Please please please, let me get what I want - The Smiths
Si sa che i Toscani hanno la capacità tutta speciale di giocare con le parole, aggiustarle secondo le proprie necessità snaturandole per potenziarne l'eloquenza, burlandosi del loro primario significato.
Pur vivendo qui da tutta una vita, non smetto di sorprendermi ogni qualvolta mi trovo di fronte a parole che ho sempre utilizzato per definire qualcosa che originariamente invece, è tutt'altro.
Sbroscia, in casa mia così come fra amici, è qualcosa di immangiabile, brutta a vedersi e di sapore orrendo.
Generalmente riferito a pentolami di roba liquida che non daresti neanche al tuo cane.
Spesso mi capita di usare questo termine anche quando esco da ristoranti che non mi hanno resa felice, quando non voglio essere troppo cattiva.
Indagando più a fondo, ho scoperto che la stessa accezione viene utilizzata in gran parte della Toscana, proprio ad indicare minestre brodose ed insipide, mentre sul dizionario etimologico trovo la seguente definizione: "minestraccia dei poveri fatta con avanzi di tavola con brodo. Voce familiare che vale Minestra lunga o scipita oppure bibita senza sostanza".
Nella provincia di Pistoia la sbroscia è la neve sciolta o calpestata, che crea la tradizionale poltiglia ma che in questo caso, deriva dalla parola "bioscia" che ha appunto questo significato.
Quando poi mi sono trovata fra le mani un piccolo libro della Fazzi Editore dal titolo "Zuppe della Toscana" scritto da Sandra Lotti capitando sulla pagina della "Sbroscia", mi è venuto un colpo.
Del tipo che sono crollate tutte le mie convinzioni: come faccio adesso a dire ai miei "E stasera per cena... Sbroscia!"?
In ogni caso, tornando alla nostra zuppa dal nome onomatopeico, l'autrice del libro racconta che la Sbroscia sia una zuppa antica, probabilmente nata nei conventi francescani e conosciuta soprattutto in Versilia.
Non va confusa con l'omonima tradizionale zuppa di pesce del lago di Bolsena, tutt'ora di grande fama.
Quale che sia l'origine, nel territorio Versiliano è ben nota, anche se pochi ancora la preparano: gli ingredienti principali erano zucca o zucchini, accompagnati da fagioli borlotti quindi un piatto essenziale.
Lo squisito risultato finale, era dovuto ad una base aromatica molto sostenuta, che appunto "dava sapore" al poco.
Nella Sbroscia, gli ingredienti venivano buttati "a braccio", spesso consistevano in quello che offriva l'orto per cui in stagione poteva variare, e veniva lasciata cuocere sul fuoco del camino, lontano dalla fiamma e lentamente così che la zuppa si insaporisse intensamente.
Una volta pronta, non doveva essere troppo liquida ma conservare quella parte di brodo che avrebbe inzuppato degnamente il pane raffermo su cui veniva versata.
In genere pane scuro, di farine antiche ed integrali abbruscato sulla brace.
Sugli ingredienti ho voluto affidarmi allla ricetta codificata da Sandra Lotti anche se mi sono permessa di aggiungere maggiori aromi al fondo secondo l'uso toscano, che sicuramente non saranno mancati.
Il fondo, che non è un vero è proprio soffritto, è la parte fondamentale di questo piatto: va preparato con lentezza, a fiamma dolcissima ed è quello che costituirà "il cuore aromatico" del piatto.
Io ho servito la zuppa con del pane a lievitazione naturale fatto con farine di grani antichi ed acquistato presso il Mercato della Terra a Bologna: veramente stupendo.
Ingredienti per 4 persone
300 g di zucca gialla (peso della polpa)
300 g di fagioli borlotti (peso da secchi)
1 costa grande di sedano
1 carota
1 cipolla
2 spicchi d'aglio (1 lasciato in camicia)
prezzemolo
4 o 5 foglie di salvia
1 rametto di rosmarino
1 rametto di timo
olio extra vergine d'oliva Colline Lucchesi DOP
sale qb
peperoncino a piacere
Per prima cosa preparate i fagioli. Metteteli a bagno in acqua fredda ed una manciata di sale grosso per tutta la notte.
La mattina fateli cuocere in abbondante acqua fredda con 3 foglie di salvia ed uno spicchio di aglio in camicia. Avranno bisogno di c.ca 30 minuti di cottura dal momento della bollitura: ricordate di farli cuocere soltanto sobbollendo e salare solo a dieci minuti dalla fine della cottura.
Tenete da parte nel loro liquido.
Pulite la carota, il sedano, la cipolla e lo spicchio d'aglio e tritateli finemente.
Tritate anche il prezzemolo, il rosmarino, due foglioline di salvia ed il timo e mettete tutti gli odori in una casseruola dal fondo spesso a cui avrete coperto il fondo con olio extravergine.
Fate passire dolcemente, aggiungendo uno o due cucchiai d'acqua se necessario: gli odori dovranno cuocere almeno per 20 minuti. Insaporite con un pizzico di sale.
Mentre gli odori passiscono, preparate una pentola che possa contenere tutta la zuppa, possibilmente una pignatta di terracotta e riempitela a metà con acqua portandola ad ebollizione.
Riducete la zucca a pezzetti non troppo piccoli.
Quando il fondo sarà pronto, versatelo nella pignatta ed aggiungete la zucca.
Mescolate bene e fate cuocere a fiamma basa fino a quando la zucca non sarà morbida ma non sfatta.
A questo punto aggiungete i fagioli scolati dal loro liquido e fate cuocere ancora una decina di minuti per insaporire.
Aggiustate di sale.
Con una forchetta schiacciate solo una piccola parte di zucca e fagioli dentro la zuppa.
Preparate le ciotole in cui avrete deposto sul fondo una fettina di pane raffermo o abbruscato, possibilmente casereccio e senza sale.
Rifinite con generoso olio extravergine e servite caldissime.
Con questo secondo contributo, partecipo alla sfida Mtc #53 sulle Zuppe e Minestre proposta da Vittoria del blog La cucina piccolina.
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