La responsabilità dell’omino buffo
Ho un brutto carattere.
Ma bruttobruttobrutto.
Me lo dicono tutti, anche i miei genitori. Quindi, ergo, sarà vero.
E poi in questi giorni ho la testa vuota.
O troppo piena, non saprei.
Non riesco ad articolare una socialità, scusatemi.
A volte non riesco nemmeno a rispondere alle mail delle mie amiche, poracce.
Prima o poi chiamano i vigili del fuoco.
I pensieri si affastellano uno sopra all’altro, inciampano e cadono, litigano per trovare posto tra le sinapsi e iniziano a litigare tra di loro mostrandosi (a volte) il dito medio.
Ecco, in tutto questo, l’omino buffo che dovrebbe essere vigile e controllore delle priorità, che dovrebbe regolare il traffico nel mio cervello e rendermi la donna organizzata, fashion e perfetta… sì, lui, ma dove cazzo è??
Che lo pago a fare se s’imbosca a fumarsi una sigaretta?
Tra l’altro io odio le sigarette e la loro puzza!?
Mica se ne starà con i piedi sulla scrivania a limarsi le unghie con dovizia, mentre impazza il delirio intorno a lui?
Eh? Eh????
Ecco, se in questi giorni sono assente, disturbata, confusa come una suora in uno strip bar (cit. mooolto colta, il primo che la indovina vince un tour guidato nel mio cervello.), la colpa non è la mia.
No, assolutamente, non prendetevela con me.
Non ho problemi, gravi intendo.
Non ho pensieri oppressivi.
No.
La colpa è dell’omino buffo che vive nel mio cervello.
Forse è il leader del movimento No-Tav, ha lasciato la postazione di controllo e se ne è andato.
Mi ha abbandonato e non me l’ha detto.
Forse.
Urge rimpiazzo.
Mandate pure i curriculum fiduciosi.