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La ritirata di Russia

Creato il 13 ottobre 2012 da Albertocapece

La ritirata di RussiaL’immagine della sconfitta è quasi plastica, la si percepisce nelle enormi difficoltà della ritirata fatta burocraticamente passare come una fine missione, nell’angoscia di scegliere una via sicura: la campagna afgana è finita in un disastro per la Nato e per l’Italia che dovrà impegnare una somma enorme in questo addio alle armi. Secondo calcoli riportati da L’Espresso e basati su uno studio dello stato maggiore francese il conto per portare via uomini e mezzi arriverà sui 700 milioni . Ma si tratta solo di costi diretti, considerando anche quelli indiretti potrà salire di molto.

Per portare la democrazia a Kabul abbiamo perso molte vite e abbiamo speso fino a ora quasi cinque miliardi solo di rifinanziamento della missione, saranno sei o sei e mezzo al momento dell’addio definitivo, ma in termini reali si rischia di arrivare al doppio. Buttati dalla finestra per un’impresa delirante, per un inutile, assurdo, disumano massacro che alla fine non ha scalfito il famoso terrorismo, un feticcio buono per tutte le stagioni, ma ci ha alienato dopo l’Afganistan anche il ben più grande e potente Pakistan. La guerra, perché di questo si tratta, altro che missione di pace, sta finendo con una bruciante sconfitta visto che il vero scopo della missione,  il controllo dell’ Asia centrale e delle sue enormi riserve minerarie e petrolifere,  è ora assai più lontano di dieci anni fa.

E a dimostralo sono i problemi logistici posti dalla ritirata: è assolutamente pericoloso farla attraverso il Pakistan che in primo momento, sotto la pressione dei ricatti di Bush aveva accettato di essere ponte per la campagna afgana, ma che ora è diventato terra incognita, dove agiscono decine di gruppi terroristici e si è radicato l’odio anti occidentale. Dunque si pensa di scegliere la strada più lunga quella che attraverso le repubbliche islamiche del nord, passa per la Russia e arriva al mar Baltico, la via che del resto già da anni assicura i rifornimenti alle truppe Nato.Naturalmente Putin chiederà delle contropartite di cui ancora non sappiamo nulla, ma che saranno pesanti, se non vogliamo rischiare di perdere altri uomini.

Del resto anche il progressivo smantellamento delle basi presenta  molti pericoli visto che è già cominciata la guerra afgana per il dopo invasione e le insidie possono provenire da ogni parte, comprese quelle finora “amiche” anche se solo di facciata. Ci lasciamo dietro un numero immenso di vittime, un paese dove la democrazia che si voleva esportare è divenuta un’occasione per pochissimi e per i più qualcosa che ha a che fare con gli invasori, un governo fantoccio in mano ai signori della droga, un esercito locale destinato a vaporizzarsi in pochissimo tempo e un esigua, fallimentare quantità di aiuti reali. Insomma un avventura che sembra coniugare in sé non solo l’ombra di una violazione della Costituzione, almeno per quanto riguarda la nostra partecipazione, ma per tutti lutti enormi, sprechi di risorse preziose e una sonora sconfitta su tutti i fronti possibili.

Così i 5000 mezzi militari che dovremo trasportare per mezza Eurasia, attraverso le steppe, con trasporti  trasporti confusi e disorganizzati sarà lenta, ma non per questo renderà meno l’immagine della ritirata dopo la sconfitta. Che è anche stata una sconfitta della ragione, dell’umanità, persino dei nostri stessi interessi. E il ritorno in patria dopo questa odissea farà scoprire che non solo la democrazia non l’abbiamo esportata, ma ne abbiamo perso un bel pezzo noi.


Filed under: Senza nome Tagged: Afganistan, missione, ritiro

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