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Com’era possibile scrivere una storia delle paranoie di cui certi uomini politici si servono per costruire «complotti immaginari al fine di mascherare la realtà [e]occultare le responsabilità personali» (pag. 9), lasciando fuori quella di quel «piccolo ma pugnace partito ridotto a setta osannante il capo» (pag. 75) che da decenni è solito «attribuire al complotto dei media i fallimenti delle sue iniziative politiche» (pag. 68)? E com’era possibile lasciar fuori l’ultima paranoia, quella che informa la teoria della trattativa Stato-Mafia, senza affidare il capitolo a chi nella rassegna stampa che tiene quotidianamente a Radio Radicale da sempre è il suo più acuto critico? Com’era possibile mettere insieme le due cose senza incresciosi infortuni? La soluzione pare segnata da un pochino d’ansia, visto che il volume riporta l’avvertenza in capo (pag. 4) e in coda (pag. 207), ma i due autori sono persone che sanno il fatto loro. Ottimo libro, lo consiglio a tutti.
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