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«La Russia, un’opportunità che l’Italia non può permettersi di perdere». Intervista al Console Bernhard Kiem

Creato il 30 dicembre 2014 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
«La Russia, un’opportunità che l’Italia non può permettersi di perdere». Intervista al Console Bernhard Kiem

A distanza di diversi mesi dal precipitare della crisi ucraina e dal varo delle prime sanzioni economiche contro la Russia, abbiamo intervistato il Console Onorario della Federazione Russa di Bolzano, Bernhard Kiem, per sentire la sua opinione sullo stato delle tensioni politiche e delle ripercussioni economiche che continuano a caratterizzare i rapporti euro-russi.

 
Sulla crisi ucraina si è assistito in questi mesi a non poche distorsioni ed omissioni dei fatti da parte della stampa occidentale. Vuol porre l’attenzione dei nostri lettori su alcuni dei principali aspetti della crisi che, a suo parere, avrebbero meritato ben diversa ricostruzione ed attenzione mediatica?

Tutta la crisi avrebbe meritato una diversa ricostruzione ed attenzione mediatica. C’è stata una continua denuncia dell’“annessione” della Crimea, ma l’Europa sembra in realtà interessata solamente ad impedire a tutti i costi che venga rispettata la decisione democratica di un popolo. E sottolineo, non solo della popolazione russa di Crimea, ma anche dei tartari e persino degli stessi ucraini ivi residenti. Sta di fatto che in Crimea oggi c’è pace.
Analoghe distorsioni mediatiche possono rilevarsi per la questione del MH17 della Malaysia Airlines. Perché dopo diversi mesi non abbiamo ancora nessun elemento idoneo a dimostrare l’attendibilità della versione dei fatti proposta dai media occidentali, mentre invece la tesi che l’aereo sia stato abbattuto da cacciabombardieri ucraini appare decisamente la più fondata? Perché questa tragedia è sparita dai mass media?
E questi sono solo alcuni esempi. Molto altro vi sarebbe da dire: perché al popolo viene nascosto volontariamente che il governo ucraino sta bombardando da diversi mesi civili, industrie e infrastrutture in Donbass, con il pretesto di combattere il terrorismo? Perché il popolo non deve sapere che questa guerra è finanziata dall’Occidente? In Italia non veniamo informati del fatto che l’accordo di Minsk è stato disatteso dalla stessa Ucraina e che presso le milizie ucraine si afferma sempre più la componente neonazista. Il popolo europeo deve sapere che in queste terre si sta compiendo un genocidio che non ha niente a che fare con operazioni di antiterrorismo.
In sostanza l’Europa – o, meglio, la sua élite politica, e non il popolo – dimostra di credere più in un effimero governo ucraino costituitosi in queste tragiche circostanze, che non in un partner pluriennale ed affidabile come la Russia.
Noi stiamo cercando di dare informazioni alternative sul nostro portale www.russia.it da oramai quasi un anno e vediamo che c’è tantissimo interesse nel leggere informazioni diverse da quelle che danno i mass media italiani.

A distanza di alcuni mesi dalle prime sanzioni economiche comminate alla Russia in ragione della crisi ucraina, quali concreti rischi ritiene che stiano derivando per il tessuto economico-produttivo e per il settore finanziario del nostro paese?

In primis, tutto l’export di prodotti di carne, latticini, frutta e verdura verso la Russia si è fermato. Ciò crea già di per sé un danno economico molto elevato, che io stimo di ammontare pari a circa 1 miliardo di euro.
Ma purtroppo questo è solo l’inizio. Il secondo settore che comincia a soffrire è il turismo e le previsioni per questa stagione invernale nelle Alpi italiane sono molto pessimiste, quando si parla di ospiti provenienti dalla Russia o dall’Ucraina. Già l’estate scorsa è diminuita considerevolmente la presenza turistica dalla Russia, anche se ciò in parte è dovuto al maltempo che abbiamo avuto in Italia.
L’export delle aziende italiane verso la Russia è di circa 10 miliardi di euro ma la crisi in Ucraina, le sanzioni, ed infine del calo del rublo stanno creando un danno economico irreparabile per l’Italia. Ciò crea diversi problemi, e fra questi il fatto che i nostri prodotti siano ora sono troppo cari per la Russia, e le vacanze troppo care per i russi in Italia. Per queste ed altre evidenti ripercussioni economiche è evidente che l’Europa e l’Italia stanno pagando il prezzo di una politica dettata dall’esterno, dagli Stati Uniti.

