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La retorica della santificazione della maternita’

Creato il 19 agosto 2015 da Barbaragiorgi @gattabarbara

Culla

Caso MARTINA LEVATO. Se ne parla e se ne legge. E’ ormai un caso mediatico, come spesso accade per i fatti di cronaca e relativi percorsi processuali.

In breve, anche se lo sapete tutt*: questa donna è stata condannata in primo grado per aver sfigurato con l’acido il suo ex (con l’aiuto di un altro uomo). Condannata a 14 anni di carcere. Ha partorito da pochi giorni e i giudici del tribunale dei minori di Milano hanno  deciso di separarla dal bambino. Lei è detenuta, in attesa dell’appello. Il bambino sarà per ora affidato ad un tutore legale in attesa del procedimento di adottabilità.

Leggo opinioni contrastanti sul fatto della SEPARAZIONE COATTA MADRE-FIGLIO decisa dal tribunale. E leggo molti scritti, articoli, post di blog, opinioni, commenti di amiche femministe che vanno a spada tratta, in difesa di Martina Levato. Perché? Ovvio: lei è una donna, in più è Madre. E le Madri non si toccano: sono tutte Sante del Paradiso intoccabili, Angeli del Cielo che  partoriscono, educano e crescono i loro figli, con Amore puro e incontaminato.

Eccovi spadellata la Retorica della Santificazione della Maternità.

Lo dico chiaro e tondo: sono femminista (e pure strega) e la Retorica non mi piace. Men che meno quella sulla Santificazione della Maternità.

Fermo restando che sì, l’IMPRINTING e l’EDUCAZIONE emotivo-comportamentale dei primi anni di vita  di un essere umano (ma direi di ogni animale) sono fondamentali per la formazione e la sana crescita, viene da chiedersi …ma esiste una QUALITA’ di IMPRINTING-EDUCAZIONE oppure basta essere Madri Sante e Intoccabili?

Queste le mie obiezioni alla Retorica della Santificazione della Maternità:

  1. le madri non sono esseri intoccabili che viaggiano con la Verità in tasca
  2. le madri sono esseri umani fallibili: se compiono una grave azione condannabile ne va tenuto conto anche nel rapporto educativo madre – figlio
  3. il rapporto madre-figlio deve tutelare il figlio, prima della madre.

Infine, vorrei fare una considerazione su quella PARITA’ DI GENERE che noi femministe inseguiamo da sempre. Quella PARITA’ che dovrebbe vedere donne e uomini con gli stessi diritti ma anche – per minima coerenza – con gli stessi doveri. Per cui dico: se l’azione oggetto di condanna (gettare acido e sfigurare una persona) l’avesse compiuta un padre, non staremmo qui a discutere. Lo avremmo definito “mostro” e gli avremmo tolto – mediaticamente parlando – la paternità, accusandolo di non essere “degno”. Punto. Senza se e senza ma. Un mostro non è un padre affidabile.

Invece, le madri sono sempre “degne”. Sono madri. Possono compiere qualsiasi azione deplorevole e noi, come società, le condanniamo per quella specifica azione. Poi, molt* pensano che di quello che succede nell’intimissima relazione con la prole,  che ce ne dovremmo lavare le mani, lasciando tutto nascosto in quell’aura dorata e misteriosa  dove il rapporto madre-figlio si nutre di vicendevole amore. Senza metterci becco. Perché  una Madre è sempre degna, intoccabile, pura, perfetta.

Ma questa è solo Retorica. E di quella ne potremmo pure fare  – finalmente –  a meno.

Suvvia.

Almeno noi femministe togliamoci di dosso la Retorica della Santificazione della Maternità.

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