Gli ambientalisti reclusi a Murmansk hanno visto decadere l’accusa che prevedeva una pena dai 10 ai 15 anni. Dopo il ricorso dell’Olanda al tribunale per il diritto del mare, Putin ha ammorbidito la linea del Cremlino.
La nave di Greenpeace “Arctic Sunrise” (aval.com.br)
Da pirateria a teppismo, da una potenziale pena di 15 anni, ad una di sette. E’ questo quello che emerge dalle parole del portavoce del comitato investigativo, Vladimir Markin. Tuttavia è stato anche specificato che ad alcuni degli ambientalisti potrebbe essere contestata anche un’accusa più grave. Potrebbero essere incolpati anche di violenza contro pubblico ufficiale, la cui pena arriverebbe ad un massimo di 10 anni. Secondo gli inquirenti, le indagini sarebbero state ostacolate dal fatto che gli arrestati si sarebbero rifiutati di testimoniare. Ecco perché adesso vogliono vederci chiaro e verificare approfonditamente tutte le versioni. Fra queste è incluso anche il possibile sequestro della piattaforma per motivazioni di carattere economico.
Il fatto. La mattina del 18 settembre due attivisti di Greenpeace vengono fermati mentre protestano pacificamente contro le trivellazioni petrolifere sulla piattaforma Prirazlomnaya della compagnia Gazprom, la prima destinata ad estrarre petrolio dall’Artico. Il giorno successivo la Guardia costiera russa abborda illegalmente la nave Arctic Sunrise di Greenpeace International, in acque internazionali, arrestando le altre 28 persone che si trovavano a bordo. Martedì 24 settembre, la nave arriva nel porto di Murmansk. Giovedì 26 ha inizio il processo: per i 28 attivisti – tra cui l’italiano Cristian D’Alessandro – e i 2 reporter freeleance viene confermata la custodia cautelare di due mesi in attesa di ulteriori indagini. Il 02 ottobre riceviamo altri terribili aggiornamenti: la giustizia russa ha formalmente contestato l’accusa di pirateria ai 28 attivisti di Greenpeace e ai 2 reporter freelance. Rischiano 15 anni di carcere.
Sul sito di Greenpeace è stata lanciata una petizione, per chiedere al Governo russo di liberare gli attivisti e allo stesso tempo di fermare le trivelle che stanno arrecando molti danni ad un intero ecosistema, basato su equilibri molto delicati. Per dare un contributo concreto, bisogna compilare i vari campi che si trovano a questo indirizzo web di Greenpeace, inserendo i nostri dati e inviando in questo modo un’e-mail, il cui testo è già preimpostato, all’ambasciata russa in Italia.
Greenpeace International ha chiarito come l’accusa di pirateria è stata rivolta a degli individui, che hanno una coscienza. Secondo il direttore, Kumi Naidoo, tutto ciò è scandaloso e mette a repentaglio i principi della protesta pacifica. Proprio per questo, a suo parere, sarebbe assurdo attribuire agli attivisti l’accusa di pirateria: sarebbe soltanto un tentativo di intimidazione.
Raffaella Ruggiero, la madre del giovane attivista Greenpeace italiano, Cristian D’Alessandro, ha scritto una lettera al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, affinché il Capo dello Stato si adoperi per la liberazione del figlio. E’ stata attivata, in riferimento alla lettera scritta, una petizione su change.org, proprio perché Cristian possa ritornare a casa.