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La resistenza

Creato il 26 aprile 2015 da Bernardrieux @pierrebarilli1
LA RESISTENZAIeri mattina, 25 aprile, in piazza Garibaldi, riporta la Gazzetta di Parma, a Fidenza si è celebrato il  70° anniversario della Liberazione. Oratore ufficiale il sindaco Andrea Massari. Strano è che di fianco al palco degli oratori c'era un gazebo dove si vendevano gadget dell'associazione "Libera". Che c'entrasse "Libera" e che centrassero le parole del sindaco sulla mafia con il 25 aprile non m'era ben chiaro, o meglio,  vero è che il fondatore di "libera", don Luigi Ciotti, poche settimane fa, in una manifestazione a Bologna, ha parlato della necessità "di una nuova Resistenza etica, sociale e politica”. ma da lì all'intervento del sindaco sulla "nuova Resistenza" ce ne passa. Dalle parole del sindaco (qui il video) sembrava quasi  un rito di passaggio dove si volesse liquidare la Resistenza con l'ultimo abbraccio ai partigiani ultranovantenni,  già pronti per via Marconi, per ritrovarne le ragioni in "Libera" mi è sembrato fuori dalla storia. 
La Resistenza contro il fascismo e il nazismo è stato un grande evento storico e la storia, al contrario dell'ideologia o dell'opportunismo, si basa sulla verità dei fatti piuttosto che su incerte certezze assolute. 
La storia descrive il mondo, cioè anche il fascismo e l'antifascismo, come è stato , non come si vorrebbe che fosse stato, per poi finire in gloria affermando la Resistenza morirà con i partigiani per risorgere contro la mafia in "Libera" . 
Al ritmo di "Bella ciao", suonata dalla banda municipale, confusamente mi tornava alla mente un articolo scritto da Natalia Ginzburg sulla perduta chiarezza del linguaggio. Tornato a casa ho rintracciato, via internetLa Stampa il 27 ottobre 1981, nel quale si legge: «Nel tempo nostro, la chiarezza nello scrivere è diventato un bene quanto mai raro […]. Il fine di chi scrive, sui giornali e dovunque altrove, non è più quello di comunicare al prossimo un proprio sentimento o pensiero, o ciò che ha visto, intuito o appreso, o ciò che ha inventato, o una sua visione del mondo […]. Il fine di chi scrive è in primo luogo avvilupparsi di nebbia, e produrre nebbia», e in effetti, prosegue la Ginzburg, «la chiarezza reale è la chiarezza del linguaggio quando non è morto, ma è vivo. Quello che ti fa gelare, nei manoscritti pieni di nebbia, è il senso che non sono stati scritti per nessuno. Il prossimo, al di là di quella nebbia, non esiste come essere vivente; esiste, al suo posto, un’entità astratta, di cui si vuole ottenere l’assenso; il fine di chi scrive – conclude Ginzburg – non è di raggiungere il pensiero di un altro essere, di un suo simile; il fine è dare della nebbia, e ottenere, con la nebbia, rispetto e venerazione».  
Questa mattina mi son svegliato oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao...
(cp)

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