La Repubblica islamica di Rabaa Al Adaweya

Creato il 08 agosto 2013 da Baraem
Piazza Rabaa al Adaweya si trova a Nasr City,  poco distante dall'aereoporto internazionale del Cairo.
E' una Piazza grande, con un'altrettanto grande moschea, contornata da alti palazzi abitati da normalissimi cittadini egiziani.
Dal 28 Giugno scorso, Piazza Rabaa Al Adaweya, e' divenuta famosa, conosciuta dai media egiziani ed internazionali e sopranominata "La Repubblica Islamica di Rabaa al Adaweya".
Dal 28 Giugno scorso, infatti, la Piazza e' la sede del sit in Pro Morsi ed anti Colpo di Stato e da allora migliaia e migliaia di persone vi dormono, pregano, urlano, mangiano, digiunano, cantano e si sposano.
Dal 28 Giugno migliaia di egiziani vivono ad oltranza a Robaa Al Adaweya.
Disegnata da molti media egiziani come un covo di terroristi armati che aspettano solo un cenno per fare strage di egiziani, la Piazza e' stata fotografata molte volte da molti giornalisti egiziani ed internazionali come un normale sit in dove oltre agli uomini, una grandissima presenza di donne e bambini riempie la vista.
Una commisione internazionale ha visitato il sit in per controllare se vi fossero armi, e naturalmente non ne ha trovate. 
Un'organizzazione per i diritti umani egiziana ha provato a visitare il sit in ma e' stata mandata via a malo modo.
I giornalisti di "The guardian" hanno passato una settimana a contatto con i manifestanti ed hanno girato un video che potete vedere a questo link
Ieri, in un'intervista televisiva a BBC, il ministro degli Esteri Nabil Fahmi ha dichiarato che a Rabaa sono nascoste armi molto potenti citando un comunicato di Amnesty International al riguardo.
Oggi, Amnesty International in un comunicato a smentito la notizia data dal Ministro dichiarando che nessun comunicato affermava la presenza di armi in Piazza (link qui)
Nonostante le minacce del Ministero degli interni che oggi ricorda che l'ora 0 e'
vicina e lo smantellamento della Piazza anche, nonostante l'Esercito stia palesemente aspettando la fine della Festa dell'Aid El Fetr per sgomberare la piazza, nonostante i giorni scorsi siano volati in Piazza volantini con su scritto "tornate a casa non sarete arrestati o perseguitati", nonostante tutto questo, i manifestanti sono li'. Le donne attaccano palloncini e preparano i dolcetti per la festa, i bambini giocano sui giochi da parco portati in loco e gli uomini pregano e inneggiano al ritorno di Morsi.

E' nato anche il "Rabaa Tour", un'iniziativa di alcuni giovani anti Golpe che accompagnano i visitatori a fare un giro "turistico" del sit in (pagina fb qui) affinche' arrivi a tutti il messaggio che chi e' in Piazza non e' un terrorista.
  Tenda museo a Rabaa con immagini dei martiri e delle proteste Visto cosi' il sit in di Rabaa sembrerebbe molto pacifico e per nulla violento, a dispetto delle voci al riguardo.
Purtroppo pero' insieme agli slogan pacifici e alle donne impegnate ed i bimbi che giocano,  Amnesty international ha denunciato torture ed omicidi avvenuti alle porte della Piazza da parte di manifestanti Pro Morsi (articolo a questo link).
Alcuni corpi ritrovati nella spazzatura mostrerebbero senza ombra di dubbio le torture effettuate su di essi ed alcuni testimoni e persone sfuggite ai manifestanti hanno raccontato i dettagli della violenza subita.
Ma non solo.
Gruppi femminili per i diritti umani deununciano i fratelli (non) musulmani di aver usato bambini durante le manifestazioni.
Ora, anche a Tahrir c'erano bambini, ne ho visti io stessa a decine, ma il punto e' che a Rabaa i bambini non manifestano normalmente, o meglio, non solo normalmente.
Immagini di marce di bambini vestiti con abiti bianchi, gli abiti mortuari, hanno invaso la rete i giorni scorsi.
Immagini inaccettabili dal punto di vista umano e sociale, e che dovrebbero far riflettere i manifestanti di Rabaa dei limiti che si devono rispettare durante delle proteste.
Perche' protestare e' giusto e leggittimo, ma utilizzare bambini ingenui, vestendoli da martiri, e' oltre che di cattivissimo gusto, anche illeggittimo e spero perseguibile dalla legge.
Da quando le immagini sono girate in rete e nei media, moltissime le notizie che ne sono susseguite.
C'e' chi parla di orfani, chi dice che i genitori dei bambini ritratti in foto hanno voluto fare una marcia simbolica in memoria dei martiri, c'e' chi dice che i fratelli (non) musulmani pagano chiunque gli porti bambini da usare nelle manifestazioni.
Quel che e' vero e certo e' che la foto non e' frutto di photoshop e che davvero dei bambini hanno sfilato vestiti da cadaveri.
Il senso e l'obbligo del martirio da parte dei manifestanti pro Morsi e' innegabile. Conosco persone che darebbero la vita per questo ideale, come se Morsi fosse un profeta o un uomo di religione.
Conosco un padre di famiglia che stava organizzando il trasferimento della moglie incinta di 9 mesi, dei due figli di 4 e 6 anni e di lui stesso a Robaa, in attesa della morte. Una morte da martire.
Se non fosse intervenuto mio marito probabilmente queste persone sarebbero in Piazza ora.
Come spiegare tutto questo?
Basta poco per entrare nel cervello di una persona che crede che il suo "jihad" sia dare la vita per Morsi.
"Jihad" e' la parola islamica che significa "lotta" e simboleggia la lotta dell'uomo verso se stesso e verso cio' che potrebbe nuocere a lui e la sua famiglia. Non una lotta fisica, ma una lotta interiore, spirituale.
Il termine "Jihad" ai giorni nostri assume per molti erroneamente un significato diverso, ovvero, lotta verso il male, lotta fisica e non solo spirituale.
Chi compie una "Jihad" e perisce per questa, e' di conseguenza un martire.
E morire tra la folla di Rabaa, combattendo il nemico che ha portato via Morsi, simbolo dell'Islam Politico, e' da martiri.
Quindi, per moltissima gente che si trova nella Piazza, il soggiorno li e' una Jihad e se si dovesse morire sotto fuoco nemico, sara' una morte da martire.
Giorni scorsi a Marsa Matrohu, manifestanti sfilavano con il proprio sudario in mano, ad indicare che sarebbero disposti a morire per il loro ideale, per far si che Morsi torni alla presidenza.
Quello che a me dispiace, non e' il sentimento di queste persone, che a modo loro sono davvero emotivamente coinvolte e convinte. Cio' che mi da profondamente fastidio e' come i Fratelli (non) musulmani, i leaders, continuino ad usare la folla spingendo il pulsante della religione sicuri del  riscontro.
I Leader dei  Fratelli (non) musulmani non morirebbero per Morsi, e Morsi non morirebbe per i manifestanti.
I manifestanti (non tutti ovviamente ma una buona parte) morirebbero per tutti loro.
E cosi' che nasce e vive il mix micidiale della religione come scusa politica.
I politici, quelli veri, quelli della Fratellanza, pensano solo al loro tornaconto nel governo o ad una buona uscita senza carcerazione ed usano i loro sostenitori con scusanti religiose.

