Recensione dell'ultimo libro di Pierluigi Montalbano "Sardegna, l'isola dei nuraghi" su La Repubblica.
(Domenica 4 Novembre il libro sarà presentato dall'autore a Lanusei, nel Bosco Seleni, nella sala convegni alle 18.00)
Cliccando qui si apriranno 18 pagine del libro.
“Nell’ultima parte del secondo millennio dell’Età del Bronzo, si sviluppò in Sardegna un particolare tipo di struttura chiamata oggi nuraghe. Il complesso è costituito da torri circolari in forma di tronco di cono, realizzate con pietre di notevoli dimensioni (progressivamente più piccole man mano che aumenta l’altezza), con camere interne voltate a pseudocupola. Il complesso di Barumini, che fu ingrandito e rinforzato nella prima metà del primo millennio, è il più bello e il più completo esempio di questa straordinaria forma di architettura preistorica”. È la motivazione del classificazione delle caratteristiche costruzioni megalitiche quale patrimonio dell’umanità. L’Unesco ha riconosciuto nel 1997 i nuraghi “una eccezionale risposta alle condizioni politiche e sociali, con l’uso creativo e innovativo dei materiali e delle tecniche disponibili presso la comunità preistorica dell’isola”. Sulla tecnica di edificazione, un appassionato della civiltà nuragica, il sardo Pierluigi Montalbano, ha realizzato una nuova ricerca, pubblicata dall’editore pugliese Capone (Lecce): “Sardegna. L’isola dei nuraghi”, 128 pag. 15 euro. Simbolo da millenni della grande isola mediterranea – e lo restano tuttora, a maggior ragione – non hanno precedenti nel mondo arcaico. Ci sono, semmai edifici successivi che li ricordano, dalle fortificazioni di micenee nell’Argolide ai tempi dell’ittita Hattusa, in Asia Minore, alle tombe a tholos dell’Egeo e del Medioriente.
Ovviamente, i nuraghi sono stati costruiti a mano. È una curiosità legittima domandarsi con quale tecnica siano stati edificati, visto che sorsero in epoche primitive. Possenti, altri, composti da grandi blocchi poligonali, su vari piani, con corridoi e coperture a ogiva, sono circa ottomila. Lo stato di conservazione è quanto mai vario però: si va da una solidità sorprendente, al “desolante abbandono”. I più antichi datano fino a quasi 4mila anni fa, dopo il 1800 prima di Cristo. I più recenti risalgono all’inizio dell’Età del Ferro, X secolo a.C.. Montalbano ricorda il parere prevalente degli archeologi, secondo i quali i maestri costruttori nuragici hanno adottato una specie di geometria sul campo, priva di cognizioni astratte ma strettamente operativa e indubbiamente efficace. Tutta prassi, niente teorie. Fissando in terra un paletto, tracciavano circonferenze concentriche con una cordicella. Incrociando i cerchi ottenevano le indicazioni geometriche indispensabili. L’autore sardo attribuisce a questa proto-scienza pragmatica il merito di aver fatto compiere un netto progresso alle civiltà remote. “Per realizzare le colossali imprese – ha osservato Montalbano in un articolo recente – occorreva coordinare una serie di capacità contemporaneamente: progettazione architettonica, organizzazione del lavoro, supporto logistico, fornitura dei materiali, amministrazione e perfino una qualche forma di assistenza medica.
Davanti all’impiego di tanti megaliti messi in opera, altre curiosità riguardano la soluzione del problema di trasportare massi ingenti e collocarli ad altezze considerevoli. “La teoria più accreditata è quella della rampa”: i blocchi venivano trascinati in alto su rampe inclinate realizzate allo scopo e che venivano fatte girare a spirale intorno all’edificio, per evitare pendenze insormontabili. Servivano evidentemente anche misure precise “per realizzare una costruzione equilibrata”.
Resta da chiarire la funzione delle opere. Rinviando al volume risposte più articolate, si può sintetizzare in un compito di fortificazioni multiruolo, ricche peraltro di significati anch’essi multipli, da torri di avvistamento a templi a residenze del capo clan.
Pierluigi Montalbano è nato e vive a Cagliari. Studioso di paleostoria, insegna storia antica in alcuni istituti sardi. È stato relatore in ambito storico-archeologico in numerosi convegni in Italia e all’estero ed è coordinatore di importanti rassegne espositive sul Mediterraneo arcaico. È tra i maggiori specialisti in metallurgia del rame e del bronzo.
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