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La riforma delle Asp che fa paura alle coop. Intervista a Raffaele Zinelli sulla prossima rivoluzione del sociale

Creato il 25 settembre 2013 da Bernardrieux @pierrebarilli1

La Regione ha pubblicato recentemente due proposte di riforma delle Aziende alla persona dell’Emilia-Romagna, le aziende pubbliche che gestiscono la gran parte delle case di riposo. La prima proposta è stata avanzata dalla Giunta Errani, che ci lavora dalla fine dell’anno scorso e ha buone probabilità di arrivare presto all’approvazione. La seconda dalla minoranza di centrodestra. Entrambi i testi di legge propongono di dare più poteri ai sindaci nel controllo delle Asp. Errani vuole unificare quelle che agiscono nello stesso distretto (ad esempio, Ad Personam di Parma si dovrà fondere con la S.Mauro abate di Colorno). Il Pdl si spinge oltre e propone di dare alle Asp tutti i servizi sociali, che tanto se le Asp sono controllate dai sindaci, è inutile tenere in piedi strutture doppie dentro e fuori i municipi. Per capire meglio i profondi cambiamenti che si annunciano all’orizzonte nel settore sociale, abbiamo chiesto aiuto a Raffaele Zinelli, presidente di CartaCanta, associazione di famigliari di anziani ospiti di Ad Personam.
Quali sono le novità maggiori rispetto alla legge in vigore? Innanzitutto ci sono due presupposti, non scritti, nella proposta della Giunta regionale di cosiddetta riforma delle Asp: primo, arrivare al più presto alla fase di seconda scrematura e di estinzione delle Asp e secondo, la difficoltà della Regione nel sostenere i costi dell’accreditamento (peraltro appena iniziato) e più in particolare quelli derivanti dalla remunerazione del privato cooperativo che, dopo essersi già aggiudicato nella prima fase oltre il 60% dei servizi per anziani e disabili, non è soddisfatto dei rimborsi già concordati e ora la sta ricattando per avere ancora di più o comunque ancora più servizi sui quali spalmare i suoi costi e migliorare i suoi margini d’impresa. Questo a dimostrazione che per la Regione, e anche per noi cittadini che finanziamo con parte delle imposte regionali (circa il 25%) il Fondo Regionale per la Non Autosufficienza, l’accreditamento al privato cooperativo si sta rivelando molto più costoso del previsto. Vedo quindi nella proposta della Giunta regionale non già, come potrebbe a prima vista sembrare, la volontà di ricondurre i servizi alla persona sotto la gestione pubblica di nuove e fulgenti Asp (unificate a livello distrettuale e addirittura provinciale per una supposta “razionalizzazione e contenimento della spesa pubblica”), ma al contrario di sfoltire anche il numero delle Asp solo transitoriamente accreditate. Il tutto a vantaggio appunto del privato cooperativo che aspetta a bocca aperta che gli vengano regalati ulteriori servizi provenienti dalle Asp in estinzione o da quelle che si estingueranno a seguito della chiusura delle società miste pubblico/privato con le quali alcune di loro avevano pensato di proseguire. Tra queste soltanto l’Asp di Fidenza e poche altre mosche bianche potrebbero arrecare qualche dispiacere alla Regione internalizzando completamente i servizi e mandare così a bocca asciutta il privato cooperativo. E per le cooperative, che cosa cambierà questa legge? Beh, come ho già detto le loro sono davvero lacrime di coccodrillo e lo sono ancora di più se si legge la dichiarazione di fuoco dell’Alleanza delle Cooperative dell’Emilia-Romagna, della quale fanno parte sia Legacoop che Confcooperative, urlante allo scandalo che, leggo perché merita, “la Giunta regionale dell’Emilia-Romagna ha approvato un disegno di legge di revisione delle Asp tale da metterle nelle condizioni di assumere senza limiti né di quantità né di tempo; fosse vero, confidiamo in una correzione del testo, in assenza della quale queste aziende pubbliche potranno ampliare a piacimento e per sempre il proprio organico … È facile capire che un simile provvedimento contribuirà ad aumentare la spesa pubblica, anziché diminuirla, come nelle intenzioni di tutti … Per questo, né noi né, pensiamo, nessun altro capirà come mai si taglia la sanità perché non ci sono soldi e poi si aumenta la spesa in settori dove la molteplicità delle soluzioni e dei soggetti non profit presenti offrono senz’altro numerose possibilità di evitarlo”. Insomma, le coop hanno