La luce in fondo al tunnel non è vicina come ci si aspettava qualche mese fa: per l’edilizia il 2015 non sarà un anno di effettiva uscita dalla crisi. Almeno dal punto di vista degli investimenti pubblici: questi ultimi infatti, secondo l’ANCE, non ripartiranno nel nostro paese finché il Governo non riuscirà davvero, e non solo a parole, a frenare la spesa corrente e a stanziare e cantierare in tempi rapidi nuove opere pubbliche.
Può essere interessante in proposito rileggere le prospettive che erano state presentate dal CRESME qualche mese fa nell’articolo Crisi edilizia, la luce in fondo al tunnel: lieve crescita dopo 7 anni.
L’Associazione dei costruttori edili (ANCE) ha così tuonato la scorsa settimana nel corso della presentazione dell’Osservatorio congiunturale, in sinergia con altre associazioni di categoria. Secondo le rilevazioni effettuate la spesa per opere pubbliche è scesa quest’anno del 5,1% in valori reali rispetto al 2013, e scenderà (purtroppo) di un altro 4,3% nel 2015. Il tutto in un orizzonte che dall’inizio della crisi (2008) ad oggi ha visto la spesa complessiva nel settore dimezzarsi (-48,1%).
Proprio sulla questione delle opere pubbliche si è concentrato il fulcro della critica effettuata dai rappresentanti dei costruttori. Nonostante lo Sblocca Italia, il Decreto Casa sull’emergenza casa dello scorso marzo e la predisposizione delle unità di missione di Palazzo Chigi per rilanciare gli investimenti sulle scuole, la spesa effettiva per le opere pubbliche scenderà ancora di quasi il 10% nel corso del biennio 2014-15.
“Lo Sblocca Italia e i fondi in Stabilità non producono effetti a breve termine – afferma Paolo Buzzetti, presidente dell’Ance – come settore abbiamo chiesto un incontro a Renzi per affrontare con urgenza la crisi del settore e il crollo degli investimenti pubblici”. Insomma, la ripartenza ancora non c’è stata e le prospettive, almeno per il breve termine, non sono purtroppo positive.