Questo è un articolo a quattro zampe scritto con Mrs Quentin Tarantella.
Quante volte, nella vita, ci siamo imposti un cambiamento… o perlomeno ci abbiamo provato. Cambio lavoro, mi metto a dieta, smetto di fumare, sarò più ordinato, comincio a correre, mi iscrivo in palestra… Non è per niente facile tenere fede a questi propositi, piccoli o grandi che siano, e spesso sono destinati a fallire ancora prima di cominciare. Perché? Probabilmente perché è sbagliato l’approccio con cui li avviciniamo.
Questa riflessione è tratta da un lavoro di Prochaska e Di Clemente ideato per il trattamento psicoterapeutico di persone obese. Se faremo nostra la ruota del cambiamento ci saremo risparmiati un paio di colloqui psicologici! Lo psicologo più capace, quello che meglio può comprenderci e aiutarci, siamo noi stessi.
Veniamo al dunque. Immaginate una ruota coi suoi raggi. Immaginate che per attuare un cambiamento dobbiate entrare nella ruota, affrontare uno per uno tutti i suoi raggi e dopo un giro completo uscire nella stessa posizione ma con una differenza: il cambiamento è avvenuto con successo.
Ora leggete le fasi (i raggi) che compongono la ruota. Studiatele e meditatele una per una. Cercate di capire in che fase vi trovate e per quale cambiamento, cercate di capire la fase successiva a cui puntare per evitare di ristagnare in un inutile quanto frustrante tentativo di cambiamento in fase di stallo.
Precontemplazione
Beata ignoranza. Non sappiamo di avere un problema. Non vogliamo riconoscere di avere un problema. Generalmente la mente attua dei meccanismi di difesa perché questo avvenga (nel post sul disimpegno morale parlo di quelli “morali”), ovvero delle resistenti barriere che ci impediscono di vedere le cose come stanno. Utili, perché spesso avere un problema è più comodo che non averlo. Pensiamo ad uno studente che soffre di problemi di salute a causa dei quali non riesce a sostenere esami universitari. Non è molto più comodo avere un’ottima scusa per spostare il problema all’esterno, piuttosto che assumersi la responsabilità degli esami che falliscono?
Il primo passo verso il cambiamento è che ne sia riconosciuta la sua necessità. Se la motivazione resta estrinseca, ovvero se ci è data da altri senza che noi per primi sentiamo il bisogno di cambiare, non se ne farà niente. Pensiamo ad una donna che si mette a dieta solo su richiesta del proprio partner, che possibilità avrà di successo? Se non riconosciamo di avere un problema, non lo risolveremo mai.
Infatti il fumo non fa male: avete il fiatone dopo mezza rampa di scale, ma sarà perchè state salendo della suocera ed è tutta ansia. Tossite come il motore ingolfato di una Prinz del ‘78, ma è colpa dei mali di stagione. Il vostro sorriso non è proprio bianco e scintillante come un tempo, ma è meglio perché il beige si intona con la giacca di velluto marrone che altrimenti non sapevate con cosa abbinarla.
Contemplazione
Una volta stabilito di aver bisogno di attuare un cambiamento siamo entrati nella ruota. Non siamo ancora pronti per l’azione e forse non è ancora il caso: non conosciamo ancora abbastanza bene il problema che vogliamo risolvere e le insidie che il cambiamento nasconde. In questa fase siamo consapevoli che qualcosa della nostra vita stona, ma non sappiamo come modificarlo, in che direzione spendere le nostre energie.
Questo è un raggio della ruota del quale non possiamo fare a meno. È più importante di quel che crediamo. Se ci buttiamo nel cambiamento senza una sana e profonda contemplazione probabilmente la nostra motivazione è labile e non ci porterà lontano. Questa fase può durare anche molto tempo, basta pensare a una persona in sovrappeso che crede di non poter riuscire a dimagrire: quanto tempo può passare prima che decida di cominciare una dieta?.
