La restaurazione dell’Ancien Régime: verso l’ultima battaglia

Creato il 04 maggio 2013 da Antonioriccipv @antonioricci

Qualche hanno fa c’erano due partiti dalla lontana tradizione: La Margherita e i Democratici di Sinistra.

Nel momento della massima loro crisi (dopo aver già ucciso il sogno dell’Ulivo) hanno deciso di fondare il partito democratico.

Per me che non appartengo a nessuna della due tradizioni, l’occasione di aprire una nuova fase della politica italiana.

Un partito aperto, che addirittura fonda la sua esistenza sulle primarie.

Con l’ambizione di fare una sintesi tra le migliori tradizioni progressiste e democratiche italiane: quella cattolica popolare, quella socialdemocratica, quella azionista.

Soprattutto un partito che sappia aprirsi alla società e alle sue novità, essere inclusivo e non “esclusivo”. Perché questo era il motivo per cui DS e Margherita stavano morendo.

I due partiti erano chiusi in una torre d’avorio e il mondo fuori cambiava.

Era il sogno dell’apertura, della sintesi, delle scelte come sguardo ad un futuro sempre più veloce e complicato da leggere ed interpretare.

L’apertura con moltissimi limiti è iniziata e poi si è tragicamente bloccata.

In tutti i paesi europei cambiano i vertici nazionali e i nomi dei partiti restano uguali, l’Italia ha il primato opposto cambiano i nomi dei contenitori e le facce mai (con rare e virtuose eccezioni).

La sintesi delle culture non si è fatta perché questo avrebbe voluto dire cedere tutti qualcosa per arrivare a delle decisioni anche difficili, con l’inevitabile perdita di componenti.

Non essendoci contenuti condivisi anche le scelte e le conseguenti battaglie sono state disastrose.

Ora dopo il varo del governo Letta, i maggiorenti del mio partito si avviano alla restaurazione dell’Ancien Régime.

Pensano a un segretario che verrà eletto sabato 11  maggio da un’assemblea nazionale eletta nel 2009, che poi si candiderà alla segreteria a ottobre, con il sostegno dell’apparato del partito.

Un segretario vero quindi e non un reggente super partes.

Il Congresso poi si svolgerebbe solo tra i tesserati (forse tra i tesserati del 2012?!?!) e non tra gli elettori neppure quelli del albo delle ultime primarie.

Si torna a un modello di partito chiuso. Si torna ai Democratici di Sinistra e alla Margherita.

Ovviamente questa è una visione poco lungimirante. La società intorno è completamente cambiata e se la strada è questa i risultati nelle urne non si faranno attendere cari miei.

Non si può andare contro una società sempre più eterogenea, diversificata, fluida con un modello di venti anni fa.

Mi domando cosa pensano molte persone coraggiose oggi dirigenti nazionali e fino a poco fa strenui difensori dell’apertura nei confronti della società.

Molti ti dicono di non avere le idee chiare, che le cose sono cambiate, che siamo in un’altra fase, che siamo più maturi.

Sarò io che non capisco.

Sappiamo cosa pensa la base. Qui sotto la cantina delle federazioni del PD in rivolta.

Io la penso come Civati:

“Vorrei che fosse chiaro: se faranno davvero così, il Pd ci toccherà farlo da un’altra parte. Perché questo non è più il Pd, aperto e inclusivo che ci eravamo raccontati: è più o meno il suo contrario. Ed è la prosecuzione (con gli stessi mezzi) di quello che abbiamo visto al lavoro negli ultimi venti giorni. Con i successi che sappiamo”.

Probabilmente il congresso che ci aspetta potrebbe essere l’ultima battaglia contro l’Ancien Régime. Per questo è così importante.



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