E speriamo davvero che sia l’inizio della fine di un brutto costume tutto italiano. Parlo delle ragazze raccattapalle. Per molto tempo il calcio in Italia è stato per eccellenza un fenomeno maschile. Per molto tempo il rito domenicale – quello pomeridiano – della partita di calcio è servito al maritino per scrollarsi di dosso la mogliettina e per ritrovare le gratificazioni un po’ grossolane del cameratismo maschile. Allo stadio tutto sapeva di uomo, dai protagonisti in campo a quelli sugli spalti, anche se non mancava qualche suffragetta audace. Le sole “regolari” eccezioni erano appunto le “ragazze raccattapalle”, così chiamate, fra l’altro, per permettere al pubblico di godere le delizie dei doppisensi osceni. Quelle giovani donne in tuta svolgevano il solo ruolo veramente servile previsto dal rito; e sembrava del tutto naturale che a porgere il pallone uscito dal campo di gioco al macho in pantaloncini e scarpe bullonate dovesse essere una specie di servetta di casa, per la speciale occasione in trasferta. E anche se naturalmente col tempo il rito ha progressivamente perso quasi completamente questa impronta machista, tuttavia il triste fenomeno delle “ragazze raccattapalle” è rimasto nei nostri stadi. Ma per fortuna c’è qualcuno che oggi ha detto basta. Il neo-presidente della Sampdoria Massimo Ferrero ha annunciato che d’ora in poi anche a Marassi si farà come in tutto il resto del mondo civilizzato: saranno i ragazzini delle squadre giovanili a raccattare i palloni usciti dal campo di gioco…
Scusate. Mi dicono che è il contrario. Mi dicono che pure nel nostro paese sono sempre stati i ragazzini delle squadre giovanili a svolgere il ruolo di raccattapalle negli stadi. Ma è raccapricciante! E allora speriamo davvero che si metta fine a questo brutto costume tutto italiano d’impedire alla donne di entrare nel «personale di servizio a bordo campo», per dirla con le parole di un uomo coraggioso, innovativo e al passo coi tempi, il sopramenzionato Massimo Ferrero. Lo scoppiettante Er Viperetta ha detto anche che la sua Sampdoria «vuole essere promotrice di messaggi positivi, di fair play, di sensibilità sociale e sportiva. Aprire alle “quote rosa” il prato verde di uno stadio storico come quello di Marassi è un contributo nella direzione di un sport moderno e senza pregiudizi». D’ora in poi, perciò, saranno delle ragazze maggiorenni in tutina nera aderente e berretto bianco da baseball in testa a raccattare i palloni usciti dal campo di gioco…
Dobbiamo ammetterlo: questo Er Viperetta è un cannone. Solo in una cosa sbaglia: nel parlare di “quote rosa”. Sa di vecchio. «Pink stinks» dicono da tempo nei paesi anglosassoni: il colore rosa per le donne è ormai uno stigma. Quando il presidente della Samp lo capirà, e lo capirà, sarà pronto per altri giganteschi balzi in avanti… che non osiamo neanche immaginare…
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