Ok, il fumo fa male, ma sto per lasciare la mia ragazza magari smetto poi. Anche se… Massì, in fondo so che il fumo non fa bene, magari smetto, così la mamma la smette di sfinirmi con storie sui morti di tumore, che ho 57 anni e forse finalmente mi permette di andare a vivere da solo. Insomma! Il fumo fa male, ma riuscirò mai a smettere?
Però, il cambiamento va vissuto da protagonisti…
Determinazione e programmazione
Fantastico, abbiamo un problema. I casi sono due: o scegliamo di tenercelo e restiamo incagliati nel primo raggio della ruota o decidiamo di risolverlo e, da grandi strateghi del cambiamento, pianifichiamo la nostra tattica. Questo è il momento giusto per informarsi su internet, per chiedere informazioni e sostegno agli amici che ci sono già passati, per capire qual è il nostro personale stile di cambiamento.
Questo è il momento giusto anche per fare delle prove, per saggiare le acque. Famosa su internet è la prova dei 30 giorni, ideata da Steve Pavlina, che prevede di attuare un cambiamento per soli trenta giorni. Per farla breve, il vantaggio sta nel fatto che ci sentiremo meno oppressi all’idea che la situazione faticosa ha una fine ben precisa. Dopodiché valuteremo pro e contro del cambiamento e sceglieremo se attuarlo in via definitiva. Personalmente resto scettico nei confronti di questa strategia, ma altri ne parlano molto bene. Lascio a voi il giudizio.
Tant’è che da settimana prossima smetto, nel frattempo mi informo su internet, mi iscrivo in palestra, lascio la mia ragazza che è iscritta al club dei tabagisti convinti, pondero di tagliarmi le dita con le quali abitualmente fumo, ma non mi sembra una buona idea perché sono le stesse che uso per chattare su facebook e giocare ai videopoker, inizio a leggere un nuovo libro, compro le gomme da masticare, parlo del mio progetto agli amici. Cerco di focalizzarmi sulla fase successiva: l’azione.
Azione
Pronti, partenza, via. Il cambiamento viene concretamente messo in pratica. Questa fase costa dolore e fatica, perché ciò a cui abbiamo rinunciato potrebbe essere ancora importante. Una persona che decide di lasciare un partner con cui ha condiviso momenti importanti della propria vita, per quanti mesi ne sentirà ancora il profumo? Per quanto tempo sentirà così vuota la parte di letto che una volta era riempita con tanto volume affettivo?
Oppure, il nostro organismo non è ancora abituato alla novità: come nel caso di un provetto runner che la mattina, dopo aver corso per ben 8 minuti, si sente come se un rinoceronte gli avesse pascolato sulla schiena.
Questa è la fase in cui il cambiamento è ancora una novità: non c’è nessuna abituazione. Può durare anche molti mesi. Dipende principalmente dalla nostra elasticità mentale o fisica, ma quel che è certo è che non deve spaventarci: sarà normale sentire un senso di vuoto (come se mancasse qualcosa), sarà normale avere dei ripensamenti e sarà normale fare una dannata fatica a tenere insieme i pochi risultati che stiamo raccogliendo.
Smetto di fumare. Esco con gli amici. Mi viene voglia di fare un tiro, ma porto sempre con me un martello col quale colpirmi la lingua o le parti basse: il dolore mi fa dimenticare la voglia di fumo. Faccio pace con la mia ragazza, a lei le dita le taglio, tanto non gioca ai videopoker. In fin dei conti le rampe a due a due e senza fiatone mi fanno godere. Mi arrabbio col capo e… accendo una sigaretta. Ma la spengo senza fumarla aspirandone il fumo nell’aria con un velo di rimpianto. Una parte di me è morta, è quasi fatta.
