La santificazione del Taricone

D'accordo, credo che ora in Mediaset si stia un tantino esagerando. Tutto è cominciato il giorno stesso dell'incidente. Nel pomeriggio televisivo di Canale 5 la scaletta viene "ribaltata" per celebrare una sorta di pre funerale - con tanto di filmati commemorativi già pronti - ad un ragazzo che sta ancora lottando tra la vita e la morte. Tutti stanno bene attenti a dove mettere i piedi per non pestare un verbo imperfetto ma taluni ci scivolano sopra, conduttrice D'Urso compresa, non c'è niente da fare.Quella del Taricone è la cronaca di una morte annunciata e pare andare in onda solo a Cologno Monzese, la patria natia sua e del programma che lo ha portato nelle nostre case. Poi la notizia scivola, si espande, diventa macroscopica tanto da invadere lo studio del Tg5 come un fluido molesto alla blob che fa sbarrare gli occhi al malcapitato Alberto Bilà, costretto a vederlo montare davanti a sé come panna e a dedicargli almeno un quarto d'ora ogni sera. Questo è accaduto per tre giorni. "Perché" ci si chiede? Perché se a lasciarci le penne domani - con i debiti scongiuri - fosse la qualcun altro del "Grande Fratello" se ne parlerebbe con la stessa longevità di uno spot pubblicitario mentre attorno a questo baldo giovine casertano si sta vegliando mediatica-mente da tre giorni come accadde per il Papa? La famiglia vuole il riserbo attorno alla cerimonia, ma la televisione insiste, avida nel creare un ricordo che circondi il suo reality dei sapori dell'incenso. E il caso vuole che proprio Taricone, dieci anni fa, sdoganasse a inizio millennio il prototipo del personaggio televisivo che si moltiplicherà in tutti quelli a venire, tronisti compresi. Certo, lui si è evoluto, è stato avveduto, ha fatto scelte diverse per non scomparire. Ma è difficile ricordarlo lontano dalle origini della sua comparsa se la sua scomparsa è diventata essa stessa un reality show ...
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