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La satira politica di trilussa

Creato il 12 marzo 2013 da Antonella Di Pietro @Antonella_Di_Pi
LA SATIRA POLITICA DI TRILUSSA
Immerso nella realtà politica del suo tempo e, tuttavia distante, Trilussa fu l'osservatore che stava alla finestra dando voce alla classe operaia mentre lui amava frequentare teatri e salotti. La libertà di pensiero, che tanto ha decantato nei suoi sonetti, era una sorta di egoismo mascherato da ribellione di concetti precostituiti che lo portarono a scegliere una vita dissoluta tra Bacco e Venere: "Se me frulla un pensiero che me scoccia,/me fermo a beve e chiedo aiuto al vino,/poi me la canto e seguito er cammino/cor destino in saccoccia". In questi versi è condensata la sua filosofia di vita che visse da gaudente fino alla fine. La sua poesia allegorica si trasforma in favola, quando si avvicina a Esopo e a La Fontaine che trattavano temi sociali facendo parlare gli animali in rima. La satira trilussiana persegue l'obiettivo di ridimensionare i fanatismi politici senza cattiveria: "Oggi che l'odio è quasi obbrigatorio, io nun odio nessuno!". E, come avviene anche ai comici satirici odierni, Trilussa seppe attingere dai momenti storici e politici più malaugurati che furono poi quelli che gli offrirono di più dandogli spunti maggiori per le sue composizioni. Il talento di Carlo Alberto Salustri, in arte Trilussa si esprimeva, oltre che nella poesia, nei disegni che, spesso, illustravano i suoi sonetti. Fu anche autore di alcuni testi di Ettore Petrolini. In un vecchia raccolta, pubblicata nel 1970 da Mondadori e riassunta in due volumi di Poesie scelte di Trilussa, abbiamo trovato, tra le pagine ingiallite, questi sonetti che sembrano scritti ieri per l'attualità dei loro contenuti.
Antonella Di Pietro©
La sincerità ne li comizzi
Er deputato, a dilla fra de noi, ar comizzio ciagnede contro voja, tanto ch'a me me disse: - Oh Dio che noja!-, Me lo disse: è verissimo, ma poi
sai come principiò? Dice: - È con gioja che vengo, o cittadini in mezzo a voi,per onorà li martiri e l'eroi,vittime der pontefice e der boja!-
E, lì, rimise fòra l'ideali, li schiavi, li tiranni, le catene,li re, li preti, l'anticlericali...
Eppoi parlò de li principî sui:e allora pianse: pianse così bene che quasi ce rideva puro lui!
(1920)

La politica
Ner modo de pensà c'è un gran divario: mi' padre è democratico cristiano,e, siccome è impiegato ar Vaticano, tutte le sere recita er rosario;
de tre fratelli, Giggi ch'er più anziano è socialista rivoluzzionario; io invece so' monarchico, ar contrario de Ludovico ch'è repubbricano.
Prima de cena liticamo spesso pe' via de 'sti principî benedetti: chi vò qua, chi vò là... Pare un congresso !
Famo l'ira de Dio ! Ma appena mamma ce dice che so' cotti li spaghetti semo tutti d'accordo ner programma.
(1915)



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