Mantenimento
Cambiamento attuato. Ora si tratta di portarlo avanti, di consolidarlo. Attenzione, perché questa fase è tutt’altro che scontata: il rischio di inciampare è molto alto. Basta un ricordo, una sensazione, un momento di debolezza…
Durante la fase di mantenimento è bene essere molto rigidi con noi stessi. La ricaduta è dietro l’angolo e non bisogna permettere al nostro organismo di riprovare le sensazioni piacevoli di un tempo, finché queste non saranno del tutto dimenticate. “Massì, ne fumo una…” non è una buona frase da sentir dire a un ex fumatore che si trova in questa fase.
È anche per questi motivi che faccio parte di quelle persone che non credono nell’amicizia dopo una storia d’amore interrotta. Almeno non fino a che siamo certi di aver superato anche la fase di mantenimento. Ovvero dopo alcuni anni. Questa fase può portare a due esiti: la ricaduta oppure l’uscita definitiva.
Non fumo più da due anni. Non fumo, ho detto che non fumoooo. Nemmeno dopo aver fatto l’amore con Monica Bellucci: non fumo! Sto bene, così…respiro e sento di nuovo odori e profumi, anche quello di Monica Bellucci. Ogni tanto mi torna il desiderio, ma raramente e in quei casi contatto Monica Bellucci che nel frattempo si è innamorata di me perché trova irresistibili i tipi che raggiungono e mantengono i propri obiettivi.
Ricaduta
Non ce la si fa. Il vecchio comportamento ricomincia e il cambiamento è inesorabilmente fallito. Ora, l’unica possibilità è di ricominciare la ruota daccapo. Purtroppo capita spesso, e a tutti, di trovarsi in questa fase. Superato lo sconforto iniziale, non cerchiamo di non pensarci: per prima cosa dobbiamo capire quale delle fasi precedenti non è stata affrontata nel modo corretto.
Non abbiamo contemplato correttamente il problema? Non avevamo sufficiente motivazione oppure essa era esterna? Siamo certi di aver usato le giuste strategie? Il tipo di cambiamento era ben tarato su di noi? Abbiamo agito sufficientemente a lungo? Lo abbiamo fatto da protagonisti? Il mantenimento è durato abbastanza? Siamo stati abbastanza rigidi con noi stessi? E poi, di base: ci conosciamo abbastanza?
Una ricaduta non è inutile: se sapremo attribuire le giuste cause al fallimento, saremo anche capaci di evitarlo in futuro. Questa fase, più delle altre, ci insegna molto di noi stessi e del nostro funzionamento.
Ricomincio a fumare. E va beh! Colpa della suocera. Del capo. Della fidanzata. Del marito. Di Monica Bellucci, che mi ha mollato perché non sopporta i tizi che indossano giacche di velluto marrone. Però forse è anche un po’ colpa mia… Mi sento triste e demotivato, passi per Monica Bellucci, che senza le dita non è il massimo, ma alle scale a due a due ormai ci avevo preso gusto!
Uscita definitiva
È fatta! Il cambiamento è riuscito, ora non costa più fatica né dolore. Le tentazioni, se ci sono, sono poche. Possiamo goderci appieno i vantaggi offerti dal cambiamento che abbiamo attuato: libertà, salute, sicurezza e chi più ne ha più ne metta. Senza contare che un obiettivo raggiunto accresce la nostra autostima e ci favorisce nel raggiungimento dei prossimi obiettivi in un circolo virtuoso idealmente senza fine.
Facciamo attenzione a come abbiamo affrontato questa ruota del cambiamento, perché probabilmente si tratta del modo giusto per noi. Ora siamo pronti a ri-entrare nella ruota con un nuovo obiettivo.
Non fumo più, l’odore del fumo non mi fa più alcun effetto. Sto bene, senza fumo. Monica ha chiesto di tornare con me, ma ho rifiutato perché voglio dedicare la mia vita al vertical running. E mi sento bene perchè ho fatto una cosa da solo e per me stesso. Sono orgoglioso di me…
p.s. la storia del fumo delle sigarette è un’invenzione: non fumo e me ne guardo bene. Ah, anche la storia di Monica Bellucci è un’invenzione. In realtà non le ho tagliato le dita, ve ne sareste accorti.
E voi, in che fase vi trovate?