Lo stato attuale delle relazioni tra India e Pakistan offre un’opportunità alla Russia per rafforzare le sue posizioni geopolitiche in Asia Meridionale.
Anzitutto, le autorità indiane credono che l’”influenza internazionale” pakistana si stia indebolendo in modo significativo a causa dell’escalation di tendenze distruttive e disintegrative interne al Paese. In questa valutazione del Pakistan, l’establishment politico indiano non sembra che stia esagerando il peso delle capacità nucleari del suo vicino. E nemmeno stia accentuando la suddetta assistenza esterna offerta al Paese su larga scala, o il boom nello sviluppo dei trasporti supportato dalla Cina, compresa la costruzione del porto strategico di Gwadar. A quanto pare, Nuova Delhi è certa che alla fine Islamabad dovrà riprendere le sue relazioni bilaterali con l’India sotto l’influenza di fattori obiettivi.
Secondariamente, l’”élite strategica” indiana non guarda all’esercito come una cruciale risorsa politica del Pakistan. Spesso, la stampa indiana riporta di tensioni nell’esercito pakistano, in particolar modo tra coloro di etnia punjabi e pashtun. I legami che uniscono certe unità militati ai talebani, minano ulteriormente la credibilità di quest’istituzione. Infine, non dovremmo dimenticarci le asserzioni pakistane sulle intenzioni indiane di “destabilizzare” la situazione nella provincia del Belucistan, da un lato, e insinuarsi in Afghanistan dopo il ritiro delle forze americane, dall’altro. Questo servirebbe a circondare il Pakistan sia da ovest sia da est, come fu il caso quando i sovietici entrarono in Afghanistan. Secondo Islamabad, la sua visione è supportata dai vigorosi investimenti in Afghanistan sostenuti dall’India, che è già diventato il più grande investitore regionale nell’economia di quest’area.
Terzo, Nuova Delhi si aspetta che il Pakistan esaurirà le sue capacità di sviluppo facendo troppo affidamento sugli aiuti esterni e sulla militarizzazione dell’economia. Il “momento della verità” incombe all’orizzonte per l’élite pakistana, che dovrà così predisporre ferme fondamenta alla sua politica socioeconomica e stabilire aree prioritarie per i suoi affari economici esterni. Le autorità indiane sono certe che la prossimità geografica dei due Paesi costituisca un argomento irrefutabile a favore di legami economici bilaterali, giacché il Primo Ministro Singh, a differenza di molti dei suoi predecessori, gode di buona reputazione tra la business community, che lo vede come un economista capace di difendere gli interessi degli imprenditori. Le associazioni-chiave di business del Paese – la Federazione delle Camere di Commercio indiane e dell’Industria e la Confederazione dell’Industria indiana – supporteranno certamente Manmohan Singh nelle sue imprese economiche indo-pakistane.
Quarto, sembra che Nuova Delhi sia giunta alla conclusione che lo scisma tra le élites civile e militare fosse inevitabile, poiché nessuno di loro è in grado minimamente di stabilizzare da sé la situazione nel Paese. Su questo sfondo, la politica “amichevole” perseguita da Manmohan Singh sembra logica: proponendo iniziative di “peacemaking” a Islamabad ed evidenziando la sua volontà di cercare compromessi, l’India lotta per estirpare la dogmatica immagine dell’”eterno nemico” dai discorsi socio-politici del Pakistan, privandolo così della possibilità di unificare il Paese attorno a sentimenti negativi (in questo caso, anti-India).
Questa politica strategica adottata dall’India verso il Pakistan continuerà molto probabilmente anche in futuro – almeno sino a quando il Governo Singh resterà al potere.
