Brano tratto da "La resa degli innocenti"
Non conta quanto si sia abbruttito un animo né quanta sofferenza questo possa contenere, non quando ogni speranza è stata distrutta e la realtà tinge di striature nere le pareti della mente.Non conta nulla.Né il freddo né il caldo.Né il sonno, la sete o la fame.Tutto si dissolve in un unico pensiero distruttivo e maleodorante, un’unica tenue scintilla che mantiene vitale il corpo e lo costringe a perseguire il proprio fine. A qualsiasi costo, spendendo ogni molecola della propria sofferenza per il fine ultimo, elargendo a piene mani il veleno del proprio rimorso. L’odio è dolce fra le pieghe del tempo e diventa miele quando l’animo si raffredda, tornando a pensare lucidamente. Per quanto lucida possa essere la follia della vendetta.Il senso di colpa alimenta il disagio, dando vita a nuovi refoli di quel vento che diverrà presto tempesta, portando la devastazione laddove tutto nasce e incomincia.La tragedia, l’anticamera improvvisa di un evento fortuito, prende corpo inondando l’esistenza del proprio lascito amaro.
Se ci fossi stata…Se fossi stata presente…Le domande e i dubbi si susseguono tormentando la mente, riproponendo i fotogrammi infiniti di una situazione impossibile da cambiare, impossibile da risolvere. Le domande rimangono senza alcuna risposta, restando sospese sopra il vortice del dolore, immobili nella propria accusatoria presenza e i dubbi rodono incessantemente la scorza che si fa sempre più dura, nascondendo però, al suo interno, un’anima sempre più fragile e devastata.
Forse non avrei potuto comunque impedire il corso degli eventi né tanto meno ostacolare il compiersi del fato. Anche con il senno di poi, voltandomi indietro, non avrei potuto modificare nulla di ciò che è stato. Non avrei potuto agire diversamente e non avrei potuto prevedere la tragedia che ha distrutto la mia esistenza.Quanto può essere dorata una gabbia? Quanto eleganti le sbarre per potervi mantenere rinchiuso un bene prezioso?Nessuna prigione, per quanto meravigliosa e comoda sia, può giustificare la mancanza della libertà, può dare un senso positivo alla costrizione. Arriva il momento in cui obblighi te stesso a lasciarli andare, a concedere loro quello spazio di cui necessitano per crescere, per sperimentare, per misurare le capacità dei loro caratteri, delle loro forze.Arriva il momento in cui tutto ciò che hai fatto viene messo alla prova e viene giudicato per l’efficacia che ne deriva ed il giudizio è impietoso, implacabile, indifferente alla sofferenza che può provocare.E ogni volta è un po’ come morire. Come perdere secondi della propria vita, sperando sempre che tutto vada per il meglio, che nulla possa intaccare il mondo perfetto che cerchi di costruire loro intorno, sperando sempre di proteggerli e di preservarli dal male infinito. Tuttavia, il veleno stilla le proprie gocce nel quotidiano, pronto a sommergerti al primo errore. S’insinua nei pensieri portando alla luce l’ansia, i dubbi e le preoccupazioni, diventando letale quando il quotidiano stesso si capovolge per lasciare affiorare gli striscianti demoni del terrore. E a volte basta davvero una piccola scintilla per far scoppiare l’incendio. Un minuscolo
niente per distruggere l’intero universo. Quel misero universo che hai creduto sicuro per poter ospitare le tue speranze, i tuoi sogni, il tuo futuro. E nel momento stesso in cui tutto crolla, in cui tutto diventa nero e informe, cosa resta?La disperazione non è sufficiente, la sofferenza nemmeno. Nulla conta di più se non l’odio razionale e qualsiasi altro sentimento che a esso può essere legato. L’odio ti rinfranca, ti culla, ti nutre e diventa l’unico sostentamento necessario per la tua anima.Se così non fosse, se non vi fosse almeno la garanzia di un simile appoggio, non resterebbe altro da fare che morire. Abbandonare completamente ogni speranza, ogni possibile motivazione per continuare a persistere nel proprio accanimento vitale. Non resterebbe nulla. E il nulla assoluto non è un’opzione.Non quando l’odio scorre nelle tue vene, scaldandole, rinfrancandole, fornendo nuova linfa vitale ai muscoli, ai tendini, ai tessuti, colmando il cuore con quell’ibrido d’amore perduto.Quindi non conta quanto l’animo venga abbruttito né quanto il fisico risenta del miasma che si agita sotto la pelle, non conta nemmeno la sofferenza che strazia la mente. Contano solo le ore che ti separano dal tuo prossimo obiettivo e dalla vendetta.