Sono ormai diversi giorni che Megavideo e Megaupload sono stati sequestrati e chiusi dall’ Fbi. I due portali da soli rappresentavano il 4% del traffico mondiale con una stima di circa 50 milioni di visitatori giornalieri e 150 milioni di utenti registrati.
Il momento dell’ arresto: Il fondatore di Megaupload, Kim Schmitz, alias Kim Dotcom, è stato arrestato in Nuova Zelanda, vicino ad Auckland, nella sua villa da 18 milioni di euro.
Il giorno precedente il suo 38° compleanno, Dotcom è stato tratto in arrestato dalla polizia con un’ irruzione nella sua abitazione facendo uso anche degli elicotteri per bloccare qualunque via di fuga.
Un ufficiale di polizia ha dichiarato che nonostante si fossero identificati come agenti, Dotcom ha impedito loro di entrare chiudendo la porta ed attivando una serie di lucchetti elettronici per ostacolarli.
I capi d’ accusa: violazione ripetuta del copyright, riciclaggio di denaro e associazione a delinquere.
I vertici di Megaupload avrebbero sostenuto la pirateria pagando gli utenti per caricare materiale protetto dal copyright e supportando attivamente i siti esterni contenenti i link verso Megavideo nell’ indicizzazione sui motori di ricerca.
Le indagini hanno evidenziato, inoltre, la presenza nel portale di video contenente pornografia infantile e filmati di propaganda al terrorismo.
Il caso non si limita solo alla semplice violazione dei diritti d’ autore, ma ad una vera e propria istigazione alla diffusione di materiale tutelato dal copyright.
I suoi guadagni: In questi anni il fondatore di Megavideo avrebbe guadagnato 175 milioni di dollari, di cui 42 solo l’ anno scorso, grazie agli abbonamenti e alla pubblicità.
Le obiezioni del Partito Pirata svedese: difende l’ operato di Megavideo nella sua attività di rimozione dei contenuti illeciti e dichiara che meriterebbe la protezione del safe harbor previsto dal DMCA.
Secondo le indagini del governo americano, invece, le cose andavano diversamente, infatti anche se il materiale veniva rimosso su segnalazione degli autori, nello stesso tempo era possibile trovare lo stesso materiale su link alternativi.
Alla chiusura di Megaupload, Anonymous, il gruppo di hacker che si identifica sotto questa sigla, si è scatenato attaccando ed oscurando per rappresaglia siti come quello del Dipartimento di Giustizia e della Motion Picture Association of America.
Vedremo tra breve la chiusura anche di portali come Videowood e Veoh, cloni di Megavideo?
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Fonte Reuters.
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