Una rivoluzione è un qualsiasi cambiamento radicale nelle strutture sociali. Nell’immaginario popolare, è fatta di combattimenti violenti, guerriglie e riunioni clandestine atte a contrastare un tiranno, vedi la rivoluzione Francese o i moti carbonari italiani.
Se siete fan della fantascienza come chi scrive, una rivoluzione è la costituzione di un alleanza clandestina tra membri del senato galattico con scopo far crollare il dominio del vecchio imperatore.
Assurdo ma vero: c’è, qui nel nostro paese, chi ha fatto tutte queste cose: stanno contrastando un tiranno, stanno cambiando le strutture sociali classiche, hanno costituito un alleanza sfruttando la rete (il nuovo rifugio dei ribelli di tutto il mondo). Parliamo di Patamù, un piattaforma online per la tutela del diritto d’autore. Ho avuto modo di incontrare le persone che sono dietro questo portale e l’opportunità di fargli poche, concise domande.
-
Che cosa è Patamù?
-
Patamù è una piattaforma online per la tutela istantanea dal plagio di opere d’arte e di ingegno e, nel tempo, è diventata anche una grande community! Ad oggi contiamo oltre 11 mila opere protette tra canzoni, testi, foto, racconti, ricette culinarie, tesi di laurea e molto altro. Sono, infatti, quasi 5.000 gli utenti – tra artisti, fotografi, scrittori, chef, designer, studenti (e non solo) – che hanno scelto Patamù per depositare e tutelare dal plagio la propria creatività attraverso il nostro sistema di marcatura temporale (completo di funzioni di indicizzazione e scelta di licenza di distribuzione) che ha la stessa validità legale del deposito notarile e del deposito opere inedite SIAE.
L’unica differenza è che Patamù è un servizio semplice e veloce da usare, ma soprattutto sostenibile economicamente. I nostri servizi base (che da poco includono anche il supporto agli artisti nell’auto riscossione delle royalties in occasione delle esibizioni dal vivo, nonché la consulenza legale sulle tematiche del diritto di autore) li offriamo secondo la filosofia del “fair pay”, ovvero suggeriamo agli utenti di donare una somma equa per aiutarci a migliorare i nostri servizi, ma poi sono gli utenti a decidere se e quanto donare.
-
Come nasce, quale bisogno avete avvertito andava soddisfatto?
-
Patamù nasce per rispondere al malcontento diffuso rispetto alla SIAE, che ha costruito in Italia, in regime di monopolio, un sistema che in teoria dovrebbe tutelare i diritti degli autori, ma che in realtà per la maggior parte degli iscritti implica quasi solo obblighi, spese e vincoli.
Anche Adriano, fondatore di Patamù, era un giovane compositore iscritto alla SIAE, ma gli svantaggi incontrati e la farraginosità tipica di un sistema nato 70 anni prima, oltre alla sensazione che la SIAE non stesse facendo i suoi interessi ma che lo volesse comunque iscritto per ragioni di mero guadagno economico, lo hanno portato ad iscriversi e a riflettere sulla possibilità di un’alternativa. L’idea era quella di creare un sistema pratico, veloce e sicuro per tutelare le proprie opere dal plagio, giacché quello era il motivo per cui si era iscritto alla SIAE.
Frequentando fisica aveva alcune nozioni di programmazione, e così con alcuni amici dell’università ed alcuni collaboratori esperti è nato un progetto che è cresciuto in sordina, si è diffuso con il passaparola, e poi è diventato Patamù!
-
Chi sono i realizzatori di tutto questo, i fondatori di Patamù?
-
Oltre al fondatore Adriano, Patamù è composto da un team eccezionale di collaboratori sparsi per il mondo, accomunati dalla passione per la cultura libera e la tecnologia. Lavoriamo in remoto, il nostro è un ufficio virtuale, ma i risultati del nostro lavoro di squadra sono reali, eccome!
-
E’ già uscita fuori parlando, era inevitabile. In Italia se scrivi diritto d’autore leggi un’altra parola, più corretto un acronimo: SIAE, come vi ponete nei confronti di questo Golia?
-
La SIAE è un dinosauro che ha vissuto per più di settant’anni in un ambiente iperprotetto, senza alcuna spinta o necessità di migliorarsi a causa dell’assenza di competizione dovuta al regime di monopolio.
Noi di Patamù vorremmo che venisse abolito il monopolio della SIAE e riteniamo che una sana conseguente competizione comporterebbe benefici per tutti, artisti in primis.
Per questo motivo abbiamo lanciato una petizione su change.org/aboliamomonopoliosiae per spingere il legislatore ad abolire definitivamente il monopolio SIAE, iniziativa che a nostro parere favorirebbe un vero e proprio rinascimento culturale, perché è ormai palese che la situazione monopolistica che viviamo in Italia ha avuto effetti nocivi sia sulla diffusione della cultura che sull’effettiva tutela degli artisti.
-
Siamo stati troppo politically correct, diventiamo un po’ cattivi, che ne pensate dei recenti scandali che hanno coinvolto proprio la SIAE?
-
Possiamo cavarcela con un “no comment”?
Bravi, intelligenti e estremamente corretti. Patamù.
a cura di Fabrizio Lucati