paura di perdere molto lavoro. Aspetti, non è ancora finita perché la Santa Alleanza delle cooperative con un sillogismo che sa di terrorismo scrive che “A ripianare i debiti contratti dalle Asp sono già oggi chiamati i Comuni e lo saranno ancor di più domani. Il risultato è prevedibile: le già sofferenti casse dei Comuni verranno così a mancare delle risorse necessarie ad assicurare i servizi, costringendo i sindaci a restringere le garanzie a favore dei cittadini. Perché più aumentano i costi dei servizi, a parità di risorse, meno servizi è possibile erogare” e quindi che“non resteranno inerti” se la Regione non rivedrà l’articolo 3 del progetto di legge nella parte dove prevede che, per le Asp si applica la normativa statale di esclusione dai divieti e dalle limitazioni di assunzione di personale. Capito? I costi elevatissimi della classe politica nazionale e regionale, i costi dei manager pubblici, dei boiardi di Stato e dei consulenti, i costi dei pensionati d’oro, dei baby-pensionati e dei politici e sindacalisti baciati dalla legge Mosca, le decine di miliardi di euro rubati ogni anno dalla corruzione pubblica, le centinaia di miliardi di euro che si volatilizzano ogni anno per l’evasione fiscale e contributiva, la crisi finanziaria importata da oltreoceano dagli economisti bocconiani e pure gli elevati margini di impresa del falso onlus privato cooperativo accreditato che munge quattrini dal Fondo Regionale per la Non Autosufficienza, ebbene tutto questo per la Santa Alleanza non ha alcun peso sulla contrazione delle risorse per il sociale perché la colpa sarebbe tutta delle Asp. Come direbbe l’avvocato Ghedini, «ma va là!». E allora diciamola tutta, con quali soldi il privato cooperativo si sta arricchendo? Non sono forse di provenienza pubblica? E quanto finora il privato cooperativo ha investito dei suoi soldi nel sociale considerata la sua scarsa capitalizzazione? Mi fermo, non voglio esagerare.  Per l’Asp di Parma, che ha non pochi problemi, una riforma così come chiesta da Errani sarebbe un aiuto o un aggravio? La nostra Asp soffre prima di tutto di colpe non sue, per l’essere sempre stata “usata” a uso e consumo del suo socio di maggioranza assoluta, il Comune di Parma e prima ancora come Iraia anche da tutti gli altri Enti territoriali. La sua gestione, finora fallimentare, è infatti dovuta a scelte fatte da Vignali e purtroppo pienamente confermate anche da Pizzarotti. A questo punto la domanda che prima di tutto ci dobbiamo porre non è quanto il progetto di legge di riforma della Giunta regionale possa essere di aiuto all’Asp ma se Pizzarotti e la sua maggioranza vogliono convintamente tornare alla internalizzazione dei servizi (cosa di cui dubito fortemente) o se vogliono invece continuare a procedere nella loro fallimentare opera di esternalizzazione (scelta più probabile) secondo l’indottrinamento di Costantino che intanto gli sta facendo pagar caro le gestione dei servizi per disabili. Purtroppo la maggioranza di Pizzarotti ha già fatto intendere che per lei il personale pubblico è sinonimo di inefficienza e quindi un peso per il suo Comune e non credo che da questa sua involuzione di pensiero voglia recedere visto che non ha esitato a rimangiarsi pubblicamente le sue linee programmatiche di mandato e dimostra di non provarne il benché minimo rimorso. In questo senso allora il progetto di riforma della Giunta regionale sembra stato scritto apposta per l’estinzione dell’ASP di Pizzarotti perché se da un lato all’articolo 3 gli ricorda, leggo ancora, che “gli Enti soci garantiscono, secondo quanto previsto negli atti statutari e convenzionali, la sostenibilità economico-finanziaria delle ASP e ne assumono la responsabilità esclusiva in caso di perdite”, dall’altro lato all’articolo 6 prevede che le nuove Unioni dei Comuni possano assumere la gestione diretta dei servizi alla persona (che li storneranno immediatamente al privato cooperativo) subentrando alle ASP in difficoltà economiche e che “gli Enti interessati, provvedono all’estinzione delle ASP, con particolare riguardo alle situazioni nelle quali queste versino in condizioni di dissesto finanziario che non ne consentano la prosecuzione delle attività”. E questo è quello che sta facendo il sindaco Pizzarotti. Ma torniamo alla riforma: per l’Asp di Parma è buona o cattiva? Se voleva conoscere il mio parere sull’utilità