Moltissimi dei manifestanti, sono gente povera, che non ha nulla da perdere, che crede profondamente in cio' che sta facendo.
Moltissimi altri invece sono giovani ed adulti che manifestano contro Il Colpo di Stato e molti altri invece sono li per convinzione lontana dalla religione.
Quindi non e' che la piazza e' piena di sprovveduti inebriati dalla voglia del martirio, bensi' la Piazza raccoglie tantissime tipologie di egiziani uniti sotto un'unico ideale: manifestare la loro opposizione al Colpo di Stato e manifestare il loro disappunto nella speranza di vedere Morsi ancora Presidente.
I residenti della zona, coloro che vivono nei palazzi che si affacciano alla Piazza si sono lamentati piu' volte per i microfoni accesi giorno e notte, per i fuochi d'artificio continui, per la moltitudine di persone che vive sotto le loro finestre ogni momento, da 41 giorni, ininterrottamente.
Un siti in lunghissimo, il piu' resistente in assoluto dall'inizio della Rivoluzione ad oggi, considerati poi il caldo asfissiante ed il digiuno del Ramadan.
Sicuramente la vita dei residenti e' cambiata totalmente dal 28 Giugno come e' cambiata definitivamente la vita degli egiziani dal 3 Luglio scorso.
Mentre Amn El Dawla e' stata ripristinata (l'apparato di sicurezza capitanato da Habib el Adly che per 30 anni ha spaventato e terrificato il popolo egiziano e la cui caduta era stata chiesta durante la rivoluzione del 2011) i carri armato ormai ornano la citta' del Cairo, e davanti il museo egizio ce ne sono ben 15.
La vita sociale prosegue tranquilla, anche se con lievi limitazioni dovute agli spostamenti verso il Sinai, ma la vita politica rimane in subbuglio.
Mentre molti egiziani perdono tempo a convincere il mondo che cio' che e' accaduto non e' un Colpo di Stato ma una Rivoluzione (e riuscendoci anche in moltissimi casi), il regime militare comincia a comandare a bacchetta.
E' di Domenica la notizia del vietato ingresso in Egitto alla Premio Nobel per la Pace Yemenita ed attivista dei Diritti umani Tawakkol Karman. Dopo essere stata fermata all'aereoporto del Cairo per alcune ore e' stata rimandata indietro perche' sostenitrice dei Fratelli (non) Musulmani e palesemente contraria al Colpo di Stato.

Stessa sorte per Erdogan, a cui le autorita' egiziane hanno vietato il passaggio del valico di Rafah per arrivare a Gaza. Anche lui impossibilitato perche' contrario all'avvenuto Colpo di Stato.
Ormai la liberta' di pensiero e' un optional e forse in futuro vedremo in aereoporto moduli dove dovremo specificare la nostra appartenenza politica per poter entrare (o meno) in Egitto.
Dire di essere contro il Colpo di Stato o Pro Morsi continua ad equivalere ad essere terroristi ed addirittura richiedere soluzioni pacifiche per lo sgombero del sit in di Robaa e' divenuto oltraggioso.
El Baradei e' stato definito "traditore" dai media egziani proprio per questo, perche' proponeva una soluzione pacifica e non violenta che evitasse ulteriori bagni di sangue cosa inaccettabile per gli egiziani pro Esercito che invocano lo smantellamento della Piazza a qualunque costo.
Finisco questo post raccontandovi un breve aneddoto accaduto pochi giorni fa.
Ero sulla Piana di Giza e non c'era l'ombra di un turista.
Le bancarelle dei souvenir tutte chiuse ed i cammellieri fermi sotto il sole.
"Stiamo pensando di andare noi a ripulire Rabaa visto che il governo non si decide" ci ha detto un giovane cammelliere "Pensate che il problema siano le manifestazioni e non il Colpo di Stato?" gli abbiamo chiesto. "Certamente, il governo deve buttarli fuori tutti senno' ci penseremo noi" "Come con i cammelli ed i cavalli a Piazza Tahrir?"
Sorridendo, il cammelliere non ha risposto.


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