Magazine America
Un sabato sera come tanti altri. Serata a zonzo con un amico che mi racconta la sua settimana, qualche birra mentre osserviamo il rituale della movida di Aguascalientes composta di ragazzi e ragazzi che passeggiano contenti.
Poi si fa tardi e l'amico mi riaccompagna a casa con la sua macchina. Sono circa le due di notte.
Quando accosta, in prossimità di una casa, un ragazzino si avvicina.
“Non fermatevi qui” ci avverte: “Si stanno tirando pietre”.
L'amico non se lo fa ripetere due volte, prosegue e mi lascia ad un isolato di distanza. “La vuoi una pizza?” mi chiede. “l'abbiamo fatta al ristorante questo pomeriggio. E' alle verdure. Te la scaldi in forno”.
Accetto e scendo dalla macchina con i vestiti da sabato sera e un cartone di pizza. Saluto l'amico e sto a guardarlo mentre si allontana.
Poi mi metto in marcia in direzione di casa.
“Ehi amico”, mi dice un'ombra da una finestra protetta da un'inferriata: “Non andare da quella parte, si stanno tirando pietre.”
“Ma io vivo lì”, protesto. Do un'occhiata alla strada e noto del movimento; si tratta di un gruppo di ragazzini. Sono tanti, una forse un centinaio, divisi in due gruppi e, mentre un gruppo arretra, l'altro avanza.
Sembrano contenti, eccitati. Sento delle grida “yuuuu!”, “eeeeeeeh!” come se fossimo in un concerto o a una partita di calcio però, fra le grida, volano anche dei “Puto!”, recchione e parole di sfida che non brillano per virtuosismi di eloquenza: “Y tu que? Y tu que?”, che cazzo vuoi.
I ragazzi cercano qualcosa sull'asfalto, probabilmente le famose pietre da tirarsi.
La scena è surreale, non sento la sensazione di pericolo, non sono di fronte a due bande di narcotrafficanti che si massacrano a colpi di mitragliatrice, sono solo dei ragazzini.
Di più, sembrano i miei alunni della "Casa dell'adolescente". Potrei avvicinarmi e usare la mia autorità di maestro per farli smettere però l'angioletto sulla spalla destra suggerisce che non è una buona idea.
Tutti i vicini sono svegli, sbirciano attraverso le finestre, forse qualcuno ha chiamato anche la polizia ma dubito che verrà. Ai poliziotti non piace correre in inferiorità numerica dietro a dei giovani teppistelli più veloci di loro con l'unico risultato di essere colpiti da un sasso.
Io mi infilo nel cancello di casa, chiudo dando tutte le mandate concesse dalla serratura perché non si sa mai, metto la pizza in frigo e vado a letto. La cosa finisce lì.
Qualche settimana dopo esco con Gabriel (nome inventato), un mio ex alunno che vive nella zona e gli racconto l'accaduto.
Gabriel sorride e mi spiega perché succedono queste cose.
Occorre prima descrivere brevemente la geografia del luogo. Faccio presto. C'è un'avenida, che separa due frazionamenti poveri, Infonavid Morelos e Balcones de Ojocaliente.
Come vi avevo raccontato in questo post, la povertà in Messico non è solo scarsità di denaro bensì una visione della vita poco funzionale per raggiungere, stabilità e successo.
Gabriel mi racconta che in questi frazionamenti esistono delle pandillas. Si tratta di gruppi di adolescenti sfaccendati che passano il tempo in quello che considerano “il loro territorio”. Nel loro territorio bevono birra, fumano marijuana, ascoltano musica e ad osservano il movimento.
Una delle loro fissazioni è quella di proibire il passaggio nel territorio ai membri della pandilla avversaria, ovvero ai vicini di frazionamento.
Perché questo? Chissà, forse è una forma di dire “esistiamo”, in un sistema sociale che altrimenti li considera invisibili.
Se un ragazzo va a scuola, pratica sport, impara a suonare uno strumento può esprimere sé stesso, i suoi sentimenti e le sue ambizioni, può essere ammirato e riconosciuto.
Se lo stesso ragazzo non fa niente perché, a suo avviso, non ha i mezzi per fare niente, una maniera di esprimere se stesso, la sua rabbia e il suo valore è quella di gonfiare il petto, appoggiare la mano sul petto di uno sconosciuto e dirgli: “Qui tu non passi.”
Va detto che gli adolescenti, come dappertutto, si innamorano e in questo caso, non è realmente importante se l'amata appartiene al loro frazionamento o a quello avversario. L'amore, come sapete, tutto muove. Nella mia regione d'origine, il Veneto, c'è un detto non molto raffinato che però rende bene l'idea: “Tira di più un pelo di figa che cento carri di buoi”.
Cosa dunque era successo quella notte?
Probabilmente un ragazzino del frazionamento Infonavid Morelos aveva tentato di entrare a Balcones de Ojo Caliente per incontrarsi con la sua fidanzata ma era stato intercettato dai pandilleros e respinto in malo modo.
Ferito e risentito, il nostro Romeo era quindi tornato nel suo territorio a mobilitare i suoi amici, e così avevano fatto gli altri.
Il risultato: un centinaio di giovincelli a spaventare un quartiere, a lanciarsi sassi con le conseguenze del caso e a rafforzare ancora una volta la mentalità di povertà.