di questa riforma per la nostra Asp, le dico che grazie all’ambiguità con cui è stata scritta l’Asp farebbe ancora in tempo a trarne un vantaggio facendo leva su quei piccoli spunti che la riforma concede e soprattutto a partire dai semplici e al contempo straordinari contenuti in una proposta di minoranza di deleghe alle ASP. Ma per fare questo ci vuole coraggio politico e l’Asp pur essendo un “bene comune”, di tutti, appartiene in realtà al solo Comune del timorato Pizzarotti. In che tempi attendersi l’approvazione della riforma e poi la sua effettiva entrata in vigore? Per l’emanazione delle sue leggi più controverse la Regione sceglie sempre i periodi invernali o estivi in cui la politica va allegramente in vacanza e la vigilanza dei cittadini è più debole e quindi anche in questo caso il cammino della riforma sarà breve perché la proposta di legge viene dalla Giunta regionale e quindi c’è da attendersi che questa sarà approvata tra fine luglio e agosto e operativa già a partire da settembre. Il centrodestra ha presentato un testo alternativo, primo firmatario Andrea Pollastri del Pdl. Quali sono i punti forti di questa seconda proposta? Devo ammettere che questa proposta di minoranza pur venendo mio malgrado dalla cosiddetta destra ha un contenuto positivo esplosivo che gli deriva non soltanto dalla sua inequivocabile scelta a favore di un welfare pubblicistico ma soprattutto da un impianto tanto semplice che si potrebbe scolpire a mo’ di tavole dei comandamenti del sociale e quindi insegnato anche ai bambini. Ci pensi, il progetto dice in sostanza: esiste l’assistenza sanitaria e l’assistenza sociale e socio-sanitaria, la prima è articolata e svolta nei distretti sanitari ed è di competenza delle Asl, la seconda sarà svolta dalle Asp unificate a livello distrettuale alle quali verranno trasferiti con gestione diretta tutti i servizi a domanda individuale (compresi quelli finora delegati alle Asl) che li svolgeranno, senza escludere conferimenti a terzi, in nuovi distretti sociali definiti ad hoc (gli ASO, ambiti sociali ottimali) ma coincidenti con i distretti sanitari esistenti assicurando così la piena integrazione socio-sanitaria; tutti i Comuni dovranno essere rappresentati secondo la loro quota capitaria nelle Assemblee dei soci delle Asp e tutto il personale e gli uffici comunali ora dedicati ai servizi alla persona dovranno confluire nelle nuove Asp alle quale spetteranno i compiti a questi finora assegnati. Stavolta la destra sembra più di sinistra della sinistra. Ma ha qualche possibilità di essere considerata, la proposta del Pdl? “Date a Cesare quel è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”, semplice no? È chiaro che una provocazione così forte non supererà mai lo scoglio della Giunta di “sinistra” ma va anche detto che tutto il suo contenuto potrà e per noi, dovrà, essere evidenziato per fare uscire allo scoperto la “sinistra” e i sindacati che solo a parole sono per il welfare pubblico e nei fatti ne appoggiano invece la sua occupazione da parte del privato cooperativo; ma la proposta andrà comunque appoggiata e sostenuta in ogni forma e in ogni luogo per far riconoscere almeno i suoi elementi più qualificanti a partire dalla molteplicità dei servizi da affidare alle ASP fino ad arrivare al loro adeguato finanziamento da parte della Regione. Il disegno del centrodestra assomiglia molto a quanto già fatto nella Bassa con l’Asp di Fidenza. Lì le cose come vanno? A questo punto la resistenza dell’Asp di Fidenza all’esternalizzazione dei suoi servizi e il suo coraggio nel rivendicare il ruolo pubblico anche nella loro gestione rappresenta per tutti noi un progetto non soltanto da condividere e da difendere ma anche da far conoscere e da esportare in tutta la Regione. Dobbiamo fare tutto il possibile per salvare le Asp dall’invasione del privato cooperativo che come si è visto dal comunicato della loro Santa Alleanza ormai non esita neppure ad attaccare la Regione e i Comuni per gli investimenti sociali che prevedono l’assunzione di personale anche al solo scopo di garantire il raggiungimento degli obiettivi statutari delle Aziende Pubbliche di Servizi alla Persona. Ne approfitto quindi per lanciare un appello: scendiamo tutti in campo e schieriamoci tutti come garibaldini a difesa del welfare pubblico municipale!
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