Webb dall'anonimato passa agli allori della notorietà ma poi precipita nella polvere perché la CIA passa al contrattacco con una campagna denigratoria sistematica che coinvolge lui e tutta la sua famiglia.
Webb si ritrova solo contro tutti...
Per prima cosa inviterei tutti a un minuto di silenzio a causa dell'ennesimo titolo originale storpiato in maniera indegna.
La regola del gioco? Ci richiamiamo all'immortale capolavoro di Renoir?
Oppure se Renoir non c'entra nulla, di grazia, egregio titolista, di che gioco ci stai parlando?
E di quale cazzo di regola vai blaterando?
Ti pare che la storia , vera, di Gary Webb , sia stata un gioco e che questo gioco ha avuto delle regole?
Ok, chiudiamo l'angolo dell'indignazione e parliamo del film.
Ho sentito una definizione molto efficace di questo film: è l'altra faccia dello straordinario Tutti gli uomini del presidente, altro film fondato sul lavoro di giornalisti d'assalto come il Gary Webb la cui vita è raccontata in questa pellicola.
E la storia di Webb non finisce benissimo.
La regola del gioco odora di New Hollywood anni '70, di rivolta democratica( guarda caso le amministrazioni al potere durante queste storiacce sono repubblicane), di istanze civili contro un mondo che funziona alla rovescia e che si propone di esportare la democrazia in quei posti in cui si ritiene necessario.
Come se la democrazia fosse un bene esportabile .
Il film di Michael Cuesta, onesto professional più che altro attivo in televisione ( Homeland, Dexter, Six Feet Under) racconta il dietro le quinte di una parte della politica estera reaganiana ma non ha la statura necessaria per arrivare al livello di piccol cult di genere.Il racconto inizialmente è vigoroso, poi si siede sul messaggio, come se bastasse da solo, e su dinamiche familiari paratelevisive .
L'ho scritto in maiuscolo perché è una cosa troppo grossa per lasciarla passare sotto traccia: i servizi segreti sacrificavano scientemente fasce intere di popolazione ( i giovani di Los Angeles South Central) all'altare dell'esportazione della democrazia riducendoli ai ceppi della schiavitù provocata dalla droga.
Più guardi il film e più pensi a quello che succedeva alle nostre spalle e poi quando ti sembra di essere arrivato sul più bello e ti aspetti che comincino veramente a volare gli stracci dell'indignazione e del vibrante atto d'accusa, La regola del gioco decide di sfilarsi e di ritirarsi in buon ordine, trincerandosi dietro le immagini del vero Gary Webb.
Che purtroppo si divora il film.
Ma la storia di Gary Webb merita di essere riscoperta.
Un eroe moderno.
PERCHE' SI : aria da Hollywood anni '70, storia incredibilmente vera, ottimo protagonista coadiuvato da un eccellente cast di supporto.
PERCHE' NO : il messaggio si divora il film, le dinamiche familiari raccontate nella seconda parte sono paratelevisive, il finale è tronco e arriva sul più bello.
LA SEQUENZA : inevitabile che in questo tipo di film basati su storie vere, le sequenze che colpiscono di più sono quelle col vero protagonista, qui ripreso nella sua intimità familiare , giocando con i suoi figli.
DA QUESTO FILM HO CAPITO CHE :
Questi argomenti sembrano non interessare più nessuno ,visto il flop al botteghino di questo film.
Jeremy Renner attore ha più sfumature di quanto credessi.
Mi è venuta nostalgia della New Hollywood anni '70.
All'orizzonte non vedo nessun nuovo Redford, Hoffman o Nicholson.
( VOTO : 7 / 10 )