La rivoluzione turca parte dalle donne

Creato il 29 settembre 2010 da Madyur

Se la Turchia oggi è al centro dell’attenzione mondiale non è perché fa cose poco turche o resta un luogo esotico. Ma perché va sulla sua strada : Est o Ovest , moderna o nostalgica a seconda delle convenienze , con una leadership d’ispirazione islamica sicura di sé , determinata a forgiare una nuova identità e una nuova potenza regionale , modello di riferimento per il mondo musulmano , quello del passato imperiale ottomano , precedente la svolta laica e repubblicana di Ataturk.
Lo si è visto negli ultimi tempi nelle relazioni diplomatiche che nelle’economia, che marcia come la Cina.
La nuova Turchia fa notizia anche perché vuole puntare alle donne, sono le vere rivoluzionarie neo-ottomane.
Prima fra tutte Guler Sabanci , per Fortune quinta donna più potente del mondo , dal 2004 a capo di una holding familiare di settanta società che vanno dalle banche alle auto , dagli pneumatici al cemento , dal tessile all’energia : 58 mila dipendenti. “Credo nel potere del successo, determinato solo dai risultati. Avere successo vuol dire realizzare , fare la differenza. Come accade al mio paese”
Lei ha anche un ruolo politico , perché da sempre decisa sponsor del’entrata della Turchia nella Ue e molto in sintonia con il governo di Erdogan. Insommma la signora Guler ha in mano la bussola di un Paese in movimento , che alla faccia di un’Europa in crisi e turcoscettica può esibire quest’anno un Pil in crescita di quasi il 12%. “La nostra finanza è trasparente e incassiamo 5 anni di crescita sana e di nuova ricchezza diffusa. Ma la crisi porterà più coesione tra i Paesi europei , devi essere in difficoltà per apprezzare il tuo vicino; presto sarà più Europa ad aver bisogno della Turchia e non viceversa”.
Quello che contra , secondo Guler , è il processo di adesione alla Ue che ha costretto la Turchia a compiere grandi riforme democratiche e a concedere diritti, soprattutto alle donne.
L’import con l’Europa crolla e il sostegno dei Turchi all’adesione è passato dall’80% al 48%in un anno, le Tigri dell’Anatolia costruiscono stadi , porti, teatri a Doha, in Georgia , al Cairo, in Kazakistan . Gli investimenti in Iran sfiorano 6 miliardi di euro. Guler dice “La Turchia diventerà un hub internazionale per gas e petrolio. Ma saremo anche grandi produttori di energia , il mio gruppo conta di gestire entro il 2015 il 10% della produzione e distribuzione dell’energia nazionale”.
Il Restlyng in Turchia è stata affidata a un'altra donna , Zeynep Fadillioglu , architetta che lavora a Istanbul e a Londra. Guida uno studio composto da 14 colleghe e solo 5 uomini. Zeynep è nota per essere la prima donna a progettare una moschea , la Sakirin a Uskudar, nella parte asiatica di Istanbul.
Zeynep spiega cosa vuol dire essere una designer neo-ottomana “Nel 1923, con l’avvento della Repubblica , la Turchia ha vissuto una frattura , furono addirittura cambiati l’alfabeto e il vocabolario. Tutto quello che c’era prima è rimasto in sospeso per tanto tempo , nessuno l’ha ripescato , mettere in dubbio il modernismo voleva dire negare i valori laici. Ora è diverso , il periodo ottomano viene rielaborato in molti campi . Io sono stata tra i primi designer a utilizzare tessuti e materiali tradizionali. Nessuno mi capiva. Poi un paio di anni fa ho scoperto che quel che facevo all’estero risultava familiare e interessante ai turchi”.
Va di moda in Medio Oriente il cinema turco. Come la soap opera Gumus , dove la protagonista Songul interpreta il ruolo di una donna religiosa ma indipendente , icona di un Islam moderato e moderno.
Ipek Calislar , scrittrice , femminista dichiarata e sostenitrice delle quota rosa in Parlamento , ammette il richiamo orientale “Mi sento sempre più in famiglia in Siria e sempre meno in Germania”. La questione del velo , ultimo cavallo di battaglia di politici ed esercito , pare anacronistica anche per militanti dei diritti femminili come Lale Mansur , attrice nota per aver interpretato una prostituta lesbica con tante scene di nudo. “Ha notato che a Istanbul non ci sono handicappati per le strade?” dice “Non ci sono perché non possono muoversi , la città gli è nemica. La stessa cosa accadeva fino a poco tempo fa alle donne velate. Non uscivano perché non si sentivano accettate. Ora si sentono a loro agio. Il velo non è la sharia. La vera battaglia è portare sempre più ragazze a scuola. La nuova Turchia ha bisogno di loro”

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