L’equazione russa
Lo stato attuale delle relazioni tra India e Pakistan offre un’opportunità alla Russia per rafforzare le sue posizioni geopolitiche in Asia Meridionale, che sta acquisendo un sempre più importante ruolo nel trasportare risorse energetiche dall’area del Golfo Persico all’Estremo Oriente. Così la Russia potrebbe estendere i suoi sforzi per combattere l’”esportazione” dell’Islam estremista radicale, dal punto di vista teoretico e delle sue implementazioni pratiche, all’Asia Centrale – una regione vitale per la Russia. Alla luce di ciò, pare che sia conveniente per la Federazione Russa incrementare le sue azioni di politica estera nell’area secondo due linee.
La prima sarebbe un dinamico ritorno all’Asia Meridionale, un ritorno parziale alla politica estera sovietica degli anni ’60 – come il summit indo-pakistano mediato da Kosygin, Premier dell’URSS, a Tashkent. La Russia darebbe anche seguito agli sforzi per influenzare le istituzioni e pratiche dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (OCS) al fine di dar vita a discussioni su tematiche di sicurezza in Asia Centrale e Meridionale. Questi temi riguardano direttamente gli interessi di Russia, India e Pakistan (in particolare, il “Corridoio Internazionale di Trasporto Nord-Sud” [ITC]). L’applicazione dei meccanismi OCS è in particolar modo importante per le relazioni tra Russia e India, poiché Nuova Delhi considera ancora la OCS come la branca istituzionale della politica estera cinese. Sussiste un piccolo dubbio se un vero e proprio impegno di India e Pakistan nella OCS sia negli interessi strategici russi.
Secondariamente, si è sostenuto che sia giunto il momento per la Russia di fronteggiare gli Stati Uniti lanciando le sue attività in Asia Meridionale. Questi passi potrebbero focalizzarsi sul riportare i legami con l’India al livello sovietico e sul “riavvicinarsi” al Pakistan. India e Pakistan possono, infatti, condividere questi fini nel perseguire i loro interessi specifici. Inoltre, la Cina sembra condividere le stesse preoccupazioni russe circa l’accresciuta attività geopolitica degli Stati Uniti in Asia Meridionale e nei suoi territori adiacenti. In particolare, Pechino guarda agli eventi in Tibet e nello Xinjiang come parte del piano strategico statunitense di “circondare” la Cina. Approfondendo la cooperazione quadrilaterale tra India, Pakistan, Cina e Russia si può limitare la diffusione di idee e pratiche potenzialmente destabilizzanti in Asia Meridionale e Centrale.
Il riavvicinamento tra Russia e Pakistan osservato negli anni scorsi riconosce a Mosca importanti benefici a lungo-termine nell’area meridionale dell’Eurasia Centrale, dovuti alla diversificazione della struttura e delle funzioni della politica estera russa verso l’Asia Meridionale, che accentuano il suo potenziale per influenzare lo sviluppo degli eventi in Medioriente. Il riavvicinamento porta con sé anche altre opportunità per esercitare “soft influence” sull’India, le cui élites al potere stanno sistematicamente implementando da 7-8 anni una politica contraria alla “linea Nehru”, per quanto riguarda le sue implicazioni di politica estera.
La Russia gode inoltre di grandi opportunità per conferire “intensità strategica” e sostenibilità alla sua posizione e alla sua politica in Asia Centrale e Meridionale alla luce di processi intrapresi in organizzazioni quali CSTO e OCS. Ciò apporterebbe una più alta efficacia geopolitica ad arterie interregionali come l’ITC Nord-Sud, che è di vitale interesse per l’India, poiché è la via più breve che collega l’India all’Asia Centrale, alla Russia e all’Europa Occidentale, con l’Iràn costantemente al centro di questa linea. Il rafforzamento dei legami tra Asia Meridionale e Centrale possono acquisire slancio se la Russia ritorna al concetto strategico che fornisce benefici reciproci ai fornitori (Russia, Iràn e svariati Stati dell’Asia Centrale) e ai consumatori (Cina, India e Pakistan) di energia. La piena partecipazione di India, Pakistan, Afghanistan e Iràn nell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai aiuterebbe la Russia a raggiungere i suoi scopi strategici in Asia Meridionale.
(Traduzione dall’inglese di Barbara Borra)