Regia: Guillaume Nicloux
Cast: Pauline Etienne, Isabelle Huppert, Martina Gedeck, Louise Bourgoin
La carne al fuoco c'è (il romanzo omonimo di Diderot) , il cast è di buon livello e le atmosfere non mancano, quello che purtroppo latita è la regia. Nicloux si limita a raccontare, a prendere atto di quanto scritto da Diderot, non impone mai un guizzo, si limita ad una regia scolastica e piatta, che richiama quella di uno sceneggiato televisivo anni settanta (quando non si chiamavano ancora fiction e la regia era affidata a fior di professionisti). Assolutamente negativa la scelta di Louise Bourgoin per il ruolo della madre superiora Christine, troppo giovane e troppo bella e soprattutto artisticamente troppo inferiore all'esordiente Pauline Etienne e a Martina Gedek (Isabelle Huppert è fuori concorso). Da segnalare positivamente la ricercata ricostruzione ambientale e l'uso (limitato) della camera a mano che restituisce un certo senso di realismo.
Come già detto, il romanzo di Denis Diderot, da cui è tratto questo film, è senza dubbio un'ottima base di partenza, ma è datato 1760 e gli argomenti trattati non scandalizzano più nessuno. Sevizie ed abusi sessuali all'interno di un convento nella Francia del settecento sono purtroppo stati sostituiti da migliaia di casi di pedofilia che si consumano nella parrochia sotto casa, ne consegue che la pellicola non eserciti particolare appeal nei confronti dello spettatore. La Religiosa è comunque film dignitoso che tiene vivo l'interesse dello spettatore, non solo perché il romanzo da cui è tratto è incompiuto e quindi il finale voluto dal regista è destinato comunque ad essere una sorpresa, ma soprattutto perché non si tratta della banale storia di una ribelle che nulla a che vedere con il mondo ecclesiastico, ma di una giovane che possiede una fortissima fede, pura, visibile e che proprio in virtù di questa vive drammi interiori forse più atroci delle vessazioni fisiche che il regista, almeno in questo caso, riesce a trasmettere efficaciemente.
Non è la prima volta che il romanzo del filosofo e scrittore francese (che aveva un fratello sacerdote, una sorella morta in convento ed egli stesso aveva subito una reclusione in un istituto religioso con relativa fuga) viene portato sullo schermo. Ufficialmente l'unico precedente è la pellicola di Jacques Rivette Suzanne Simonin la religiouse (1966) sceneggiato da Jean Gruault. In realtà esiste una versione exploitation, ovviamente italianissima (e non poteva essere altrimenti), firmata da tale Dario Donati, pseudonimo dietro al quale si celava il sempre spregiudicato Aristide Massaccesi, noto anche come Joe D'amato (pseudonimo usato quando si dedicò al porno). Il titolo in questione è La monaca nel peccato (1986) con protagonista una giovane e discinta Eva Grimaldi. Si tratta di un B-movie catalogabile come nunsploitation, dove il romanzo di Diderot è solo un pretesto per mettere in scena suore lesbiche e sadiche.
Fabrizio Luperto