Contraddittoria la nostra stagione, in qualsiasi verso la si voglia vedere: superiore alle aspettative di agosto, non all’altezza delle prospettive che, con merito, la squadra si è creata DA SOLA gara dopo gara.
Mancano sette gare al 16 maggio: vediamo tutti che lo staff tecnico sia riuscito a creare un fosso tra sé, il lavoro svolto in settimana, e la dirigenza, inclusa la proprietà. Non siamo così ingenui da credere che basti meno di uno starnuto per spazzare via Leonardo, i suoi collaboratori, e riportare gli equilibri dello spogliatoio nelle mani fidate dei soliti decennali “senatori”.
Per “sfortuna”, l’unica arma a disposizione della squadra, non è altro che quella di vincere più partite possibili. Non esiste dialettica che tenga per un allenatore: quella usata in conferenza stampa è per dar da scrivere ai giornalisti per il 90%, un' 8% è fumo per difendere ESCLUSIVAMENTE la squadra... e quest’anno abbiamo potuto ascoltare un 2% di autentica reazione d’orgoglio personale. Raro.
Leonardo è intelligente, per una semplice ragione che esula dalla sua competenza calcistica, dalla sua capacità gestionale: non è “ricattabile”. Lo è la società del Milan che è stata portata al paradosso dalla sua stessa scelta, dalla desuetudine a trattare con una “panchina pensante”, passatemi il termine.
Leonardo crede in buona parte di questo gruppo e quando iniziava a soffiare un vento tanto insensato quanto fastidioso, ha avuto capacità di isolarsi, di ritrovare attraverso applicazione e spirito la via giusta. Con i titolari a disposizione. Questa volta sarà differente: la fase offensiva passa con evidenza attraverso i piedi di Pato che mancherà chissà fino a quando. Ma sul finire della stagione, si sa, le regole tattiche vanno a farsi benedire, e subentrano altri fattori quali i colpi dei campioni -Inter-, la risolutezza -Roma-, lo spirito... che avevamo noi.
La squadra deve crederci: lo dirà Leonardo alla ripresa degli allenamenti, lo diciamo noi da qui. Non per un disperato o illusorio afflato d'insensata speranza, ma perché al fischio d'inizio il calcio dimentica ogni filosofia, ma pretende tanto corpo, muscoli e cervello, e fino ad oggi, quello che fa muovere "un undici" altro non è che la motivazione. Una squadra che prescinde da sé, dalla fiducia nella sua identità, non butterà mai una palla in porta.
Vi invito a rileggere i cosiddetti ‘5 punti di Leonardo’ (dal Corriere dello Sport-Stadio):1) Ringiovanimento. Leonardo vuole giocatori giovani, gratificati con ingaggi morigerati, che possano essere addestrati alla concentrazione e all'attenzione in campo e fuori. Lo svecchiamento non sarà semplice perché molti senatori hanno contratti in essere ancora onerosi. 2) Scelte di mercato. Il trittico brasiliano Kakà-Pato-Thiago Silva ha ampiamente dimostrato che Leonardo è un profondo conoscitore del mercato. In estate aveva indicato Dzeko e Luis Fabiano. 3) Basso profilo. A Milanello già in questa stagione era stata imposta una regola molto precisa con la maggior parte degli allenamenti previsti di mattina per evitare tentazioni notturne. Ma Leonardo pretende, giustamente, anche una maggiore morigeratezza con la mondanità ridotta alle occasioni ufficiali. 4) Piena autonomia nelle scelte tecnico-tattiche. Leonardo ha escluso anche campioni a cinque stelle [???: N.d.A.]* come Inzaghi, Gattuso, Zambrotta, Flamini, Abbiati e Seedorf. Scelte spesso controverse hanno creato un evidente malcontento che è riuscito a gestire con discreta disinvoltura. 5) Verifica di staff e strutture sanitarie. Il Milan ha perso troppi pezzi pregiati fin dal ritiro pre-campionato. Leonardo già nell'estate 2009 avrebbe gradito dei correttivi più concreti che, comunque, cercherà di ottenere prossimamente.
Recuperare qualche squalificato, certo; alcuni degli infortunati “minori”, ma proprio le insulse punzecchiature dell’ologramma del Presidente potrebbero cementare attorno all’allenatore, e quindi a sé, il gruppo. Chi sa di “essere dentro” ai ‘5 punti di Leonardo’, avrà forza per imporsi?
I calciatori sono “strani uomini”: i più sono nati, poi sono andati a scuola e hanno iniziato a giocare al N.A.G.C., poi hanno smesso di andare a scuola e...hanno continuato a giocare a calcio. Poche cose scuotono l’orgoglio di un calciatore -non sto dicendo “atleta”, quelli sono un’altra cosa-: una di queste è la possibilità di vedere “sconvolta” la propria routine professionale, scalzato il proprio valore raggiunto dopo anni di calcio (esempi ne abbiamo a bizzeffe sotto ai nostri occhi).
Sarà la risposta dei giocatori di Leonardo quindi a permetterci di terminare questa stagione in maniera positiva e non per la posizione in classifica, ma per quanto in campo la squadra sarà disposta a dare a se stessa, al Mister, ai tifosi. Al proprio futuro.
N.d.A.* : nota di Anfry.