La risposta di Claire a Trisquelle, merita un post. Claire non scrive come me, ma dovrebbe farlo. Ha più arguzia, più pathos, più grazia e intelligenza di tutti noi che scriviamo. Quindi le lascio la parola
Grazie Patrizia, perché porti all’attenzione il nostro problema e fai in modo che se ne parli.
Trisquelle, sono mie le parole di cui sopra, e ti auguro di non provare. Non so se hai mai avuto problemi psicologici, non te li auguro di certo; per qualcuno vivere è una passeggiata, per altri una via ferrata sul K2. E non per i fatti della vita che accadono, no. Per quello che ci succede dentro, per l’inferno che si scatena. Se ci vedessi quando diventiamo rosse amaranto e sudiamo freddo alla cassa del supermercato o a una riunione di famiglia, tanto ti basterebbe a capire quanto è reale il nostro disagio. Solo a vederlo dà fastidio, figurati a provarlo 365 giorni l’anno. In tutto ciò che facciamo, dobbiamo fare i conti anche con “quella”, non ci possiamo esimere. E non credere che “non ci abbiamo provato”. Proviamo tutti i giorni: Patrizia ha un negozio (posso dirlo Patry?), io insegno. Come per un aracnofobico lavorare al museo degli insetti! Noi ci proviamo costantemente, cerchiamo di capire cosa non va in noi o non è andato in passato; ci facciamo forza della nostra amicizia. Ci sforziamo di coltivare relazioni, di fare esperienze, di non rinunciare ai nostri progetti di vita, di non cedere il passo alla depressione. E non credere che tutto il tempo ci crogioliamo nel vittimismo. No, cerchiamo di vivere in modo “normale” il lavoro e la vita privata, come possiamo. E siamo brave.
Claire