Il provvedimento contiene il servizio civile universale. Il mondo del non profit rappresenta il 4% del Pil con 5 milioni di volontari, 12 mila cooperative sociali, almeno 800 mila occupati, oltre 300 mila istituzioni attive. Ecco l’attuale situazione.
(romagnamamma.it)
La riforma del “Terzo Settore” da un anno e mezzo bloccata in Parlamento. Quale la situazione? Uscita dal consiglio dei ministri il 10 luglio 2014 (lo stesso giorno della riforma “Madia”, già approvata definitivamente dal Parlamento), lariforma del Terzo settore è da un anno e mezzo in discussione alle Camere. Sulla legge delega, che contiene, tra l’altro, il ”servizio civile universale“, il premier Matteo Renzi ha preso un impegno: “il prossimo anno dovremo averla portata a casa”. Il testo che ha avuto il via libera della Camera il 13 aprile scorso è approdato al Senato che ha iniziato a discuterlo dal 24 luglio in commissione Affari Costituzionali. Dopo un lungo esame in commissione al Senato è approdato in Aula il 17 marzo. Durante la discussione è mancato – però - per due volte il numero legale e il provvedimento tornerà in Aula il 22 marzo.
Il concetto di “terzo settore” deriva dalla considerazione dell’esistenza, nel sistema economico e sociale, di un primo settore (lo Stato) e di un secondo (il mercato). Si identifica di solito con quell’insieme di attività produttive che non rientrano né nella sfera dell’impresa capitalistica tradizionale (poiché non ricercano un profitto), né in quella delle amministrazioni pubbliche. Insomma, tutte quelle realtà che all’interno del nostro sistema socio-economico si collocano a metà tra Stato e Mercato.
Diverse per struttura organizzativa – associazioni riconosciute e non riconosciute, fondazioni, comitati – e natura giuridica – cooperative sociali, associazioni di promozione sociale, organizzazioni di volontariato, organizzazioni non governative, società di mutuo soccorso, imprese sociali e Onlus – le realtà del Terzo Settore hanno in comune alcune caratteristiche fondamentali, tra le quali l’assenza di scopo di lucro – che si traduce nell’obbligo di reinvestire gli utili nelle attività istituzionali – e la natura giuridica privata. Operano in numerosi settori: assistenza sociale, sanità, cultura, sport, cooperazione internazionale, istruzione e ricerca, ambiente, sviluppo economico e sociale, promozione e formazione religiosa, promozione del volontariato. (ANSA)