LA RIPRESA CHE NON C’E’
Nel secondo trimestre dell’anno in corso (2015) è prevista una inversione della crescita del Pil da negativo a positivo intorno allo 0,6%. Una ripresina risibile effetto soprattutto del quantitative easing che verrà immesso per i 1140 miliardi di euro e che, a detta di Draghi, si fermerà solo in vista della soglia di inflazione del 2%. La ripresa avverrà con una stimolazione puramente monetaria, e non fiscale, e sarà destinata per lo più a finanziare strutture e non sviluppo con l’unico effetto di una maggiore liquidità immessa nel mercato a fronte di una svalutazione competitiva.
Per quanto riguarda la crescita economica è a data da destinarsi, perché non si sa se deve essere minimamente competitiva, o qualcos’altro; e soprattutto perché non è permesso uno sviluppo retto da una razionalità strategica per le note interferenze Usa che non permettono alcun avvio sui paesi europei non sovrani.
L’unico effetto di tale manovra è come si è accennato una svalutazione competitiva che punta cioè ad allargare le maglie del finanziamento a vasto raggio senza essere accompagnato da una perspicace selezione sugli investimenti.
L’inerzia dell’Europa ed in particolare dell’Italia produrrà un effetto selettivo sulle unità economiche e favorirà essenzialmente l’export delle aziende internazionalizzate con il loro indotto nei territori dove queste sono più dense. Per esempio per l’Italia riguarderà il Nord e la costa adriatica e l’effetto sarà maggiore o minore in relazione all’intensità e alla durata della svalutazione competitiva.
E verso quale mondo dovrebbero crescere? Esportare in Russia risulta problematico se non impossibile, il Brasile segna il passo, la Cina perde smalto, rimangono gli Stati Uniti che possono rimanere un grande mercato per l’Italia considerando che il dollaro si è rivalutato del 18% sull’euro.
Riassumendo l’effetto complessivo sarà espansivo ma non propulsivo perché non riguarderà imprese competitive in grado di avere un insieme di caratteristiche economiche e tecniche fondamentali che consenta di raggiungere determinati obbiettivi, e lascerà sul terreno migliaia di piccole imprese industriali, artigianali e commerciali con una complicazione in più quella di una restrizione del credito che, pur di meno, continuerà.
Aumentano d’altro canto le sofferenze bancarie che arrivano alla cifra iperbolica di 181 miliardi di euro e pari al +21,1 per cento su novembre 2013. Per non parlare della disoccupazione che ormai sfiora i sette milioni di individui. Anche la stessa previsione di un aumento del Pil dello 0,6% ,per il 2015, è oltremodo ottimistica; viene diffusa nella speranza che la fiducia che alimenta da sola possa fare da stimolo alla ripresa.
GIANNI DUCHINI, febbraio 2015