Magazine Cucina
Odio le etichette. Le etichette (non quelle cartacee) che molti "professionisti" del settore appioppano a un vino rappresentano l'elogio della superficialità e l'omologazione del prodotto-vino recintandolo in un sistema consumistico volto a soddisfare la domanda di una determinata fascia di mercato. Così facendo si "schiavizza" il vino sottoponendolo alle regole e ai gusti del mercato.
Il vino non può essere appiattito catalogandolo come un comune prodotto di consumo, perchè è una bevanda che ha una sua complessità e una storia antica come quella dell'uomo. Non è un caso che i nostri antenati Greci e Romani elevavano il vino al livello di una divinità.
E' arrivato il momento che la campagna si riprenda la sua rivincita sull'industria. Un Paese come l'Italia che ha un bagaglio enogastronomico fra i più ricchi del mondo, dovuto ad una tradizione contadina ultracentenaria, ha l'obbligo di riprendersi le campagne e di valorizzarle nel rispetto della propria storia e cultura. Ovviamente davanti a questa opportunità è inevitabile lo scontro con quel modello di sviluppo disumano che ha ipnotizzato la società italiana negli ultimi decenni abbattendo i suoi valori.
Come andrà a finire? Buona rivoluzione agricola a tutti!
Alessandro Panaroni