Non mi trovo quasi mai d’accordo con Angelo Rossi, intervistato oggi dal quotidiano TRENTINO a proposito dello stallo manipolatorio che si sta consumando sulla presidenza FEM. Ci dividono un sacco di cose. Persino sulle femmine abbiamo idee differenti: io amo le diafane verticalità anoressiche e lui le armonie curvilinee.
Eppure, trovo che se non ci fosse, in Trentino, uno come lui bisognerebbe inventarlo. Perché conserva la dote, sempre più rara, del dialogo e la naturale inclinazione al dibattito. Anche quando il terreno è aspro.
Sono qualità che mancano, oggi e forse anche ieri, in Trentino. Dove decisioni importanti e decisive vengono adottate, rigorosamente, all’interno della trama silenziosa ed elitaria del potere costituito: in un alveo fangoso remoto dalla condivisione. Nel conclave segreto e sacralizzato della cupola istituzionale. Eredità genetico-culturale di un Trentino figliato dal Principato Vescovile; magari reinventato in chiave autonomistica.
La nomina della presidenza Fem, è una questione collettiva e pubblica. Non può, e non deve, essere appannaggio di una ristretta élite di potere, che decide a prescindere dai bisogni e dalle necessità del mondo dell’agricoltura e della scienza, ma solo per calcolo politico. E, pare, in questo caso, partitico.
Ci sono questioni, in Trentino, su cui si consuma un’emergenza democratica e partecipativa.
In queste settimane, per esempio, in Consorzio Vini si sta discutendo, e non senza tensioni, della riforma del sistema falloso e ormai naufragante della DOC Trentino. E’ un dibattito, spento e chiuso, che si consuma silenziosamente all’interno di palazzo Trautsmandorff. Come se si trattasse di un affare privato di vignaiuoli e vinificatori. Come se, invece, non fosse una questione che afferisce al profilo sistemico e sociologico di un intero territorio; una questione che coinvolge l’economia diffusa, il turismo, la ricerca, la scuola, la formazione, il paesaggio. Il futuro. E la cultura.
Eppure di questo dibattito, che si sta consumando in queste settimane come un inutile braccio di ferro fra i potentati cooperativi e le minoranze contadine, non traspare all’esterno nemmeno il fiato di una sillaba.
Non ci resta che aspettare la prossima intervista di Angelo Rossi.
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