandi predecessori.
Cuesta vorrebbe modellare il suo film intorno alla figura di Gary Webb e soprattutto alla sua controversa inchiesta, ma in concreto la quest giornalistica viene ridotta all’osso e resta imbrigliata nella prima mezzora del film, dove vediamo scorrere con estrema lentezza le immagini piatte e fredde del reporter alle prese con la sua indagine privata. Quando scoppia il caso intorno a Dark Alliance, la pellicola si concentra sulle conseguenze della pubblicazione del dossier, mostrandoci il crollo indotto di Webb, che si fa piccolo davanti a una verità troppo grande da portare avanti ingenuamente in solitudine, con carta e penna. Anche se qui ci vengono mostrate le scene forse più belle del film, con il giornalista messo a margine tanto della sua stessa vita quanto dell’inquadratura, Cuesta ha disperso di fatto la forza di un soggetto potente e prezioso, mortificandolo, soprattutto in questa seconda parte, con toni da melò casalingo e il finale frettoloso, che risolve la morte-suicidio di Webb e le successive indagini giudiziarie con banali didascalie di chiusura, è solo un’ulteriore dimostrazione dello scarso valore narrativo dato alla storia dal regista.
Una nota di merito va però di sicuro all’ottimo cast e soprattutto al protagonista Jeremy Renner, che, messo da parte l’arco e svestiti i panni del marveliano Hawkeye degli Avengers, ci regala un’ottima interpretazione umana e sensibile, risollevando un po’ le sorti di un film troppo ingessato in una sceneggiatura debole e in una regia decisamente poco carismatica.
Domiziana Ferrari