Magazine Diario personale

La rinuncia, il digiuno e altre corbellerie della Fede.

Da Michele Orefice @morefice73

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Ero alle elementari quando la mia maestra mi spiegò che di venerdì non di deve mangiare carne per la nostra religione. Rimanemmo in classe tutti un po’ strani, nessuno infatti seguiva quella regola. La stessa poi ci spiegò che alcune regole alimentari imposte dalle varie religioni, vengono da motivi sanitari: secondo lei infatti la regola del venerdì , era stata istituita per limitare il consumo di carne e avere un giorni in cui non si assumono proteine. In questo modo il corpo aveva un giorno per potersi purificare.
Similmente , sempre secondo la mia maestra, facevano i mussulmani limitando la carne di maiale e alcool: nelle regioni in cui vivevano , con alte temperature, sarebbe stato dannoso appunto il consumo di queste bevande e carni. Sono cresciuto così, con queste convinzioni, senza farmi troppe domande. D’altronde quello che ti viene insegnato da bimbo rimane dentro come un dogma, senza farti domande diventa un tuo punto di partenza. Perché allora fare digiuni? Perché rinunciare alla carne? Maria a Medjugorje chiede di fare digiuni a pane ed acqua il mercoledì e il venerdì. Li chiede per portare la pace nel mondo. Vedo già la faccia storta di qualcuno che legge, la faccia incredula dell’ateo , abituato a vivere del momento prossimo , a godersi la vita, a costruirsi la vita in modo da potersela godere. Legittimo , ma i digiuni o la rinuncia hanno un altro significato. Il digiuno diventa una rinuncia , un volontario dire NO. E a che serve? Nel mondo di oggi, in cui abbiamo tutto , non siamo più abituati a rinunciare , a dire no. Questo comportamento ha una conseguenza sul nostro modo di agire, sulle nostre scelte. Noi siamo in questo mondo perche’ Dio ci ha dato la scelta, la possibilità di decidere. Ma se non rinunciamo mai a nulla, se ci teniamo tutto per noi, cose grandi e cose piccole, come possiamo decidere , quando necessario, per il bene del fratello a scapito del nostro? Il digiuno, la rinuncia diventa quindi come un allenamento , un prepararsi a scelte più drastiche e radicali. Ho pensato spesso ai martiri e mi son sempre chiesto come facevano, come mi sarei comportato al loro posto. Sono dell’opinione che loro siano arrivati a quel livello di santità con la rinuncia e il servizio quotidiani, allenandosi a dire no, a rinunciare al mondo.

La metà di quelli che hanno iniziato l’articolo ora l’avranno abbandonato dato che troppo estremo e integralista. Che senso ha fare sacrifici? Che senso ha rinunciare? Torniamo nel mondo. Ogni giorno si legge sui giornali di corrotti e corruttori. Da tanto mi chiedo: ma queste persone che sono già ricche , che hanno case, magari imprese con dipendenti…. Cosa cercano? Perché continuano a rubare? Perché non trovano una sazietà nel loro rubare? Quando hanno mangiato un milione di euro, non basta? Ne vogliono sempre di più? A che pro? Come potranno spendere tutto quel denaro? Come sono partiti a rubare, a corrompere e ad essere corrotti? Mi immagino che qualcuno ho offerto al politico di turno o al l’impiegato i soldi per il caffè. Una cifra piccola magari, la prima volta, giusto per sveltire una pratica, giusto per chiudere un occhio qui e là su qualche imperfezioni, quisquilie. E poi? Negli anni caffè sono diventati panettoni, orologi e mazzette vere e proprie.

Senza fine è la fame dell’uomo che cerca di tappare il buco che ha dentro con cose , non capendo che con le cose non ci riuscirà mai. Ci riuscirà solo con la fede e il digiuno stesso, il rinunciare. Rinunciando quindi impariamo a staccarci dal mondo, impariamo che cosa significa dovere e integrità, impariamo giorno per giorno come rinunciare alle mille tentazioni , ai mille inciampi che corromperebbero la nostra coscienza, e per chi ci crede, la nostra anima.


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