Effettivamente le opportunità economiche derivanti da un consolidamento dei rapporti italo-russi sembrano essere rilevanti, e non riducibili alla sola questione dell’approvvigionamento energetico. Laddove le relazioni fra i due paesi ritrovassero una certa normalizzazione, quali potenzialità ritiene che il mercato russo potrebbe offrire ad investitori italiani?

I trascorsi vent’anni ce lo hanno mostrato. Il potenziale del mercato russo per l’Italia è rilevante; i russi sono attratti dal ‘belpaese’ ma, anche al di là di ragioni ‘emotive’, il Made in Italy è molto apprezzato in termini di qualità e design, oltre che essere di un gusto incomparabile, che rappresenta in un certo senso uno status symbol molto ricercato presso i russi.
Tuttavia per gli investitori italiani in questo momento è difficile non solo fare degli investimenti in Russia, ma anche semplicemente trovarvi un partner. I Russi in questo momento sono più chiusi nei confronti degli italiani; anche loro sentono la crisi e cercano di difendere il più possibile ciò che hanno realizzato in questi anni, invece che essere aperti a nuove soluzioni, nuovi investimenti, nuovi partenariati.
Investire nel mercato russo, ha dato delle ottime opportunità alle aziende italiane e sarà così anche dopo la normalizzazione della situazione di tensione attuale. Russi e italiani vogliono collaborare, vogliono creare nuove opportunità e stanno aspettando solo il momento giusto. Molti affari in questo momento sono solo ‘congelati’ in attesa che si sblocchi la situazione.
Ma la Russia non è ferma. I supermercati sono pieni di prodotti, che sempre di più arrivano dalla Cina, invece che dall’Italia. Dobbiamo affrettarci a normalizzare la situazione, perché potremmo anche “perdere il treno”. Provare in seguito a reinserirsi nel mercato e a sostituire altri fornitori non sarà facile, e non sempre sarà possibile.

Sembra insomma auspicabile che l’Italia possa far sentire la propria voce anche nella UE per un ripensamento della posizione assunta sulle sanzioni e, a monte, sulla crisi politica, militare ed umanitaria ucraina. Non sono mancate d’altronde, in seno alla stessa compagine comunitaria, delle prese di posizione politiche in controtendenza rispetto alla linea dura adottata sul fronte delle sanzioni. Ritiene che anche per il sistema-Europa possano valere considerazioni analoghe a quelle fatte per il nostro paese in merito ai rischi da un lato ed alle opportunità mancate dall’altro, derivanti dal logoramento dei rapporti con la Russia?

Ne sono fortemente convinto. Un indizio sono i contadini spagnoli scesi in piazza a protestare, alcune settimane fa, oppure i manager delle grosse aziende tedesche, che da tempo non condividono l’indirizzo politico preso dalla propria cancelliera. La Germania è infatti uno dei più importanti partner commerciali della Russia e anche tante merci italiane vi fanno tappa intermedia. Non avrei altro da aggiungere, se non dichiararmi esterrefatto per l’atteggiamento disfattista della UE nelle relazioni con la Russia.

Eppure, in Italia come negli altri paesi occidentali, è ancora diffusa una certa percezione, talvolta anche implicita ed inconsapevole, del ‘pericolo’ russo. Sembra temersi che un’apertura ai rapporti con la Russia possa agevolare le mire imperialistiche mai sopite di un gigante vicino che ha sempre aspirato al ruolo di grande potenza. Cosa ha da rispondere a simili timori?

In verità quando parlo con la gente non percepisco questi timori, anzi non ho trovato chi condivida la logica delle sanzioni e delle controsanzioni. Non sembra che la gente tema il “pericolo russo”, anzi la Russia viene percepita come un’importante opportunità per uscire dalla situazione economica stagnante che perdura in Italia. Un’opportunità che non possiamo permetterci di perdere.

(Giacomo Guarini)


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