Nel consuntivo "reale" 2012 è lo stesso Ministero dell'Economia ad aver precisato che l'esborso effettivo per la finanza pubblica in interessi sul debito pubblico fu di 86,7 miliardi.
Ergo se, come tutti speriamo, nel 2013 la cifra reale degli interessi confermerà le previsioni del governo Letta, 83,9 miliardi, avremo risparmiato poco più di 2,7 miliardi sul 2012, non 5.
Come osservano sulla Voce Bella, Di Sanzo e Mauro, il rendimento nominale dei titoli di Stato è effettivamente calato da fine 2011, cioè dalle dimissioni del governo Berlusconi, fino ad arrivare ai minimi odierni, ma se si osserva il rendimento reale, cioè il risultato della differenza tra rendimento nominale e inflazione, il valore è identico a quello di fine 2011. Si guardi il grafico della Voce:
Questo è accaduto perchè il tasso di inflazione è passato dal 3,5% allo 0,5% circa, cosa che ha fatto lievitare il rendimento reale dei titoli di Stato nonostante l'abbassamento del tasso nominale e, allo stesso tempo, prospettare il rischio deflazione (diminuzione dei consumi e dei prezzi). Ma qual è la relazione con l'andamento dello spread? Gli autori affermano che la diminuzione dello spread è dovuta a una riduzione del differenziale inflazionistico tra Italia e Germania, dato che per i tedeschi i prezzi al consumo sono rimasti tutto sommato stabili mentre da noi c'è stato quella caduta mostrata sopra. Questo crollo dell'inflazione si deve alla teoria macroeconomica che afferma che per ridurre lo spread occorre un
aggiustamento della bilancia commerciale via minori importazioni dovute al raffreddamento della domanda interna e via maggiore competitività di costo che comporta maggiori esportazioni.Questo significa che bisognava ridurre il consumo interno per importare meno merci e aumentare le esportazioni attraverso una diminuzione dei costi. Il primo obiettivo è stato perfettamente raggiunto: in Italia le importazioni sono diminuite perchè i consumi sono calati, e così molte aziende sono costrette a mettere in cassa integrazione i dipendenti o a chiudere e la fascia di povertà si è conseguentemente allargata.Non so se è un risultato del quale andare fieri ma, comunque sia, lo spread si è ridotto. Come conseguenza, però, è aumentata la disoccupazione (dal 10,70% del 2012 al 12,70% del 2013), è aumentato il debito, ed è calato il PIL e anche le previsioni, ottimistiche, per il 2014 sono in ribasso. Siamo sicuri che abbiamo fatto un affare? Le conclusioni dei tre autori della Voce non sono consolanti:
Per questa via, presto avremo spread nulli e vivremo per sempre infelici e scontenti – cioè disoccupati e con aspettative strutturalmente decrescenti sul futuro tenore di vita.image credit lavoce.info